As câmaras da memória

Diario di un(o che continua a confermarsi un) antieroe
Vortici di pensieri disordinati: un italiano che ha anche vissuto a Lisbona, ma non per fare l'er*smus
"La vita per te é solo un pretesto per scrivere a ruota libera" (simon tanner aka humpty dumpty)
"Io lavoro, eri tu quello che faceva cazzate!" (Franca)

venerdì, luglio 10, 2009

Il vento




Avevo colpevolmente nutrito inutili dubbi, prontamente smentiti, sul fatto che la Lusitania mi avrebbe regalato, in queste mie ultime ore di permanenza, delle perle delle quali non esiste assolutamente alcuna altra traccia da nessun'altra parte della terra intera.
In questi ultimi tempi, per dire, il telegiornale portoghese continua ad essere una miniera densa di filoni inesauribili di comicità involontaria: il delirio nazionalista portoghese, generato ed alimentato dalla spesa folle di novantaquattro milioni di euro da parte di un club di fútbol spagnolo per assicurarsi l'esclusività dei servizi di un tamarro di dimensioni talmente apocalittiche da imporre l'immediata genuflessione urbi et orbi di fronte alla miriade di fan degli Slayer per anni etichettata come poco adusa ai costumi civili, ché ad un superficiale confronto col madeirense è degna di regnare alla corte di Luigi XVI, mi provoca dei pruriti spaventosi; tale tamarro prende a calci un pallone (e lo prende a calci molto peggio di come lo faceva Boban, ma per non andare troppo lontano, lo prende a calci molto peggio di Lionel Messi) e picchia le donne.

I contagi per influenza dei maiali, o gripe A o H1N1 ammontano ad oggi, otto di luglio dell'anno duemilanove, a 61 annunciati dal governo (su una popolazione di dieci milioni di abitanti, occhio alle percentuali) nella sola area della capitale, e nella maggior parte dei casi si tratta di bambini al di sotto di tre anni infettati negli asili nido; il popolo insorge sdegnosamente contro le multe per divieto di sosta in un'area fabbricabile quando a lato c'è un ampio parcheggio a pagamento (ben 20 centesimi l'ora "perché non ha parcheggiato a 10 metri da qui nelle aree previste?" "Per risparmiare i soldi del parcheggio, no?") o contro un ministro macchiatosi di una colpa indelebile: ha fatto le corna ad un deputato durante una seduta parlamentare (dilettanti: il mio primo ministro le ha fatte ad un pari grado straniero in una foto ufficiale, e non è successo ieri); la mia vicina di casa, ancora stoicamente single (chi se la deve pigliare, brutta come la guerra), ubriaca al bar qui sotto alle sei del pomeriggio, giochi senza frontiere con ascolti bulgari ogni sera alle 20 sul primo canale, indiani di religione indú a difendere l'operato del vaticano e l'eccellenza della qualità di vita dell'europa meridionale, casa vuota, pc bruciato, mari mossi o poco mossi con forte vento da nordest.

L'estate mi sfugge, come mi sfugge il senso di sogni banali, banali come gli oggetti che stavano nella mia camera e che ho consegnato all'oblío, riuscendo, oltre ogni mia aspettativa - presumendo di conoscermi bene - a riempire di effetti personalissimi cinque buste di rifiuti da cinque chilogrammi ciascuna (l'ossessione per il trasloco si riverbera su ogni singolo atto che mi riguarda: sono arrivato a pesare l'orologio dei Pixies - ben 120 grammi - o a rimpiangere il fatto di non aver inserito nello stesso DVD la discografia dei Magnetic Fields con quella dei Louise Attaque risparmiando 20 grammi, perché Merrit poteva rimanerci male, oltre ad angustiare ed agonizzare la vita di quei gloriosi martiri che hanno avuto la sventura epocale di accompagnarmi in questo momento storico) senza battere ciglio, commettendo un freddo, meccanico, cieco, crudele e spietato genocidio di anime che ha del cinico, senza provare nessun rancore, senza sentire nessun rimpianto, senza pentirmi per ogni biglietto d'andata e ritorno da terre incantate, per ogni letterina scambiata con anime solitarie e vagabonde capitate per caso in un angolo seducente e lontano all'estremo ovest del vecchio continente, per ogni ticket d'ingresso ad un cinema che mandava solo film antichi in bianco e nero, per ogni scontrino di valore superiore a 20€ di Super Bock e tremosos in tascas infilate in buchi nascosti al riparo d'un sole che ha arso e che spietatamente continua ad ardere senza pause la pelle di questa città miserabile, bugiarda e sensuale; senza pietà per mostre di cultura brasiliana dai sorrisi abbozzati dietro maglie grigie, per cartoline pubblicitarie demodé, per cubi cinesi dai mille volti, come quelli di chi li ha confezionati, per messaggi dall'ironia scura e rassegnata, per squarci indimenticabili di albe rosso fuoco sul porto fluviale, con le gru che emettono suoni sordi nella notte, tonfi cupi che sembrano i pianti e i lamenti delle vedove dei mori di 1000 anni fa, e che il vento che soffia forte su questo dodicesimo freddo piano continua a trasportare senza pace fino al mio cuore: ho avuto la forza di ascoltarli ancora, ho avuto il coraggio di amarli ancora, ho avuto la passione e la tenacia per udirne ed adorarne il loro suono disperato e lacetante; è lo stesso vento che mi ha condotto fino a loro, è lo stesso vento che adesso mi porta via.

Ed è lo stesso vento che mi rimarrà dentro: come se fosse un'altra ruga su questo viso, come un'altra ombra nei miei occhi, come il silenzio desolato che mi hai insegnato e che ho capito, e al quale affido, chiudendo quest'altra porta dietro le mie spalle, cancellando quest'altra mia orma, soffocando quest'ultimo sospiro, il mio ennesimo e doloroso addio da te, Lisbona.