La colla
Sono passati ormai quasi quattro giorni dai concerti che ho visto, nel fine settimana appena passato, degli Editors e di Vinicio Capossela.
Sugli Editors, diró che sono rimasto profondamente deluso dagli esiti: se, musicalmente, l'altra cover band dei Joy Division (e finisce, tra l'altro, la settimana-culto dedicata a Ian Curtis) è di poco superiore agli Interpol, il piú che osannato Tom Smith a parte l'evocativo cognome e una grinta sul palco à la Steve Tyler (lasciatemelo dire: completamente fuori luogo, per il genere e la musica che produce la sua band) -saltando sul pianoforte e godente dell'urlo della folla novello freddie mercury- perde la voce al 10º minuto di gioco e non la ritrova piu'.
Nemmeno a pagare. Ed io ho pagato ben oltre il giusto.
Per il resto, concerto di sicuro divertente ed emozionante (anche se la quantità di ragazze sovrappeso presenti, oltreché orrorifica, era spevantosa) ma assolutamente deludente per molti altri versi. Poco oltre la sufficienza.
Ed è un peccato, ché la location era il pavilhão belenenses, un palazzetto dello sport ostinatamente anni '70 dall'acustica quantomeno discutibile ove si esibirono, tra gli altri, i J&MC.
Ben oltre il discreto, invece, è il voto che mi sento di dare a quel cantastorie zingaro di Vinicio Capossela, capace di far saltare e ballare pezzi di ovvia derivazione siciliana alla platea incartapecorita di un auditorio fighetto nel cuore del palazzo della maggiore banca del Portogallo.
Capossela è una carovana che gira il mondo da 41 anni, e raccoglie esperienze, racconti e suoni per poi mescolarle da genio quale è e presentarli al pubblico; e, anche se di lui non entrerà mai nulla nella mia cameretta, intrattiene molto piu' di tanti altri autori e artisti e cantori, con un livello musicale sicuramente al di sopra del normale. Rapisce i cuori e da ubriaco lercio offre uno spettacolo divertente e profondo: ce ne sarebbe da scrivere su di lui, sulle maschere siciliane da asino che indossa sul palco, sulle traduzioni dei suoi testi in portoghese distribuite all'entrata, sul minotauro che dice di essere alla fine del labirinto che si porta dentro e il laicismo che conferisce ai testi biblici, sul tizio che si porta sul palco a suonare il moog, e la folla (ignorantissima) va in delirio -gente, in sostanza, che un moog non l'ha visto mai..
Potrei farlo, ma non sarà mai il mio genere: questa citazione, quindi, vale molto di piu' di qualsiasi altro sforzo che non ho proprio voglia di fare per parlarne.
L'Italia avanza, il Portogallo pure ed entrambi annaspando.
Quel che mi preme rimarcare, giusto per questo dedico due righe, è che i pub lisboeti monopolizzati dagli albionici rimarranno vuoti durante l'estate calcistica 2008.
Meglio di cosí si muore.
E ieri sera, dopo la partita, ai loucos, ho trovato un racconto su un giornale, di uno scrittore brasiliano, Luís Fernando Veríssimo, che, per quanto stanco sopratutto psicologicamente di questa giornata che ancora una volta mi ha dimostrato quanto sono differente dal vuoto cosmico all'interno della prigione quotidiana, qui con piacere traduco a beneficio et uso et consumo dei pochissimi che mi leggono.
Basicamente a mio beneficio.
LA COLLA
L'idea di riunire la classe del liceo 25 anni dopo il diploma sembrava ottima, ma César si pentì presto di aver accettato l'invito, non appena si accorse che chi si sarebbe seduto accanto a lui, al ristorante, sarebbe stato Marçal. Sì, proprio lui, Marçal!
-Allora, vecchio!?!
-Tutto bene, e tu?
-Ah, devo sapere tutto! Sei sposato? Divorziato? Figli? Nipotini?
-Sposato, due figli.
-Grande!
E Marçal continuava a dargli pacche sulle spalle.
Di questo dettaglio César se n'era dimenticato; Marçal dava sempre pesanti pacche sulle spalle. A "Grande!" seguiva sempre una pacca sulle spalle.
E la pacca era pesante.
-E tu? - domandó César, cercando di allontanarlo.
-Due matrimoni. Due? Che dico? Tre! Ho divorziato da poco dalla mia terza moglie, e nessun figlio.
-Ma davvero?
-Pensi che me ne sia dimenticato, vero?
-Di cosa?
-Della colla che non mi prestasti.
-Colla? Io?
-Tu, tu. Non ricordi? Certo che ti ricordi, la colla che ti chiesi e che mi negasti. Per principio. Ti ricordi?
Altra pacca sulle spalle. Piu' forte.
-Non ricordo niente...
-Ti ricordi, ti ricordi. Eri il primo della classe, e non mi volesti prestare la colla per una questione di principio. E a questo ci aggiungesti una grande lezione sui princìpi. E per colpa dei tuoi princìpi, poco ci mancó che mi bocciassero all'esame; ma riuscii a diplomarmi lo stesso. Con i miei voti bassi, senza alcuna raccomandazione, senza alcun futuro dopo la fine della scuola. E iniziai a lavorare vendendo macchine, e lo sai cosa sono diventato adesso? Lo sai, eh? Lo sai?
