As câmaras da memória

Diario di un(o che continua a confermarsi un) antieroe
Vortici di pensieri disordinati: un italiano che ha anche vissuto a Lisbona, ma non per fare l'er*smus
"La vita per te é solo un pretesto per scrivere a ruota libera" (simon tanner aka humpty dumpty)
"Io lavoro, eri tu quello che faceva cazzate!" (Franca)

venerdì, dicembre 12, 2008

Giudizi Universali 2008



Il 2008 è stato musicalmente un’annata straordinaria. Premetto che il disco che ho ascoltato di piu’ è stato Darklands, un album del 1987 a firma Jesus and Mary Chain, seguito dalla discografia dei Cocteau Twins, che ho finito quest’anno, dei Cure (a proposito, a giudicare da quello che Smith ha pubblicato quest’anno, mi viene solo da piangere a pensare al nuovo disco), degli Estra, da 17 Re, da Universal Audio, da Hate, da Transatlanticism e da altro che non mi ricordo.
In ogni caso ho avuto tempo di ascoltare piu’ di 100 album, persino hip hop, R’N B (mio malgrado, ho anche scoperto che nek è quotatissimo all’estero) e i nuovi dei Metallica e dei Gun’s’n Roses, dio abbia pietà delle loro anime, ed ore intere di gothic metal.
La classifica si limita solo ai dischi che effettivamente hanno catturato la mia attenzione. Mancano i Bauhaus, autori di un album sinceramente troppo brutto perché l’amore potesse rendermi cieco e farli inserire di sbafo, e gli Afterhours, perché Manuel Agnelli ha fatto un album insignificante, e dopo non aver mai e dico mai sbagliato nulla nel corso della sua carriera, e dopo le iene, che, la Storia mi darà ragione, si rivelerà il disco piu’ importante della loro discografia, un giro a vuoto se lo poteva permettere e non gli si doveva chiedere tanto. Non gliel’ho chiesto e Agnelli rimane un genio.
Ma ne ho fin troppe da dire, e quindi ecco le classifiche.

1. Primal Scream – Beautiful Future. Al liceo avevo un compagno, che tra le altre cose è ancora uno dei miei migliori amici, che non studiava niente, aveva voti bassi in tutte le materie e ogni anno rischiava la bocciatura.
Aveva pero’ un talento incredibile in matematica: quando quelli che oggi sono diventati ingegneri o si sono appunto laureati in matematica con 110 e lode si arenavano di fronte al problema, dopo averle provate tutte, dopo aver abbandonato anche l’ultima speranza di superare quell’invalicabile muro eretto di fronte all’incognita, arrivava lui, che non aveva mai aperto un libro in vita sua, e districava la matassa come se fosse la cosa piu’ semplice del mondo in pochi secondi, solo in virtu’ del suo talento innato.
Ecco, tutto cio’ che quest’anno viene dietro i Primal Scream è rappresentato da quegli ingegneri che si azzuffavano e perdevano ore ed ore sui libri per raggiungere un’eccellenza che, da vera chimera, mai hanno nemmeno intravisto, mentre gli scozzesi, con il loro talento astronomico, hanno letteralmente polverizzato 3 anni di avanzamento musicale nel giro di pochi mesi.
Beautiful Future è un album stratosferico, solido, inattaccabile, immortale ai limiti dell’incredibile. Batterie controtempo, chitarre perfette, elettronica dipinta, testi naif o piu' impegnati, tracce melodiche indimenticabili, qualche accenno noise e qualche scappatella anni '80 come nel loro stile. Immensi. Ridicolizzati tutti i gruppi pop in attività, in 11 tracce piu’ una da scaricare on line.
L’anno scorso è bastato poco, quest’anno ci voleva troppo per stare al primo posto: i Primal Scream sono gli unici ad essere riusciti a fare ancora di piu’.

