Le Cataratte
27/3/07
Ieri sera ho visto "Il Caimano".
In un istinto suicida, aggiungo, all'estero.
Prima di tutto, non mi sono spiegato il perchè la sinistra abbia criticato la sua uscita a ridosso delle elezioni.
In una prospettiva si stampo meramente documentaristico, il lungometraggio ha il suo perchè: sarebbe da mandare non nelle scuole, che i piccoli si spera quando voteranno lui sarà già morto, ma in ogni casa, come ha fatto con la sua autobiografia romanzata del cazzo.
Per non dire di quel libro sulle sue riforme che ho trovato appoggiato non vi dico dove.
Una pubblica denuncia di cui si sente il bisogno, un bel bozzetto sull'Italietta di oggi.
S'aggiunga che in questo periodo amo i crucchi, e dare del nazista a un crucco è veramente una vigliaccata suprema, da spalle al muro, da persona priva di argomenti. Che uomo di merda.
Ragionavo: sarebbe bello se ognuno di noi facesse una copia e lo mandasse in ogni famiglia della propria città - paese - quartiere.
A saperlo prima andavo al cinema col passamontagna.
Una ragione in più per non tornare, una ragione in più per tornare e lottare.
Dal punto di vista della sceneggiatura, invece, la parte comica si esaurisce nel riprendere e recitare le parole già dette dal nostro ex presidente del consiglio: la storia è approssimativa (nonostante mi si sia opposto che funziona come denuncia del sistema cinematografico italiano; denuncia fuori luogo, secondo me, visto che mi sembra che le produzioni nostrane stiano vivendo un momento di grazia, almeno rispetto agli '80, da Sorrentino in giù) e le prese in giro a tarantino ormai abusate (per non parlare della 7654839 volta che mette in un film la scena coi confronti dei guadagni dei film).
In ogni caso, la denuncia sdegnosa dello scadimento culturale tricolore, incentrato sulla rinascita e riscoperta di produttori di film tipo alvarovitaliedduiggfenech (ricordo, quando vidi alvarovitali dopo 20 anni a telekabul la sera alle 23, che mi corse un brivido lungo la schiena: avevo ragione a preoccuparmi, ma questa è un'altra stroia), il fatto che moretti faccia recitare tutti benissimo (tanto da farmi apprezzare persino quell'inutile pompatissimo facciadigomma stefanoacc*rsi nella stanza del figlio) -a cominciare da Orlando ormai favoloso, Mastrandrea, Sanguineti ma sopratutto la Trinca, e sticazzi se ha talento-, l'invenzione dei nomi ridicoli a fine "cataratte" veramente da oscar mi ha fatto apprezzare la pellicola.
Una volta tanto moretti, infine, azzecca una canzone italiana: il mitico Adamo di Lei, 1965.
Peccato che abbia scoperto, grazie a questo film, che Damien Rice abbia firmato, ahinoi, pure lui W*rner.
Ieri sera ho visto "Il Caimano".
In un istinto suicida, aggiungo, all'estero.
Prima di tutto, non mi sono spiegato il perchè la sinistra abbia criticato la sua uscita a ridosso delle elezioni.
In una prospettiva si stampo meramente documentaristico, il lungometraggio ha il suo perchè: sarebbe da mandare non nelle scuole, che i piccoli si spera quando voteranno lui sarà già morto, ma in ogni casa, come ha fatto con la sua autobiografia romanzata del cazzo.
Per non dire di quel libro sulle sue riforme che ho trovato appoggiato non vi dico dove.
Una pubblica denuncia di cui si sente il bisogno, un bel bozzetto sull'Italietta di oggi.
S'aggiunga che in questo periodo amo i crucchi, e dare del nazista a un crucco è veramente una vigliaccata suprema, da spalle al muro, da persona priva di argomenti. Che uomo di merda.
Ragionavo: sarebbe bello se ognuno di noi facesse una copia e lo mandasse in ogni famiglia della propria città - paese - quartiere.
A saperlo prima andavo al cinema col passamontagna.
Una ragione in più per non tornare, una ragione in più per tornare e lottare.
Dal punto di vista della sceneggiatura, invece, la parte comica si esaurisce nel riprendere e recitare le parole già dette dal nostro ex presidente del consiglio: la storia è approssimativa (nonostante mi si sia opposto che funziona come denuncia del sistema cinematografico italiano; denuncia fuori luogo, secondo me, visto che mi sembra che le produzioni nostrane stiano vivendo un momento di grazia, almeno rispetto agli '80, da Sorrentino in giù) e le prese in giro a tarantino ormai abusate (per non parlare della 7654839 volta che mette in un film la scena coi confronti dei guadagni dei film).
In ogni caso, la denuncia sdegnosa dello scadimento culturale tricolore, incentrato sulla rinascita e riscoperta di produttori di film tipo alvarovitaliedduiggfenech (ricordo, quando vidi alvarovitali dopo 20 anni a telekabul la sera alle 23, che mi corse un brivido lungo la schiena: avevo ragione a preoccuparmi, ma questa è un'altra stroia), il fatto che moretti faccia recitare tutti benissimo (tanto da farmi apprezzare persino quell'inutile pompatissimo facciadigomma stefanoacc*rsi nella stanza del figlio) -a cominciare da Orlando ormai favoloso, Mastrandrea, Sanguineti ma sopratutto la Trinca, e sticazzi se ha talento-, l'invenzione dei nomi ridicoli a fine "cataratte" veramente da oscar mi ha fatto apprezzare la pellicola.
Una volta tanto moretti, infine, azzecca una canzone italiana: il mitico Adamo di Lei, 1965.
Peccato che abbia scoperto, grazie a questo film, che Damien Rice abbia firmato, ahinoi, pure lui W*rner.
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