Bianco e celeste
Ho visto solo il primo travolgente tempo dell'Argentina di Pekerman.
Senza parole.
Non capisco perché si ostinino a dichiarare (da anni ormai) quella squadra di foche verdeoro favorita del mondiale.
Gli argentini in coppa america (come ho già detto) hanno dato una lezione di campo a Ronalgignu e amici da annichilire un bisonte affamato: e poi, volete mettere? Talento, garra, tango.
L'Argentina era la mia seconda nazione preferita (prima che sorgesse l'adorato Portogallo nella mia vita) e non solo a livello calcistico (quel Maradona, per chi l'ha visto, rappresenta il punto di non ritorno), con la storia delle Falkland ma anche dei milioni di emigrati, di dittature e desaparecidos, di politici corrotti e depressione non solo economica.
Guardate Esteban Cambiasso: partito dalla panchina, ha tirato fuori tutto e in men che non si dica ha segnato. Una squadra con un livello di classe altissimo, messa però al servizio di un gioco corale mai inutile, mai alla ricerca del dribbling in più.
E poi, ditemi di un argentino che fa le bizze nel suo club.
Ditemi di un argentino che va a farsi il carnevale.
Ditemi di un argentino trisci porque tenho a saudagi.
E nonostante quel ct che convoca Burdisso e Ayala (cazzo, Ayala ha 78 anni) e tiene Messi in panchina ma sopratutto Samuel e Zanetti a casa, questa squadra è così quadrata che vince lo stesso.
Altro che fuochi di paglia. Quest'Argentina arde di prepotenza.
Diego, continua a saltare.
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