As câmaras da memória

Diario di un(o che continua a confermarsi un) antieroe
Vortici di pensieri disordinati: un italiano che ha anche vissuto a Lisbona, ma non per fare l'er*smus
"La vita per te é solo un pretesto per scrivere a ruota libera" (simon tanner aka humpty dumpty)
"Io lavoro, eri tu quello che faceva cazzate!" (Franca)

mercoledì, luglio 05, 2006

L'orgoglio di essere puffi


Fabio Grosso ha guardato quel delizioso pallone che veniva dai piedi dell'alieno vestito d'azzurro alla sua destra.
Non l'ha nemmeno vista, la porta. Ha ruotato il suo piedone sinistro e ha trafitto Lehman.
In quel piedone c'era una nazione trepidante.
Una nazione che vive di contraddizioni, scandali, furberie, provincialismi, vuoti immensi, maleducazione, fighettismo. Una nazione che alle sue spalle ha però una storia di una umanità pazzesca. Siamo dei genii, siamo parassiti che vi fottiamo, cari tedeschi del cazzo, siamo pizza mafia mandolino e la voglia di non mollare mai, di inventarci il modo migliore per vivere, e ridiamo sempre e non siamo mai perduti.
Una nazione su cui splende sempre il sole, l'unica ad avere forma di un oggetto in via del tutto naturale (lo stivale l'ha disegnato Iddio, il Caso, chi lo sa) e forse proprio per questo designata ad avere un ruolo così notevole nella storia. Non siamo mai stati banali.
Siamo stereotipati, indomiti, abbiamo una lingua bellissima che riusciamo a storpiare in ogni luogo d'Italia, una bandiera coi colori della speranza e della libertà, e una maglia col colore del cielo e del mare.
Siamo italiani, caro mondo, e stasera bando all'essere tiepidi nazionalisticamente parlando, la festa immensa ed estemporanea sarà indimenticabile.
Nipote mio, quando battemmo la Germania in casa avevo venticinque anni. E papà, questa è la nostra partita del secolo.
Noi degli anni '80, troppo giovani per ricordare il Bernabeu, dalle adolescenze troppo segnate da deludenti rigori e euforia nazionale a 10 anni scemata a un millimetro dal traguardo.
Il piedone di Grosso, il pallonetto di Del Piero (e stavolta il cognome te lo scrivo correttamente, caro Alex), le invenzioni di Pirlo, la cattiveria di Gattuso, gli invalicabili Cannavaro, Materazzi, Buffon e Zambrotta, il calabrese reggino Perrotta, LucaToni non pervenuto e anche Iaquinta, Gila e lo spento Totti, persino PolNiuman the inadequate.
Pizza, mandolino, mortadella, maccheroni, mafia, colosseo, la cafonaggine.
Siamo italiani, così è, se vi pare.
E siamo in finale. A un passo da prendere quel mondo in mano e metterlo in ginocchio.
Urlavo, urlavamo tutti. Cuore in gola e una grande passione, che diventa ancora maggiore se sei stato emigrante, ché là capisci che essere italiani non è parlare una lingua e mangiare la pasta.
E' un modo d'essere. Diverso, invidiato, odiato.
Unico.

Andiamo, ragazzi.
Nessun Gargamella ci toglierà mai l'infinita dolcezza e la meravigliosa speranza
di questa notte da eroi.

4 Comments:

Posta un commento

<< Home