As câmaras da memória

Diario di un(o che continua a confermarsi un) antieroe
Vortici di pensieri disordinati: un italiano che ha anche vissuto a Lisbona, ma non per fare l'er*smus
"La vita per te é solo un pretesto per scrivere a ruota libera" (simon tanner aka humpty dumpty)
"Io lavoro, eri tu quello che faceva cazzate!" (Franca)

sabato, luglio 19, 2008

Probabilmente io meritavo di piu'.



Io voglio scriverci, qua, ma se ho cominciato il campionato ad hattrick con le carte in regola per vincerlo e sono in zona retrocessione un motivo ci sará, ed è legato al fatto che la net, in questo momento, è solo un pallido miraggio.
Oltretutto mi trovo a Milano, mi hanno violentato l'estate, e mi sono reso conto di essere diventato un uomo per ogni volta che reprimo gli istinti omicidi che mi derivano dalla compagnia forzosa alla quale sono sottoposto giorno dopo giorno.
Conto i giorni sin dal momento dell'atterraggio.
(Questa è solo per chi conosce nomi e cose: Godano, io ti ritenevo un amico - porca puttana mai visto un tale concentrato di presunzione e ignoranza).

Pero' ho visto i Duran dal vivo e probabilmente a livello pop - gruppi storici non mi manca piu' niente. Tra l'altro li ho visti con la persona giusta.
E Simon è come se avesse ancora vent'anni.
Almeno lui.

Questo blog sdogana Mika.
Un eccellente musicista, un buon animale da palco.

Alla fine ha vinto la spagna, e m'è dispiaciuto parecchio, accidenti.

E alla fine mi sono messo in pari pure con gli ascolti.
Come se fosse stato lecito avere qualche dubbio.
Il nuovo album dei death cab for cutie non tradisce nemmeno un'attesa. Non si tratta di definizioni, di giudizi di immaginificità che di solito tributo senza pensarci troppo alle produzioni del buon Ben, senza alcun dubbio la mente musicale attiva piu' brillante nel mondo del pop. È solo una conferma, un esercizio di stile, maestoso di certo, ma con pochi slanci memorabili.
Narrow Stairs,
secondo album per major del gruppo di Ben Gibbard, è un'altra operetta da marchio di fabbrica, con le formulette melodiche tipiche del nostro, qualche distorsione, arpeggi ad accompagnare la sua voce altalenante, due-tre cantilene e la variazione distorta. Testi surreali, dolci, disperati, tristi. I Death Cab suonano sempre perfetti, precisi, combinati; ti tengono compagnia facendoti accomodare nel loro salotto pop, solo ad uno sguardo superficiale naif, nelle ritmiche a quattro quarti e nelle infinite tele di immagini mentali tipo I will possess your heart, il singolo di 8.35 minuti estremamente logorroico alla transatlanticism ma che di transatlanticism, oggettivamente, ha poco. Un semplice giro di basso che cresce e si spegne lungo una concatenazione di suoni intricati. E qualche crescendo di voce.

Poi pezzi piu' diversi, tipo No sunlight, un esercizio simpatico e veloce, l'interpretazione pop dell'indie rock da parte di Gibbard, la croocked teeth del 2008, una marcetta di 2.40 dal giro facile. O Long Division, la cugina povera di We Look Like Giants. La parte easy di Gibbard, anche lei, non tradisce mai.
Catch e Talking Bird sono pezzi che si rifanno alla tradizione "tristona" dei Death cab, incarnata questa volta senza ombra di dubbio dalla parte finale della disperatissima Pity and Fear, e mentre Grapevine Fires è piu' trascinata, Your New Twin Size Bed ci ricorda che una volta Gibbard era un tipo da cameretta e ancora qualcosa di quel tempo gli é rimasto.
Poi la chiusura con il ritornello d'ansia e nostalgia ripetuto di The Ice is Getting Thinner.

I DCFC ancora una volta trasmettono emozioni profonde, ti cullano nelle loro pareti di suoni, raccontano peculiarmente un mondo colorato e grigio, ma non aggiungono niente di nuovo a quello che già sapevamo.La piu' grande pop band in attività ritorna con un album snello e personale, curato nei particolari ma fin troppo prevedibile.In questa scena musicale sempre piu' parca di originalità e avara di personalità di sicuro è un pregio la cura e la riconferma dei pilastri di chi há inventato un mood, un sistema melodico forte e capace di imporsi, di influenzare generazioni di musicisti. E non si dica che mi aspettavo di piu'.

Peró un giorno Ben dovrá perlomeno tentare di crescere.
La novità è che questo giorno deve ancora arrivare.

...

Dovrei invece cercare parole mai dette per descrivere, per l'ennesima volta, l'incanto straordinario della piu' ispirata band shoegaze degli ultimi 10 anni. E si parla di shoegaze puro, di tradizione cocteau twins e my bloody valentine, quando si parla degli Autumn's Grey Solace, cinque album in sei anni, senza mai risultare banali o ripetitivi, consegnandoci ogni volta capolavori immensi, album intensi senza sbagliare una virgola, idee nuove ed interpretazioni originali.

Ablaze
è ovviamente un'opera malinconica, il "tappeto di suoni", l'orgia di chorus e delay di Scott Ferrel accompagnati dalla voce dolcissima, profonda ed incantevole di Erin Welton cullano e affascinano, ci accompagnano in paesaggi desolati e mondi lontanissimi.Endlessy è una delle canzoni piu' belle dell'ultimo quinquennio, Immortal Muse é un canto triste e disperato d'altro mondo, la Welton sfoggia una classe al pari della Frazer (e se scomodo la Nostra Signora non scherzo), che lascia senza parole, A Rithm That Writes addirittura richiama arie Joy Division, a Sea of Honesty è pop puro, con una chitarra sconosciuta agli AGS, la melodia di Angelspeak è qualcosa di straordinario che rapisce al primo ascolto.

Ecco qui invece chi non ha paura di sbagliare: gli Autumn's Grey Solace proprio non riescono a fare il compitino, esagerano in trucchi e sperimentazioni senza mai strafare, riuscendo a non ripetersi mai, ad innovarsi e ad innovare un genere, essendone senza dubbio i principali esponenti, adesso che hanno una discografia quantitativamente al pari di band ben meglio posizionate di loro nell'immaginario comune e che della loro classe e prolificità non hanno nemmeno un briciolo.Riescono a mantenere la loro originalità anche quando si avventurano in territori nuovi, promettono e mantengono, non stancano. Ispiratissimi, come dissi di loro nell'ormai lontano 2005.

Ripeterlo,a distanza di tutto questo tempo, non puo' che essere una nota di lode, il modo piu' semplice che ho di definire il loro continuo crescere.
Senza cadute, senza pause.
Senza paure.

...

Senza paure sono anche i miei adorati Vancouver, ma loro, davvero, meritano un post a parte.

3 Comments:

  • At 20 luglio, 2008 17:49, Anonymous Anonimo said…

    ma cosa fai a milano?? ci manca solo che sei venuto a vedere i duran duran a mantova.....! no, beh...questo mi sembra troppo!
    un giorno di questi avrò bisogno di parlarti...un bacio!

     
  • At 20 luglio, 2008 17:49, Anonymous Anonimo said…

    non mi sono firmata....ero l'angela... ;-)

     
  • At 22 luglio, 2008 15:47, Anonymous Anonimo said…

    vieni verso il centrooooo

    Nipihunter

     

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