As câmaras da memória

Diario di un(o che continua a confermarsi un) antieroe
Vortici di pensieri disordinati: un italiano che ha anche vissuto a Lisbona, ma non per fare l'er*smus
"La vita per te é solo un pretesto per scrivere a ruota libera" (simon tanner aka humpty dumpty)
"Io lavoro, eri tu quello che faceva cazzate!" (Franca)

lunedì, novembre 05, 2007

Martina

Com'è che si è arrivati a questo punto, Martina, forse non lo sapremo mai.

Ricordi, Martina, piccola com'eri, a tenere in mano quell'enorme racchettone, e tutti ti ammiravano, dea meravigliosa, prodigio dell'evoluzione umana di quella parabola di nevrosi esistenziale comunemente definita tennis.
Ancora non sapevi parlare, Martina, e tutti ti stavano già chiedendo di piu'.



Ricordi, poi, quando sei scappata via dalla tua Cecoslovacchia, tua madre ti prese per mano e ti porto' in Florida, e poi in Svizzera.
Togliendoti le bambole, togliendoti la normalità, mettendoti nella testolina che avresti dovuto sempre dimostrare, in ogni tua manifestazione, pubblica, privata e sopratutto interiore, che eri la migliore, la piu' forte, la predestinata, la prima della classe. Tutti ti chiedevano di piu'.
Volevano creare un robot, Martina.



E li hai sempre presi in giro, piccola bambolotta dal sorriso accecante.
Perché il tuo cuore non è mai riuscito ad essere di ghiaccio, dolce Martina; il tuo cuore vispo e colmo di gioia, a 16 anni vincendo Wimbledon, o il 31 di marzo del 1997 in testa alla classifica mondiale a 17 anni; il tuo cuore nero quando l'8 settembre del 2003, stanca delle Williams, stanca del tuo tennis melodioso e ridondante stroncato dalla brutalità di mostri senza senso, annunciasti di abbandonare tutto e di dedicarti solo ai cavalli; il tuo cuore bambino quando sei tornata, un anno fa, a distribuire di nuovo sorrisi e bronci attraenti a chi ti adorava; il tuo cuore spaccato il giorno del tuo 27º compleanno.



E nessuno lo ha mai capito.
Nessuno, di chi ti ha sempre chiesto troppo piu' di cio' che eri; crescendo sopra tutte e sopra tutto, da sola, con quel pensiero fisso che diceva "devi essere la migliore, devi essere la migliore"; regalando tutto a questo sport, le tue passioni, le tue paranoie, le tue paturnie, i tuoi drammi grandi e piccoli, i tuoi desideri e i tuoi piu' profondi pensieri.
Per avere in cambio solo l'invidia e la cattiveria che ti hanno riversato addosso finora, sino in fondo, senza pietà né riconoscenza.




Non so, Martina, se davvero ti sei strafatta di cocaina a Wimbledon.
Non sei una stupida; a partire da quando entri in campo, in qualsiasi gioco tu abbia mai disputato nella tua vita lo hai dimostrato; non lo sei mai stata, fino a quando ti sei fatta fotografare offrendoci la tua straripante bellezza cavalcando un momento in cui eri davvero regina.
E non ti condannerei, se ti fossi davvero strafatta. Non ti condannerei di fronte ad un mondo bacchettone e bigotto con gli occhi tappati e coperchi dorati su lerciume e merda varia.



E capisco la tua nausea, dea troppo grande e trascendente per questi quattro zotici che nei tuoi occhi non hanno mai scorto l'azzurro bagliore d'altro mondo che appariva d'improvviso quando decidevi che il gioco doveva cambiare.
Capisco il tuo sorriso spento, amaro, e la voce tremante e forte dell'annuncio del ritiro.



Capisco quante volte hai detto basta, a questo mondo ingrato. Basta all'ingiustizia di chi ti batteva solo perché aveva studiato da bruto e spaccava le porte anziché trovare le combinazioni giuste per aprirle, rivolgendosi ad esse dolcemente, parlandole una lingua fatata, decorando d'infinito l'aridità di questo mondo.



Al quale hai regalato queste gocce d'immenso che sei sempre stata.
Sentimenti profondi di allegrie lontane.
Immensità vellutate di voli di nobili falchi, incorruttibili e irraggiungibili.



