As câmaras da memória

Diario di un(o che continua a confermarsi un) antieroe
Vortici di pensieri disordinati: un italiano che ha anche vissuto a Lisbona, ma non per fare l'er*smus
"La vita per te é solo un pretesto per scrivere a ruota libera" (simon tanner aka humpty dumpty)
"Io lavoro, eri tu quello che faceva cazzate!" (Franca)

sabato, giugno 10, 2006

La gioia di Justine


E l'atto finale di questo Roland Garros si esplicita nel modo che più avremmo desiderato fosse.
Justine Henin, 24 anni, 2 giugno 1982, trionfa, con un doppio, secco, 6-4 contro Svetlana Kuznetsova.

Nonostante quel che dice il risultato, Justine ha traballato, pochino, nella parte centrale del primo (da 4-1 a 5-4) e nella parte iniziale del secondo (partenza ad handicap, 0-2) set.
Ma dopo si è imposta. Eccome se si è imposta.
Contropiedi, top spin, bordate da fondo, dritti incrociati, e quel rovescio... Ah, quel rovescio ad UNA MANO è una delle cose che ti riconciliano col mondo.
Spettacolare, come lei, che dal basso delle sue minute misure, si sposta con tutto il corpo dettando legge anche alle velocità più alte, anzi, sopratutto, e dipinge traiettorie in pallonetto e contropiedi da artista della racchetta irraggiungibile.
E fin qui il lato tecnico.

Ma Justine, quanto hai sofferto? Ne parlavo, nel post precedente: senza una famiglia, adottata dal signor Hardenne che la diede in sposa al figlio (sulla cui indiscutibile bruttezza, anche oggi che sembrava un po' più guardabile, meglio sorvolare).
Quante ne avranno viste, gli occhi di Justine?
Quegli stessi occhi che oggi erano gonfi di lacrime, sull'inno belga. Che si abbassavano a guardare le linee del campo, mentre il popolo vallone faceva la ola prima dell'ultimo, decisivo, game (e non è facile vincere, e così tanto, in nome di un piccolo piccolo popolo famoso più per Deus e Girls in Hawaii che per Vincenzino Scifo - e avrai avuto il cuore a mille, Justine). Che si fermavano a guardare il suddetto monsieur Hardenne ('je voudrais remercier mon mari') e l'allenatore argentino chisiricordacomesichiama ('sont 10 ans!') a respirare profondo. E tutti quegli 'Allez!'.
Quante volte sarai stata costretta a dirlo per farti forza, Justine, tra le lacrime non di gioia, ma di un inferno che sembrava non dovesse finire mai?
E adesso, Justine, per l'ennesima volta, il mondo è ai tuoi piedi.

Justine non è nata con la camicia: ogni sua vittoria, nei silenzi e nella sua riservatezza che sono legna da ardere per la maldicenda delle inviodissime sue colleghe, rappresenta un riscatto. Riscatto su ogni punto tecnicamente studiato nei minimi particolari ed elegantemente offerto al pubblico di palati fini che mal sopporta quei maschi top model prestati al delicato tennis femminile, e quella forza che le viene da dentro.
Justine batte colosse di 180 cm e 90 kg con dritti che variano, con battute precise, con palle da fondo in contropiede.
Ma sopratutto con la forza di chi ha toccato il fondo.
Di chi dallo squallore è risalito solo con la forza della propria anima.
L'anima, indistruttibile.

Si vede, quando sorride di quel sorriso triste, con quella grinta, che a fine match non c'è più, lasciando spazio alla commozione.

Solo tu sai, cos'hai dentro.
Tre Roland Garros, cinque Slam, e ancora ti commuovi.
Ma la vittoria più grande, Justine, è la gioia che oggi hai disegnata sul volto.

2 Comments:

  • At 10 giugno, 2006 18:22, Anonymous Anonimo said…

    delirio puro..ormai siam al monologo tennistico..meno male che è finita..se o alla fine martina ti avrebbe chiesto di sposarla.. non lo avrei potuto accettare..ah haa ha h

     
  • At 11 giugno, 2006 15:12, Blogger Il_Marchese said…

    Te lo avrei imposto con la forza!
    A tavola addobbata non avresti potuto tirarti indietro.

     

Posta un commento

<< Home