2. Helio Sequence – Keep your Eyes Ahead. Una prova straordinaria, una band in progressione dirompente da troppo tempo perché non confermasse niente più niente meno quello che mi aspettavo e che ci si aspettava da loro; un album impressionante, melodico, elettronico, a volte addirittura folk, e meno oscuro degli episodi precedenti. Una forte svolta pop. Lately e Halleluja sono tra le canzoni più belle scritte negli ultimi tempi, 10 pezzi senza neanche una sbavatura. Eclettici e costanti: consacrati, entrano di diritto nella storia della musica con un disco che è un lasciapassare eterno, e che, ne sono certo, non conoscerà limiti di tempo.
3. Autumn’s Grey Solace- Ablaze. Cinque album in sei anni, e sono sempre qui ai primi posti, e se non fosse per l’eccellenza inaspettata di chi li ha preceduti, non starebbero a guardare nessuno dal basso, ché i capoclassifica di quest’anno ci han messo quasi venti anni per ripetersi, mentre gli AGS non hanno mai smesso di crescere, di coltivare l’eredità shoegaze, di onorare i Cocteau Twins, di perpetuare suoni, emozioni, tradizioni. Forse Ablaze non ha la magnificenza di Shades of Grey (che avrebbe vinto nel 2006 se avessi pubblicato la classifica), ma sa essere pop senza le (poche) sbavature di Riverine (2005). Ho scritto che dovrei cercare parole mai dette per descrivere, per l'ennesima volta, l'incanto straordinario della piu' ispirata band shoegaze degli ultimi 10 anni. Non ne vale la pena: una nota cantata da Erin Welton vale piu’ di mille romanzi e altrettante mie seghe mentali.
4. Vancouver-Even My Winters Are Summers. College, Smashing Pumpkins, Smiths, (il meglio dei) Death Cab, Cure, Sonic Youth e altri meriti per la migliore band italiana in attività. Un suono originale, un album perfetto dalla prima all'ultima nota, dalle armonie ineccepibili, da suoni che graffiano e accarezzano. Eccellente e magnifico, dolce e introspettivo canto all'anima. Promesse che si mantengono, azzardi familiari, originalità inaspettata. Il disco italiano dell'anno è un gioiello che merita palcoscenici ben piu’ eminenti che il miope e patrio suolo.
5. Amber Smith- Introspective. Gli ungheresi li seguo da tanto, e c’è molta semplicità in questo album rock duro e puro, che conferma la validità del suono dei nostri, le sue originalità ed unicità, e che è la testimonianza definitiva del raggiungimento del momento propizio per fare il grande salto. Il mio personale premio della critica come crescita piu’ stupefacente va a loro.
6. M83- Saturdays=Youth. Una corsa straordinaria, notturna, tra paesaggi metropolitani e campionamenti ben miscelati, un disco prezioso e di alta qualità, destinato a rimanere nel tempo. Entrano di diritto tra i grandi della musica attuale con questa prova sublime.
7. Offlaga Disco Pax- Bachelite. Un album che non ha avuto l’attenzione che si meritava. Come ho detto per i Baustelle, gli Offlaga sono per forza di cose legati a tanti momenti e tanti ricordi, e ripetere il successo del Socialismo Tascabile era difficile. Per quanto mi riguarda gli ODP si sono superati, almeno musicalmente, e io sono ancora qui a citarli tutti i giorni e ad ascoltare, e sognare, storie piu’ o meno vere e un piccolo mondo antico. Fogazzaro come Vladimir Yashenko. Conferme di un percorso musicale ancora in divenire. E, alla data di oggi, Sensibile è la canzone piu’ bella del decennio.
8. Cranes – Omonimo. Il ritorno di una delle mie band preferite di sempre è un disco onesto, sincero, minimale e di sicuro migliore di Particles and Waves. Buono per tutte le stagioni, originale e ben strutturato, barocco, triste e decadente. Dai Cranes, finalmente un album da Cranes.
9. Death Cab For Cutie – Narrow Stairs. Volevo punirli piazzandoli piu’ in basso, da vecchio fan mezzo deluso quale sono, anche per compensare il poco sudato primato di tre anni fa, ma alla fine devo ammettere che il secondo album major suona bene, che Ben Gibbard continua ad essere il migliore musicista in attività, che i Death Cab rimangono una garanzia, anche se tentare di suonare qualcosa di diverso, ogni tanto, e metterci del coraggio (Gibbard quest’anno aveva imbastito un progetto jazz durato, letteralmente, due giorni) nel farlo non sarebbe la fine né di questo né di nessun altro mondo.
10. Oasis – Dig Out Your Soul. Ebbene sì. Top 10, per un album ascoltabile, adorabile, puramente brit. Perché gli Oasis non hanno mai smesso di suonare brit. E anche se non hanno più avuto il successo planetario dei tempi che furono, hanno sempre continuato a suonare la loro musica. Non hanno mai smesso, mentre altri correvano dietro a progetti a fumetti, a collaborazioni ai limiti dell’hip hop e dell’R’NB per tentare di raggiungere solo la metà della giusta notorietà che i fratelli Gallagher hanno ottenuto un secolo fa, con due album che hanno segnato la Storia della Musica.
E io non ho mai smesso di ascoltarli. Come in quei pomeriggi dei miei 14 anni, lasciandomi cullare dalle melodie dei due di Manchester. Oggi come ieri, Cos’ if I have to go, in my hands you grow, that’s the way you belong.