Pacca sulle spalle, e un'altra pacca sulle spalle.
-No... Cosa?
-Milionario! Al contrario di te, che sei... Cosa sei, eh, cos'è che sei?
-Avvocato
-Avvocato, certo. Ti sei diplomato da primo della classe, e tutte le porte ti si saranno aperte come per incanto. Scommetto che sei un avvocato irreprensibile, che hai una vita irreprensibile, una moglie irreprensibile e dei figli irreprensibili. Tutto cio' che si merita un uomo con dei princìpi. Grande!
-Smettila con queste pacche sulle spalle!
-Cosa?
-Non darmi pacche sulle spalle!
-Vuoi un pezzo di salsiccia?
Il cameriere aveva appena sistemato un vassoio con della carne tra i due.
-Prima tu.
-No, no, prima tu. Chi ha dei princìpi, dá principio (fedelmente letterale, ma per fortuna si capisce e rende l'idea, n.d.t.).
-Ascolta, dimentichiamo questa vecchia storia, dai... Dopotutto sono passati 25 anni...
Maçal rimase in silenzio, guardando il suo piatto vuoto. Rifiutó la salsiccia, rifiutó il pollo. Quando fu il momento della bistecca di vitello, si rivolse a César e gli diede un'altra pacca, stavolta leggera, sul braccio. Gli disse:
-Parlami della tua famiglia. Della tua vita.
E gli confessó che aveva fatto di tutto per sedersi accanto a lui, dal primo momento che l'aveva visto arrivare. Voleva sapere tutto di lui, tutto... Ma rispettosamente, in modo innocente, senza risentimenti. I 25 anni di César erano quelli di un uomo vissuto con dei princìpi, e voleva sapere in cosa erano stati diversi dai suoi, vissuti senza alcun principio...
Sarebbe stato solo per arricchirsi dal confronto.
-Ti dispiace, César?
-No. - disse César -Solo, smettila con queste pacche sulle spalle.
di Luís Fernando Veríssimo.
da Actual - supplemento dell' Expresso - edizione del 10 novembre 2007
Edit, nota importante, dopo una conversazione illuminante con Gigio.
Io sto dalla parte di Marçal.
O meglio, io sono Marçal.
Sugli Editors, diró che sono rimasto profondamente deluso dagli esiti: se, musicalmente, l'altra cover band dei Joy Division (e finisce, tra l'altro, la settimana-culto dedicata a Ian Curtis) è di poco superiore agli Interpol, il piú che osannato Tom Smith a parte l'evocativo cognome e una grinta sul palco à la Steve Tyler (lasciatemelo dire: completamente fuori luogo, per il genere e la musica che produce la sua band) -saltando sul pianoforte e godente dell'urlo della folla novello freddie mercury- perde la voce al 10º minuto di gioco e non la ritrova piu'.
Nemmeno a pagare. Ed io ho pagato ben oltre il giusto.
Per il resto, concerto di sicuro divertente ed emozionante (anche se la quantità di ragazze sovrappeso presenti, oltreché orrorifica, era spevantosa) ma assolutamente deludente per molti altri versi. Poco oltre la sufficienza.
Ed è un peccato, ché la location era il pavilhão belenenses, un palazzetto dello sport ostinatamente anni '70 dall'acustica quantomeno discutibile ove si esibirono, tra gli altri, i J&MC.
Ben oltre il discreto, invece, è il voto che mi sento di dare a quel cantastorie zingaro di Vinicio Capossela, capace di far saltare e ballare pezzi di ovvia derivazione siciliana alla platea incartapecorita di un auditorio fighetto nel cuore del palazzo della maggiore banca del Portogallo.
Capossela è una carovana che gira il mondo da 41 anni, e raccoglie esperienze, racconti e suoni per poi mescolarle da genio quale è e presentarli al pubblico; e, anche se di lui non entrerà mai nulla nella mia cameretta, intrattiene molto piu' di tanti altri autori e artisti e cantori, con un livello musicale sicuramente al di sopra del normale. Rapisce i cuori e da ubriaco lercio offre uno spettacolo divertente e profondo: ce ne sarebbe da scrivere su di lui, sulle maschere siciliane da asino che indossa sul palco, sulle traduzioni dei suoi testi in portoghese distribuite all'entrata, sul minotauro che dice di essere alla fine del labirinto che si porta dentro e il laicismo che conferisce ai testi biblici, sul tizio che si porta sul palco a suonare il moog, e la folla (ignorantissima) va in delirio -gente, in sostanza, che un moog non l'ha visto mai..
Potrei farlo, ma non sarà mai il mio genere: questa citazione, quindi, vale molto di piu' di qualsiasi altro sforzo che non ho proprio voglia di fare per parlarne.
L'Italia avanza, il Portogallo pure ed entrambi annaspando.