Chi mai avrebbe potuto capire? Chi mai avrebbe potuto cogliere?
Chi mai avrebbe potuto avvicinarti?
Sei andata via così, senza chiederti piu' perchè, senza chiederti alcuna ragione; portandoti dietro il campetto d'erba bagnato di rugiada, una pallina spelacchiata gialla e una racchettona che non entrava nella tua manina, oggetti cui hai dato un'anima dolce che hai solo cercato di offrire.
A chi mai avrebbe potuto comprendere quanto fossero preziosi,
piccole cose semplici dense dei dolci tepori che porti dentro.



Scappa via, adesso.
Scappa via piú lontano che puoi, Martina Hingisova Molitor.
Dimentica ingiustizie e tradimenti.
Il tuo cuore ha bisogno di spezzare ogni gabbia, di volare alto.
Di essere tuo, e solo tuo.
Di non avere piu' nessuna catena che possa violare
il segreto di quell'eterno candore
che nessuno
ci ruberà mai.

10 Comments:

  • At 07 novembre, 2007 22:50, Anonymous Anonimo said…

    Sincera e struggente dichiarazione d'amore.
    Che a lei farebbe piacere.
    Il mondo della competizione (sportiva) è spietato.
    Il mondo è spietato.
    nick/nicola.

     
  • At 08 novembre, 2007 23:00, Blogger Il_Marchese said…

    Dici, Nicola?
    Martina per me ha significato tanto per molto tempo.
    È come se avessi perso una parte di me, in un momento molto particolare, tra l'altro.
    La cosa mi ha ferito.

    E il mondo è durissimo, e nessuno ti è mai realmente vicino.
    Nessuno.

    Grazie per essere passato, ricorda che qui sei sempre piu' che benvenuto.
    Ti abbraccio fortissimo.

     
  • At 09 novembre, 2007 18:02, Anonymous Anonimo said…

    Caro Antonio,
    il mio post non c'entra nulla con ciò che hai scritto sulla tua adorata Martina...non ci sei mai mancato come adesso.. so che tu sai a cosa mi riferisco e, credimi, sono, tutt'oggi, senza parole. Spero di poterti sentire presto su msn...Un caloroso abbraccio. Lucia

     
  • At 10 novembre, 2007 19:22, Blogger Il_Marchese said…

    Cara Lucia

    Se proprio vuoi saperla tutta, a me di questa storia frega proprio pochissimo.
    Ormai le mie relazioni con cio' che accade al paese sono sempre meno forti: i miei interessi sono diversi, le persone che attraversano la mia vita sono diverse, il mio quotidiano è diverso.
    Piu' interessante, probabilmente.

    Io non nutro rancori contro nessuno, e, anche se le date e la location del nido sembrano riferirsi in qualche modo alla mia persona, mi impongo di credere che tutto questo sia casuale.
    E se anche non lo fosse, la figura della persona triste non sono io a farla, bensí chi vive con i miei fantasmi a molti mesi e anni di distanza.

    Gli auguro sinceramente di avere un quarto della mia felicità attuale, che sarebbe abbastanza già per una serena convivenza.

    Infine, io so che gli ex di solito si invitano ai matrimoni...
    Bisgonerebbe avere stile anche nei momenti peggiori, dice Collini... Ma lo stile non si impara.

    Baci a tutti e speriamo che sia maschio.

     
  • At 10 novembre, 2007 21:52, Anonymous Anonimo said…

    Mille lacrime.

    gigi/lox

     
  • At 11 novembre, 2007 07:37, Blogger Il_Marchese said…

    Mille, e molte piu'.

     
  • At 15 novembre, 2007 14:32, Anonymous Anonimo said…

    ..wonderful toto..commento impeccabile..

     
  • At 16 novembre, 2007 01:20, Blogger Il_Marchese said…

    Un modo indegno di dire addio.

     
  • At 16 novembre, 2007 15:23, Anonymous Anonimo said…

    ps, cmq credo proprio che nessuno abbia mai pensato ad un tuo interesse per la cosa, pensa poi al tuo essere triste. La tua capacità di analisi e conoscenza, però, avrebbero potuto dare qualche risposta alle troppe domande che mi ronzano in zucca.
    Stammi bene mister, a presto..

     
  • At 16 novembre, 2007 19:42, Blogger Il_Marchese said…

    Ho previsto, come sempre, il futuro.
    Non che fosse impresa impossibile, d'altro canto.

     

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