11. Baustelle- Amen
Forse dovrei smetterla di farmi tutti questi problemi, quando parlo di Baustelle, per non essere piu’ una cosa solo mia e di pochi altri, e rassegnarmi a questa deriva commerciale che vede fan dei loro pezzi orde di barbari che fino a ieri ascoltavano Gigi d’Agostino e che quando io pompavo dall’autoradio la Canzone del Riformatorio giudicavano senza mezzi termini Bianconi e soci cinque poveri sfigati, gente depressa e con poco futuro, e che oggi ne fa cover sperticate senza ritegno.
Questa diffusione capillare e scientifica della loro musica mi è oltremodo perniciosa (perché la cultura, e le cose belle, se date in pasto ai porci, diventano anch’esse porcherie: saró arrogante e sto citando pari pari Nietzsche, ma si confuti empiricamente questo assunto e sono disposto a fare pubblica ammenda), e per quanto Amen sia di gran lunga il migliore album che ho ascoltato, probabilmente, nell’ultimo triennio, per completezza, compattezza, somiglianza ai miei gusti, tecnica, testi, ispirazione, tutto cio’ che è stato fatto e detto, non solo da Bianconi e dai Bau in particolare, ma da tutti quelli che su questa barca sono saliti negli ultimi tempi facendo di una nave sicura e lussuosa, riservata ed esclusiva, uno zatterone per clandestini sovraffollato e decantante lodi unanimi al nuovo deus in terra del pop italiano su MTV, ex provinciale coverista dei Pulp, poco importa se giuste ed oggettive e dovute, me li fa relegare all’undicesimo posto per puro spirito di cattiveria, la stessa cattiveria perpetrata al cuore di un vecchio fan veramente innamorato degli attimi passati materialmente in compagnia di una banda che ha segnato tanti momenti e tanti cambiamenti e tanti ricordi, che si è visto barattato con milioni di album venduti e deliri di onnipotenza gratuiti. E lo so che il valore della mia cattiveria, a questo punto, è piu’ che risibile di fronte alle tonnellate di nuovo amore che a Bianconi e company il grande pubblico ha ormai riservato.
Ma ne ho sentite troppe, nonostante sia addirittura emigrato.
In ogni caso, sono fiducioso: quando gli avranno spremuto anche l’anima, e tutti scenderanno da questa zattera, io sarò ancora lì a difendere quella bandiera, come sono sempre stato. E di questa ira non rimarrà che un ricordo sfocato.
Per adesso, pero’, Baustelle, 10 e lode, anzi, 110 e lode, diventano immortali, epici, storici, monumentali con un album perfetto in ogni dettaglio (esclusa Baudelaire).
E stanno, miseramente, all’undicesimo posto: per me, il primo degli sconfitti.
12. Manuel Cruz – Foge foge bandido- O amor da-me tesão/Não fui eu que estraguei tudo. Il Manuel Agnelli portoghese non tradisce, invece. 80 pezzi 80 di delirio assoluto, pop, noise, sperimentale. Geniale, schizoide, inarrestabile.
13. Cansei de Ser Sexy- Donkey. Continuano a venire a Lisbona e continuo a perderli per motivi estranei alla mia volontà. Li ascolto e mi vien voglia di spararmi in testa, perché i CDSS sono, tra le nuove band, i piu’ freschi ed originali, hanno creato un loro mood, sono sensuali, frivoli e arrogantelli sin dal nome. Un ottimo album, Donkey, per una gradita conferma.
14. Somebody still loves you boris eltsin- Pershing. A volte sembrano I teenage fanclub, a volte quelli che stanno al primo posto in classifica, altre volte i death cab for cutie, altre volte i camera obscura... tra twee e indiepop, un disco che non stanca mai: vince la sorpresa 2008.
15. Notwist – The Devil, You and Me. La sola Good Lies vale il prezzo del biglietto, senza dimenticare tutte le altre dolci melodie che caratterizzano un album compatto e malinconico. Decisamente ispirati, confermatissimi.
16. Magnetic Fields- Distortion. Ok, non è 69LS e nemmeno Wayward, pero’ la classe c’è sempre ed esibire questo lusso come fosse prendere un caffé è prerogativa di pochi: anche perché Sthephen Merritt mette il marchio di fabbrica su ogni singola nota registrata su questo ottimo album. Effetto inconfondibile, basso minimale, melodie familiari: ben tornati, Magnetic Fields.
17. dEUS – Vantage Point. forse sottotono, di sicuro un passo indietro rispetto a Pocket revolution, gli vale l’aver confermato accademicamente il loro suono, che si mantiene originale, e l’aver guadagnato molti punti dal vivo, come sempre.
18. Ashes Divide – Omonimo. Se uno fonda gli A Perfect Circle, ci sarà un motivo: per scoprirlo, basta dare un ascolto anche superficiale a questo album fantasmagorico.
19. Bloc Party - Intimacy. Einfattisí. La Vodafone pescherà a caso per scegliere il singolone da mettere da sottofondo al life is now, questa volta. I pilot(at)i d*ll’appiattimento del rock. Un album monocorde, tendenza ormai assodata per tutti i gruppi indie-di-tendenza d’oggi, tutti i pezzi, e tutti i loro cd, sovrapponibili; sembra che suonino per tutta la durata dell’album –e dei concerti- la stessa canzone. I Bloc Party stanno sopra Kaiser Chiefs, of Montreal, the Kills etc. solo perché ogni tanto cambiano una nota. Lungi dall’essere una critica, è semplicemente una constatazione del vacuo che ci gira intorno.
Che sta in top 20, e che mi piace tantissimo.
20. Airfields – Up All Night. La perla nascosta. Tra Shoegaze e twee pop. Da lasciare a bocca aperta, delicato e coinvolgente.

