Croci bianche
Non è che la Svizzera abbia questa storia mondiale calcistica da far impallidire le blasonate nazionali europee e sudamericane, e a livello sportivo in generale la nazione dei cantoni appare sempre così com'è: tranquilla, silenziosa, operosa.
Non è da dire antipatica (magari per gli italiani del nord è così: tanti miei conoscenti sono stati a lavorare in Svizzera e confermano, tutto sommato, i luoghi comuni e sentito dire, o le impressioni che mi balenarono in testa quando adolescente visitai la terra degli orologi e del cioccolato): proprio indifferente.
Se non fosse per lei, chiaramente, per Roger, perché comunque sono (oh totti ha appena detto alla tele a una giornalista spagnola che gli chiedeva nonsocosa 'deve fasse a ceretta') una bella squadretta da un po', concreti e ottimamente disposti in campo.
Poi sono i più vicini, a noi, dopotutto: qualche cognome italiano si sente, e magari vola pure qualche parola in campo.
Dai, la Svizzera quest'anno per forza di cose mi è simpatica.
Ho visto solo il primo tempo oggi, oltretutto contro i simpatici toghi, e mi sembra che i rossocrociati ai quarti potrebbero pure arrivarci.
Visto Martina?
Ma non distrarti, ché lunedì comincia Wimbledon.
Lunedì, quando noi meridionali saremo già stati tanto creduloni da aver spaccato l'Italia.
Spagna: continuo a sostenere la tesi della categorizzazione ardita.
Domani finalmente vado al mare.
E dopotutto, qui, non si sta poi così male, vero?
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