As câmaras da memória

Diario di un(o che continua a confermarsi un) antieroe
Vortici di pensieri disordinati: un italiano che ha anche vissuto a Lisbona, ma non per fare l'er*smus
"La vita per te é solo un pretesto per scrivere a ruota libera" (simon tanner aka humpty dumpty)
"Io lavoro, eri tu quello che faceva cazzate!" (Franca)

giovedì, luglio 24, 2008

Ne infilo un altro, tanto chi dorme piu'?


Ho visto Il Divo, e Paolo Sorrentino è il regista del decennio.

La figura di Giulio Andreotti disegnata e caratterizzata magistralmente dalla suprema bravura di Toni Servillo, uno dei maggiori attori italiani in attività, che clona letteralmente il Papa Nero, fino a plagiarne perfino i tremolii di voce.

I monologhi, l'ironia, l'assoluta mancanza di scrupoli e sentimenti, i sensi di colpa, l'astuzia malvagia di Giulione il dinosauro, i tic ossessivi dalla passeggiata notturna romana all'amore sconfinato per De Gasperi, al fantasma d'Aldo Moro sempre presente, spada di damocle e dardo nella coscienza, oltre alle figura di Salvo Lima, di Totó Riina, Cirino Pomicino, Arnaldo Forlani tutti così ben truccati da rensersi riconoscibili sin dalla prima inquadratura descrivono un pezzo indelebile di storia patria con arguzia e decadenza, bassezza, grigiore e squallore cui la claustrofobia di Paolo Sorrentino ormai ci ha abituati.

Questa volta gli intrecci sono di natura politica, i personaggi non sono comuni tipi umani come accadeva nelle precedenti opere, ma figure immortali della politica, e nonostante cio' la trasposizione della tracotanza su questo piano ci rivela ancora una volta una storia di umanità perversa che lascia senza fiato e con un senso di vuoto dentro incolmabile.

Primi piani intensi, cambi di scene improvvise, maschere di sentimenti eloquenti: il film dell'anno è italiano, e Sorrentino è riuscito nell'epica impresa di superare sé stesso.
Di una bellezza commovente.