21. Kaiser Chiefs-Off With Their Heads. Esattamente come nel 2005, vedi bloc party.
22. Deolinda – Canção ao lado. Incredibile ma vero, il neofolk portoghese riesce ad allontanarsi dal fado e, pur mantenendone l’eredità, propone testi ironici e suoni coinvolgenti e divertenti. Questi sono i nuovi Madredeus, e possono addirittura superarli. Provare per credere.
23. Girls in Hawaii- Plan Your Escape Sarà che io li ho visti suonare per la prima volta quando avevano 18 anni, quando non mi perdevo nemmeno una virgola di quello che succedeva in Belgio, ma abbiamo aspettato tanto tempo il seguito di bees e butterflies, dalla promessa della musica del Petit Royaume, che avevo quasi perso la voglia, e quando Godot è inaspettatamente arrivato, plan your escape mi è suonato banale e fin troppo insignificante.
24. She & Him – Volume One. Poveretti, il Genio. Umiliati da questi due dopo nemmeno due mesi dall’uscita italiana. Ridimensionante.
25. Sons and Daughters – This Gift
26. Robots in disguise – We’re in the Music Biz. L’indie album piu’ ballabile dell’anno, naif e divertente.
27. The kills- Midnight Boom. Solo per Cheap and chearful, singolo dell’anno, si guadagnano un posto in top 30.
28. Of Montreal – Hissing fauna, are you the destroyer? Vedi 26 e 27 con una She’s a Rejector in piu’.
29. Hayden – In Field & Town. Album fortunato e ispirato, anche da loro un gradito ritorno.
30. Britta Persson – Kill Hollywod Me. La migliore voce femminile dell’anno.

31. Crystal Stilts- Alight of Night. La paurosa cover band dei J&MC catapultata nel terzo millennio. Graditissimi.
32. Rita Redshoes- Golden Era. La frangia piu’ sensuale del Portogallo intero. Un album di plagi per una voce fatata. Si guadagna la posizione 32, molto oltre i suoi meriti, in virtù di un concerto surreale.
33. Stereolab – Chemical Chords
34. Cat Power – Jukebox.
35. Vampire Weekend – Omonimo Possono pure essere divertenti e possono pure essere la next big thing della scena indie, ma a me non dicono proprio niente, se non una discreta attitudine e la sempre nota e cara arte dei miscugli. Desolatamente mediocri.
36. The Autumn Leaves – Long Lost Friend. Dolci e fin troppo prevedibili.
37. Syd Matters – Ghost Days
38. Pete and the pirates – Little death
39. El perro del mar – From the valley to the Stars. Il loro twee non sarà mai il mio, ma non classificarli sarebbe come non ammettere il loro talento, e diventerebbe un fardello troppo pesante sulla mia già sudicia coscienza.
40. No Kids – Come into My House.

