As câmaras da memória

Diario di un(o che continua a confermarsi un) antieroe
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"La vita per te é solo un pretesto per scrivere a ruota libera" (simon tanner aka humpty dumpty)
"Io lavoro, eri tu quello che faceva cazzate!" (Franca)

lunedì, marzo 13, 2006

Sul compagno Socrates, ovvero l'orgoglio di essere socialisti.


José Socrates é nato nel 1949.
Non é un trombone di 82 anni attaccato vergognosamente alla poltrona.

José Socrates é il Primo Ministro del Governo portoghese, eletto democraticamente il 12 Marzo di un anno fa.
Si é presentato, ieri, in diretta nazionale, per tracciare un bilancio di questo primo anno.

José Socrates ha addosso una giacca frugale, non porta la cravatta, ha un megaschermo che lo ritrae alle spalle e una signora che alla sua destra ‘traduce’ in linguaggio dei segni le sue parole. E´un bell’uomo.

José Socrates parla a braccio: dice che il primo anno di governo Socialista é stato un anno di transizione per il Portogallo; che non sta governando pensando alle elezioni, e nemmeno cavalcando la popolaritá del momento, ma cercando di essere il presidente di tutti: opposizione centrista e comunisti con la pistola carica pronti a trirargli addosso.

José Socrates parla di allegerimento burocratico in nome della gente; di aiuti fondamentali alle piccole imprese; di interesse collettivo superiore all’interesse cooperativo; parla di legge sull’acquisizione della nazionalitá portoghese resa piú semplice perché ‘ci sono persone che sono portoghesi della nascita, pur non essendo nati in Portogallo, che amano e condividono la nostra cultura eppure non sono portoghesi di fatto...
E non c’é una ragione per cui non debbano esserlo, e questo é un passo avanti nell’internazionalizzazione del nostro paese’.

José Socrates parla di investimenti di 250 milioni di euro nella scuola pubblica, di equiparazione economica dei funzionari pubblici agli impiegati privati.
José Socrates parla della maturitá della legge sulla paritá approvata a larga maggioranza dal governo.

José Socrates, alla fine del discorso, si rivolge ad ‘Amici e Compagni’, invoca l’unità socialista, e nomina i punti centrali dell’agire del governo, le linee guida: governare per tutti, con un orizzonte che guarda oltre la legislatura; con un sentimento di urgenza per la modernizzazione del paese, per creare opportunitá, guidati da un’idea progressista e cosmopolita.

In un ambito di globalizzazione selvaggia, José Socrates invoca la pace nel mondo: “sono tempi nuovi che esigono nuove risposte –dice- nuove soluzioni e nuove frontiere, in un’ottica di relazione pacifica tra i popoli”:
E si rivolge ancora ai compagni “la nostra motivazione é scrivere la Storia".

José Socrates, ieri, mi ha fatto sentire orgoglioso di essere socialista.
Mi ha fatto sperare in un mondo nuovo, non ha umiliato i miei sogni utopici, non ha leccato il culo agli Stati Uniti, non ha dovuto giustificarsi per nessun crac finanziario o scandalo vergognoso.
E´un ragazzo, dal sorriso ammaliante e persuasivo. Un uomo con delle idee, delle speranze, dei progetti che vuole condividere con gli altri.

José Socrates é un 25 Aprile come non ne ho visti mai. Come non ne vedevo da troppo tempo.

E infine é arrivata la primavera iberica, attesa da anni.
La primavera iberica é una condizione dell’anima. Quando vidi il tramonto di Barcellona, la prima volta, parecchi anni fa, alle 7:30 della sera, rimasi in silenzio a contemplare il mutare dei colori dal giallo all’arancione forte ad un azzurro chiarissimo e poi verde, rosa e di nuovo arancione e poi blu.
Una luce strana, un brulicare e un susseguirsi di sensazioni. Cala la notte, su tutti, e il cielo suggerisce pensieri di amore, di tristezze. Racconta di un intero giorno in un’ora. Di un’intera vita.
Allora ero dark, ed ero generalmente portato a vagheggiare in continuo di morte e nichilismo, e pensai che forse quello era il modo migliore per andare via con un sorriso.
Ieri, imporvvisamente, ho rivisto quella luce mentre guardavo distrattamente un tg portoghese. Ho preso la macchina fotografica, rapito da un flash-back impressionante. Mi sono seduto sul balcone, ho fatto partire ‘Definitely Maybe’. Ho pensato ai 16 anni, al tennis, ai sogni da musicista, ad Anna, al motorino e alla scuola; e poi all’Università, a chi é lontano, a chi c’é adesso e a cosa sarà domani.
A dove sono arrivato, mentre spegnevo l’ultima sigaretta.

Stavo facendo un un bilancio, forse.
E quando é partita ‘Live Forever’ mi sono commosso.
Posso dirmi un uomo felice.
E quel che vorrei, in fondo, adesso, é solo che questo tramonto sia per sempre

2 Comments:

  • At 19 marzo, 2006 21:01, Anonymous Anonimo said…

    la malinconia del passato non ci abbandona mai, ci accompagna e ci accarezza con dolcezza. è bello pensare a ciò che è stato, respirando l'aria che lascia dietro di sè.

     
  • At 20 marzo, 2006 11:55, Blogger Il_Marchese said…

    Grazie per le belle parole
    :)

    Peccato che io viva nella dimensione dei miei 16 anni da un bel po' di tempo...

     

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