As câmaras da memória

Diario di un(o che continua a confermarsi un) antieroe
Vortici di pensieri disordinati: un italiano che ha anche vissuto a Lisbona, ma non per fare l'er*smus
"La vita per te é solo un pretesto per scrivere a ruota libera" (simon tanner aka humpty dumpty)
"Io lavoro, eri tu quello che faceva cazzate!" (Franca)

mercoledì, novembre 01, 2006

Le sequenze degli attimi, ovvero l'influenza dei miti sul percorso dell'anima


Mi è capitato tra le mani l'album d(e)i norvegesi Serena Maneesh.
Un disco meraviglioso: valendosi della collaborazione di Steve Albini (!!!), i nostri tirano fuori un indefinito tra noise, rock duro, shoegaze e post.
Album eterogeneo, malinconico, a tratti esagerato e (volutamente?) estemporaneo, improvvisato, voci maschile e femminile ben mixate su qualcosa che addirittura hanno definito My bloody valentine + Sonic Youth (tanto per rendere l'idea).
La traccia 8, Don't come down here, mi sembra riassuma il tutto, iniziando con un arpeggio a delay apertissimo (quasi plagio di una canzone dei Cocteau Twins, con la tizia che copia in modo spudorato la Fraser) che esplode al quarto minuto in una batteria metal grezzissimo più schitarrate come nemmeno i peggiori Sonic Youth (appunto) per poi concludersi in un sibilo liquido.
Assolutamente epocale, una traccia profonda, destinato a rimanere negli anni.

E ora parto con un bel post malinconico, sennò che primo novembre è?

Serena Maneesh, nome alla Amber Smith di recente memoria (non la pornostar,il gruppo ungherese di "Reprint", grande album di inizio anno), che ricorda Maniche, o Joao Moutinho, o ancora prima Attilio Lombardo o gli An Emotional Fish che ieri notte alle quattr'emmezza radio d**jay ha mandato Rain dei Cult e stamattina mi sono svegliato con Rain degli AEF in testa, o Rasha Nesterovic.
Cosa voglio dire?
Voglio dire che ci si affeziona, sin da bambini, a persone/cose, che sono più o meno famose o conosciute, per sentirsi un po’ più vivi, per puntellare una data situazione, un determinato evento, un momento dell’essere meritevole d’essere, un attimo di vita rubato all’oblio del ‘per sempre’, oblio del pre e post ‘vita’.
Mi veniva, ieri notte, da pensare a quanto tempo spreco nel non vivere alcuni momenti del mio giorno. Certo, sempre meglio del popolo che guarda la d*******i e balla il latinoamericazzo per gran parte del tempo (oh, parte un’altra considerazione: ormai queste sono ufficialmente le droghe sociali del duemila italiano, ma scopro l’acqua calda), ma oggettivamente situare ogni secondo del mio essere è impresa assai ardua, e non credo che sia l’unico a non compierla: il bello di Nesterovic, di Jerry Fish, di un gruppo abbastanza scarsino e senza nessuna possibilità di influenza nel percorso dello sviluppo eterno (? parolone) della musica al quale mi sarò affezionato -anta volte è che appare così, improvvisamente, creando un’affezione innaturale ed interiore, incontrollata, sin dalla sua ‘prima visione’.
E sono sempre più convinto, dell’oblio di cui sopra: c’è stato un attimo in cui mi sono sentito vivo, dopo molto tempo, debbo ammetterlo, e qualche attimo dopo (deciso, è chiaro, la mia presenza d’ora in poi la calcolo ad ‘attimi’) è venuta la storia del Q.I. 80 e le sottili differenze di crescita personale, famiglia, educazione, luogo di nascita e sviluppo.
Manco stessi parlando delle bestie; ma, in fondo, altro non siamo che bestie un po’ razionali, e la storia umana non è che uno sviluppo della razionalità (sì, della razionalità, ché razionale è pure l’irrazionale – a leggermi, lo ammetto io stesso, sinonimizzo razionalità e logica, ma diciamo che è voluto). Più avanti, magari, ci sarà Q.I. 160 e le sottili differenze.
Mi vedo, tristemente, analista dell’intorno e di me stesso, sempre più di frequente, e non mi dispiace, in fondo, coltivando però un distacco che disegna inutilità su inutilità su inutilità di tutto ciò.
Se non fosse per quegli attimi.
Se non fosse per Nesterovic.

Il quadretto finale propone una figurina panini con gli ‘eroi’ della mia vita immortalati come in una foto di squadra, da sinistra accosciati Ivanisevic, Robert Smith, Martina Hingis, il professore Battaglia... e poi quelli in piedi, tutto in modo molto random, senza cronologie.
Sarebbe bello, da qui a quando mi toccherà, che sulla lapide, al posto della mia foto, piazzassero un'immagine del genere.
La squenza dei miei attimi.


(Alla faccia del provincialotto)

4 Comments:

  • At 06 novembre, 2006 17:04, Anonymous Anonimo said…

    presta attenzione alle cose importanti:
    ore 04:26 1novembre06
    cult -rain-
    radio105(non deejay)
    progamma:revolver,djRingo
    y bianca,strada nuova(Taurianova)
    Tutto il resto non conta!

    firmato:
    "il provincialotto alla guida della y bianca"

     
  • At 08 novembre, 2006 19:36, Blogger Il_Marchese said…

    Ma infatti sì, caro Gigio, ma il mio provincialismo mi impedisce di discernere tra diggei e uanoufaiv.

    Fossi stato cittadino del mondo...
    Fossi figo (cit.)...
    Fossi Figo...

     
  • At 09 novembre, 2006 19:34, Anonymous Anonimo said…

    meeeenooooo..
    maaaa... meeenoooooo..

     
  • At 09 novembre, 2006 19:44, Blogger Il_Marchese said…

    ...panini?
    ...addictions?
    ...smossitudo?

     

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