41. Sebastien Tellier – Sexuality.
E fare un piccolo sforzo? La bellezza indiscutibile di Divine non gli vale piu’ che un misero 41º posto.
42. Sondre Lerche- Polaroid Pool Party EP. È un EP, ma lo recensisco comunque perché serva come monito. È come sopra: Sondre è tra l’altro uno dei miei preferiti da sempre. È che senza impegno non si va lontano.
43. Il Genio- Omonimo. I wannabe mi & L’au del 2008. annebbiato, probabilmente e temporaneamente, gli ho anche comprato l’album – a scatola chiusa. La coppia italiana stanca presto, è un buon album ma troppo mediocre per essere la nuova sensazione del pop al pomodoro. Avrei preferito che, invece di cantarlo, il Pop porno l'avessero filmato. Saluti e baci.
44. Beach House - Devotion
45. Cornelius- Gum
46. Hot Chip – Made in the Dark
47. Portishead- Third. E rimanere in silenzio a contemplare il passato e accendere candeline a tutto cio’ che è stato e piu’ non sarà?
48. The Mojomatics – Don’t Pretend You Know Me. È destino che ogni anno ci debba essere una band che mi ricordi qual è la tragica differenza tra Calabria e Veneto. Fra elvis e l’indiepop, i Mojomatics sono bravi e talentuosi. Niente piu’ e niente meno di centinaia di band mie conterranee, con la differenza che loro hanno i soldi, e i contatti, per farsi produrre un disco. Noi non li avremo mai.
49. Eric Matthews – The imagination Stage

50. Moscow Olympics – Cut The world

51. Soda Funtain Rag- It’s Rag Time
52. Paolo Benvegnú – Le Labbra. Niente, non riuscirò mai ad innamorarmi del vecchio Paolo
53. Alluminium Group – Little Happyness
54. The Maccabees – Toothpaste Kisses
55. Billy Brag – Mr. Love & Justice
56. Days - Downhill
57. Why? – Alopecia. Vincono il premio per i testi piu’ fuori di testa.
58. Young Republic – 12 Tales From Winter City
59. Robert Foster – The Evangelist
60. Helen Love – It’s my club and I play what I want

61. Tapes N Tapes – Walk It Off
62. American Music Club- Golden Age
63. Grand Archives - Omonimo
64. Destroyer – Trouble in dream
65. Alphabeat – This is alphabeat
66. Jason Collet – Here’s to being here
67. Superimposers- Harpsichord treacle
68. Fosca – The painted side of the rocket
69. Asva – What You Don’t Know is Frontier. Perché ho ascoltato anche loro. Un tributo a piu’ di una persona.
70. Thao - we brave bee stings and all


Ho visto moltissimi concerti quest’anno, tutti a Lisbona tranne Da Weasel a Cartaxo, concerto che mi è piaciuto enormemente, metterli in fila è difficile, ne scelgo cinque come sempre, il piu’ emozionante forse
1. Sigur Ros – Campo Pequeno
Seguiti da
2. The Cure – Pavilhão Atlantico
3. Lemonheads - Santiago Alquimista
4. Duran Duran – Sotto il ponte Vasco Da Gama, non ne ho idea di come si chiami il posto.
5. dEUS- Aula Magna Universidade de Lisboa


Ho visto piu’ di duecento film in circa 300 giorni. Non sono rigoroso, a livello di cronologie, e quindi l’Arca Russa di Sokurov batte tutti, dopo Il Divo di Paolo Sorrentino e terzo Les Amants Reguliers di Philipe Garrell.

Il calciatore che piu’ mi ha dato emozioni quest’anno gioca nell’FC Internazionale Milano, e si chiama Zlatan Ibrahimovic.

2 Comments:

  • At 17 dicembre, 2008 18:27, Anonymous Anonimo said…

    Ciao Junkpuppet, sono contento di trovare alla decima posizione l'album degli Oasis, che anch'io sto amando molto. Tra l'altro, anche per me, è un gruppo che amo e stimo da sempre, anche negli album sbagliati. Ma quest'ultimo funziona divinamente, è sinuoso, fluido, ha un groove pazzesco. Avrei solo tolto The Nature Of Reality e inserito la b-side I Believe In All. Invece quest'ultimo dei Baustelle ha avuto per me vita breve. E' un album troppo eterogeneo, dove per la prima volta spuntano fuori dei testi deboli, come La Vita Va, Dark Room (tremendo), Panico! e Baudelaire. Ci sono anche dei capolavoroni, però è un album che non mi viene da ascoltare come i precedenti.
    Ma Hurricane, il ritorno di Grace Jones, l'hai ascoltato?

     
  • At 18 dicembre, 2008 00:24, Blogger Il_Marchese said…

    Diciamo che i bau hanno una storia a sé, e tu a grandi linee la conosci... Un po' una scusa per scrivere delle cose, un po' perché lo penso davvero, ma sotto della 11 mi viene comunque difficile metterli.
    La vita va, pero', vince sanremo a mani basse.

    Non ho ascoltato Grace Jones, non è mai stata nelle mie corde, ma se consigli provvedo subito...

    E i Gallagher rulano... Da sempre :)

     

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