As câmaras da memória

Diario di un(o che continua a confermarsi un) antieroe
Vortici di pensieri disordinati: un italiano che ha anche vissuto a Lisbona, ma non per fare l'er*smus
"La vita per te é solo un pretesto per scrivere a ruota libera" (simon tanner aka humpty dumpty)
"Io lavoro, eri tu quello che faceva cazzate!" (Franca)

lunedì, novembre 21, 2005

Al volo

Per dire che Damien Jurado, delicatissimo, ha tirato fuori un album meraviglioso, che i Montgolfier Brothers non mi dicono niente, che i Millionaire (linko poiché belga) hanno fatto un album quasi metal (da evitare come la peste), che Illinois di Sufjan Stevens è meraviglioso, e rendo grazie infinite, che Ian Archer è pressocché un genio e che l'album di Bettens maschio è ridicolo.

Detto questo, aspetto notizie campali. Stà a vedere che si va via. Dopo che mi han violentato la costituzione, pure, non ho onestamente motivi per restare qui. E chi ha il coraggio della verità viene aggredito senza pietà.
Il popolo pensa ad affollare le Franzoniudienze.
O a strumentalizzare per non andare a scuola l'uccisione di Fortugno.
Io, che sono reggino, della provincia, di sinistra ho imparato che:
1) Se lotti apertamente contro la mafia nessuno ti fa nulla;
2) Che per essere ucciso dalla mafia devi esser parte della mafia e venir meno a qualcosa. Chissà come, chissà perché;
3) Che la mafia oggi, qui, non è la prospettiva di arretratezza che propinano tg, vespa, sciacalli, imberbi scolaretti coglioni col latte alla bocca;
4) Che i politici si ricordano della lotta alla mafia sotto elezioni e poi candidano candidamente (appunto) i peggiori mafiosi;
5) Che lo stato non esiste;
6) Che lo stato qua è la mafia.
Ad una hanno chiesto: 'cosa diresti al figlio di un mafioso?'. E giù, insulti allucinanti. Beh, vaglielo a dire (campa cavallo). E semmai, che colpa ne ha, lui?
Tornate a scuola, e combattete in silenzio.
O subite questa mafia, famigerata.
O andate via.

Nel frattempo dovrei smettere di fumare, se tengo anche solo un pochino alla mia salute.
Come dire cornuto al bue: solo oggi siamo a 9. Bah.

So, per certo, che i Dilaila hanno letto questa roba qua.
Grazie a questa gente magnifica.
La mia capacità di recensire non è maestosa, anzi. Prendo spesso cantonate allucinanti nel confrontare musica-voce-arrangiamento- album- bands.
Però quelle parole le sentivo. Dentro.
Solo che i più bei termini che mai possa elaborare, qualsiasi definizione
qualsiasi descrizione d'emozione
è nulla
rispetto a quello che sento, ascoltando questo meraviglioso album.
E grazie a voi, allora. Perchè val la pena vivere, per ascoltarvi.
Lottare? Senza un senso tangibile.
Però ha senso se qualcuno dice le parole che, ora, sono nel tuo cuore, e non sai come scriverle.
Appaiono così, tra l'insetto, moderna, Lucy, l'Ora del tè...

Ho recensito la discografia di un amico, Humpty Dumpty.
Senza badare al fatto che sia un amico.
Che meriterebbe una cazzo di produzione, di fronte a tanta roba che si sente in giro. Che meriterebbe attenzione, quella che dànno ai raccomandati, ai falliti, alle brutte copie degli inglesi, ai leccaculo, agli amici degli amici.
Ingiustamente.

Pubblico solo ciò che ho scritto della sua ultima fatica:
"BE NO MORE TIME
L’album di una vita. Riuscitissimo. Summa. Supera le asperità di river flows, maturità dopo to quote a bromide, attacca il cuore con determinata spietatezza. Easy Now, Beyond, Autoritratto, Exstasy. Ritornano le chitarre sognanti e quasi western alternate da una scelta elettronica meno estrema e sinceramente più gradita. La voce di Humpty Dumpty non è mai cristallizzata: Ian Curtis meets Syd Barret, scomodando due pesi massimi, fatte le dovute proporzioni. Ma è da lì che trova linfa il messinese.
Great Height è assolutamente shoegaze allo stato purissimo, I’ll stop tomorrow è l’elettronica anni ’80 figlia legittima e immediata di The Top, o degli episodi più riusciti di David Bowie.
Il pezzo forte dell’album è shangai. Bellissima, un falsetto che assume significato dopo qualche ascolto: musicalmente disperata eppure così melodica. Giro di basso eufemisticamente geniale, escursioni ancora Curtisiane ma assolutamente variegate. Come non rimanere incantati di fronte alla voce naturale del nostro?
Più aperto, accessibile, sguardo vasto: personalizzare a questo modo un suono ‘bossa’ come in the road ahead non è da tutti. Non c’è che da spellarsi le mani.
L’episodio in tono minore you seem quite, mera dimostrazione di abilità e quasi esercizio di autoerotismo non inficia la bontà della stesura finale.
La chiusura con “questa luce bianca/apre uno squarcio/in seno al vuoto/di una stanza/ch’era il mondo/e girava /intorno a me” vale da sola il prezzo del biglietto. Un sussurro di remotissimi dolori interiori. Ancora figlia degli ’80. Ancora figlia dell’electro-oscurità . Disperatissimo lamento.
Da un momento all’altro sentiremo l’urlo di Pornography.
Riassunto di un percorso pluriennale, disco della maturità.
Top ten dell’anno 2005."

Senza retorica, solo grazie, anche a te.

1 Comments:

Posta un commento

<< Home