As câmaras da memória

Diario di un(o che continua a confermarsi un) antieroe
Vortici di pensieri disordinati: un italiano che ha anche vissuto a Lisbona, ma non per fare l'er*smus
"La vita per te é solo un pretesto per scrivere a ruota libera" (simon tanner aka humpty dumpty)
"Io lavoro, eri tu quello che faceva cazzate!" (Franca)

mercoledì, novembre 09, 2005

Musica per Robot


Cosa significa innamorarsi.
Innamorarsi è sentire uno strano dolore allo stomaco, una stretta forte al cuore, un'inacapacità a pensare a qualsiasi altra cosa che non sia l'oggetto del proprio amore.
Innamorarsi così, all'improvviso, in una notte di novembre è strano. E bellissimo.

Mi sono innamorato di loro. Dei Dilaila.
Il nome non mi era nuovo: vinsero l'I-tim tour nel 1998.
Apparentemente la cosa causò più danni che benefici... Un album a metà con la BMG. E poi silenzio.
E poi.
Musica per Robot.

Paesaggi desolati, di infinita tristezza. Una voce struggente, quella di Paola, l'attimo prima quasi bambinesca, poi urlata, poi altissima e matura, sui testi di Claudio, disperati, persi in una lucida alienazione. Decadenza, stordimento sociale, inverni attesi e bramati come salvezze -coscientemente- apparenti.
Chitarre grezze e arpeggi stonati un po' post, melodie ricercate e supportate dal basso plettrato, immediatezza pop inaspettata.
E quei delay, quei reverberi, portati all'infinito, i crescendo della batteria. Tutto in un unico sentimento, in una trascinante armonia di suono.

Bellissimi, colpo di fulmine, diecimilioni di stelline, album pop dell'anno. Dieci tracce indimenticabili, che entrano dentro, parlano all'anima, ti scuotono, ti chiudono in camera a piangere.
Innamorato, a bocca aperta, disarmato.

Moderna,
come l'orizzonte grigio senza colore, senza colore

Moderna,
la ventiquattrore , degli individui schiacciati
sulle corriere,
nell'illusione sulle corriere,
nell'illusione di respirare

Moderna,
come questo freddo che non accenna a calare tra le persone

L'inverno è l'unica stagione sopravvissuta alla noia
Tra le modelle e le vetrine,
tra le modelle e le vetrine da ammirare

Moderna
come questa fretta
da cui non riesco a scappare

Vi guardo e non mi so spiegare
e non mi so più spiegare

Qual è il confine tra la ragione,
qual è il confine tra la ragione e il male

Città, quale città,
città.

7 Comments:

  • At 10 novembre, 2005 23:28, Anonymous Anonimo said…

    e sopratutto cyber punk e industrial
    lo dici ai tuoi amichetti che suonano la chitarra
    alle assemblee d'istituto.





    quello che scrivo io, nel mio post, non deve essere tutto dedicato ai baustelle. se tu avessi letto le premesse del mio blog lo sapessi, e non ti saresti "irritato" come hai fatto. sono considerati sfigati, è vero, non ho detto 'io li considero sfigati'. ho detto cio' che pensa la gente di loro.
    e a me piacciono comunque.

     
  • At 10 novembre, 2005 23:29, Anonymous Anonimo said…

    * lo sapresti - forse stava meglio.

     
  • At 10 novembre, 2005 23:30, Anonymous Anonimo said…

    anzi: te lo posto, nuovamente.
    Una canzone che adoro, in un pomeriggio d'autunno, mentre alla tv passano i Baustelle, il nome una parola tedesca libera di essere pronunciata in ogni modo.
    E' un gruppo italiano troppo spesso classificato come sfigato, mezzo alla Vibrazioni. Mentre sotto, ha una poetica che non ha nulla da invidiare alla poesia post-romantica.

    Un trionfo di luce, ombre, passioni, umori relativamente noir.


    tu dimmi che hai da irritarti.

     
  • At 10 novembre, 2005 23:44, Anonymous Anonimo said…

    Quale gente, ciccia?
    Dove lo hai letto?

    Se poi lo dicono i tuoi amichetti di cui sopra, beh, figurati quale peso specifico possano rappresentare nella storia (mia personale e in quella) della musica.

    Poi mi irrito perchè hai ascolti (qualcosa simile a me) assolutamente incompatibile con i Baustelle. Con lo stile Baustelle, col sentire Baustelle, col suonare Baustelle. Col VIVERE Baustelle.
    E perché ascolti i Cure e i Klimt insieme ad Opeth e Dream Theater.
    O gli Audioslave. Che per un vecchio fan Soundgarden sono peggio che un'offesa.

    Ancora non mi hai detto che c'entra cyber punk e industrial, comunque.
    Ma qui si parla di Dilalia.
    E dunque, se hai interesse, contattami al trenta3@tiscali.it.
    O a kiolomenia@hotmail.com.

     
  • At 17 settembre, 2006 01:34, Anonymous Anonimo said…

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