As câmaras da memória

Diario di un(o che continua a confermarsi un) antieroe
Vortici di pensieri disordinati: un italiano che ha anche vissuto a Lisbona, ma non per fare l'er*smus
"La vita per te é solo un pretesto per scrivere a ruota libera" (simon tanner aka humpty dumpty)
"Io lavoro, eri tu quello che faceva cazzate!" (Franca)

lunedì, febbraio 06, 2006

Compostela, vita spagnola e tutto il resto.


Sempre piu' sporadicamente, mio malgrado, torno ad aggiornare il blog.
Ultime settimane molto significative. Il Portogallo continua a piacermi sempre di piu': la gente e' assolutamente piu' vicina al mio modo di essere di quanto potessi immaginare. E il confronto con il popolo spagnolo, divenuto possibile grazie alla gita fuori porta in quel di Compostela di venerdi', sabato e domenica ha rafforzato questa conclusione.
Gli spagnoli sono un popolo amabile e versatile, che ama divertirsi in continuo, che beve, si ubriaca, piscia per strada, fa casino, balla, urla, fuma erba nei locali.
E l'ospitalita' del carissimo Alberto, cui non si puo' affidare un aggettivo inferiore al superlativo piu' stratosfericamente assoluto, lascia ammaliati e senza parole. Un signore come pochi, pronto a scarrozzarci in giro in ogni caso e situazione. Ad accoglierci nel migliore dei modi con due genitori gentilissimi che ci han trattato come figli. Grazie infinito.
Pero' questo modus vivendi todo espanhol, mi risulta troppo vicino all'Italietta che con tanta gioia abbandonai qualche mese fa. Spiace sentirsi dire da Maria, ragazza molto arguta e di una intelligenza e affabilita' fuori dal comune, che ha fatto l'erasmus in terra tricolore, che siamo un popolo superficiale e maschilista, ignorante e non piu' pensante.
Che abbiamo 2000000 parole e ne usiamo 4, che viviamo le vite nelle palestre e che siamo materialisti e che ci meritiamo berlusconi: e' impressionante e sadicamente meraviglioso, doverle dare ragione.
In questo, il mio paese rimane il peggiore in assoluto da centomilacinquecentoventicinque punti di vista. E sono contento di essere lontano da li'.
Ritorno alla vita spagnola, per appuntare agli amici transpirenaici che la musica che ascoltano e' davvero pessima: funk, ska, rock '90... Allucinante...
Per il resto, la Cattedrale e' apparsa stupenda, il racconto del leggendario cammino ha lasciato senza fiato anche un agnostico come me- nulla di religioso, se vogliamo- ho mangiato e bevuto da re, ho guidato per paesaggi atlantici di rara bellezza.

Ma. Il Portogallo e' cosi' mio, dentro, da essere il centro del mio mondo, adesso: Araujo, Bruno, Daniela, Nuno, Vasco, in rigoroso ordine alfabetico, si sono dimostrati e continuano a dimostrarsi amici oltre ogni aspettativa, riuscendomi a stupire e a farmi divertire sempre, ogni giorno di piu'. E sono piu' vicino al loro modo di essere, a una serata ao bar do teatro o ad Obviamente che al giro di discoteche indiscriminato. Sara' perche' sono vecchio, e di ragazzine che ronzano in minigonna facili facili ne ho le tasche piene. Sara' perche' comincio a borbottare troppo con questa storia della musica indipendente. Sara'. Sara' che non mi aspettavo di trovare un popolo cosi' umile, discreto, silenzioso, profondo, povero ma dignitoso. Che non pensavo di potermi innamorare cosi' tanto di questa gente. Che non credevo di essere dento, dentro, cosi' vicino a loro. Amo il Portogallo in ogni sua piccola sfaccettatura adesso. E non potrei cambiarlo con niente. Non cambierei case diroccate, centri storici in pave', birre buone a volonta', auto che si fermano prima delle strisce, ragazze che parlano, escono insieme e sono serissime, gente sorridente che dice sempre 'ao', Sporting-Benfica con null'altro al mondo.
Sono silenzioso, riservato, aperto e gentile come loro. A volte un po' scorbutico.
E mi sento molto portoghese.

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