Quel che mi preme rimarcare, giusto per questo dedico due righe, è che i pub lisboeti monopolizzati dagli albionici rimarranno vuoti durante l'estate calcistica 2008.
Meglio di cosí si muore.
E ieri sera, dopo la partita, ai loucos, ho trovato un racconto su un giornale, di uno scrittore brasiliano, Luís Fernando Veríssimo, che, per quanto stanco sopratutto psicologicamente di questa giornata che ancora una volta mi ha dimostrato quanto sono differente dal vuoto cosmico all'interno della prigione quotidiana, qui con piacere traduco a beneficio et uso et consumo dei pochissimi che mi leggono.
Basicamente a mio beneficio.
LA COLLA
L'idea di riunire la classe del liceo 25 anni dopo il diploma sembrava ottima, ma César si pentì presto di aver accettato l'invito, non appena si accorse che chi si sarebbe seduto accanto a lui, al ristorante, sarebbe stato Marçal. Sì, proprio lui, Marçal!
-Allora, vecchio!?!
-Tutto bene, e tu?
-Ah, devo sapere tutto! Sei sposato? Divorziato? Figli? Nipotini?
-Sposato, due figli.
-Grande!
E Marçal continuava a dargli pacche sulle spalle.
Di questo dettaglio César se n'era dimenticato; Marçal dava sempre pesanti pacche sulle spalle. A "Grande!" seguiva sempre una pacca sulle spalle.
E la pacca era pesante.
-E tu? - domandó César, cercando di allontanarlo.
-Due matrimoni. Due? Che dico? Tre! Ho divorziato da poco dalla mia terza moglie, e nessun figlio.
-Ma davvero?
-Pensi che me ne sia dimenticato, vero?
-Di cosa?
-Della colla che non mi prestasti.
-Colla? Io?
-Tu, tu. Non ricordi? Certo che ti ricordi, la colla che ti chiesi e che mi negasti. Per principio. Ti ricordi?
Altra pacca sulle spalle. Piu' forte.
-Non ricordo niente...
-Ti ricordi, ti ricordi. Eri il primo della classe, e non mi volesti prestare la colla per una questione di principio. E a questo ci aggiungesti una grande lezione sui princìpi. E per colpa dei tuoi princìpi, poco ci mancó che mi bocciassero all'esame; ma riuscii a diplomarmi lo stesso. Con i miei voti bassi, senza alcuna raccomandazione, senza alcun futuro dopo la fine della scuola. E iniziai a lavorare vendendo macchine, e lo sai cosa sono diventato adesso? Lo sai, eh? Lo sai?
Pacca sulle spalle, e un'altra pacca sulle spalle.
-No... Cosa?
-Milionario! Al contrario di te, che sei... Cosa sei, eh, cos'è che sei?
-Avvocato
-Avvocato, certo. Ti sei diplomato da primo della classe, e tutte le porte ti si saranno aperte come per incanto. Scommetto che sei un avvocato irreprensibile, che hai una vita irreprensibile, una moglie irreprensibile e dei figli irreprensibili. Tutto cio' che si merita un uomo con dei princìpi. Grande!
-Smettila con queste pacche sulle spalle!
-Cosa?
-Non darmi pacche sulle spalle!
-Vuoi un pezzo di salsiccia?
Il cameriere aveva appena sistemato un vassoio con della carne tra i due.
-Prima tu.
-No, no, prima tu. Chi ha dei princìpi, dá principio (fedelmente letterale, ma per fortuna si capisce e rende l'idea, n.d.t.).
-Ascolta, dimentichiamo questa vecchia storia, dai... Dopotutto sono passati 25 anni...
Maçal rimase in silenzio, guardando il suo piatto vuoto. Rifiutó la salsiccia, rifiutó il pollo. Quando fu il momento della bistecca di vitello, si rivolse a César e gli diede un'altra pacca, stavolta leggera, sul braccio. Gli disse:
-Parlami della tua famiglia. Della tua vita.
E gli confessó che aveva fatto di tutto per sedersi accanto a lui, dal primo momento che l'aveva visto arrivare. Voleva sapere tutto di lui, tutto... Ma rispettosamente, in modo innocente, senza risentimenti. I 25 anni di César erano quelli di un uomo vissuto con dei princìpi, e voleva sapere in cosa erano stati diversi dai suoi, vissuti senza alcun principio...
Sarebbe stato solo per arricchirsi dal confronto.
-Ti dispiace, César?
-No. - disse César -Solo, smettila con queste pacche sulle spalle.
di Luís Fernando Veríssimo.
da Actual - supplemento dell' Expresso - edizione del 10 novembre 2007
Edit, nota importante, dopo una conversazione illuminante con Gigio.
Io sto dalla parte di Marçal.
O meglio, io sono Marçal.
1 Comments:
At 29 novembre, 2007 00:42, Anonimo said…
Ciao... ti invito a partecipare alla coppa "province della calabria" alla sua prima edizione... l' ID della coppa è 80855...inizia il 18 dicembre.. se hai qualche amico calabrese coinvolgilo... ti aspetto.. a presto
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