As câmaras da memória

Diario di un(o che continua a confermarsi un) antieroe
Vortici di pensieri disordinati: un italiano che ha anche vissuto a Lisbona, ma non per fare l'er*smus
"La vita per te é solo un pretesto per scrivere a ruota libera" (simon tanner aka humpty dumpty)
"Io lavoro, eri tu quello che faceva cazzate!" (Franca)

sabato, luglio 08, 2006

Una favola a lieto fine


Di Wimbledon, quest'anno, onestamente, ho seguito poco, come si sarà notato, assecondando la passione calcistica, sacrificandomi al rito solenne mondiale.
Non ho seguito Martina, malmenata senza pietà, né Justine, approdata in finale dopo il 620° derby vinto contro Kim burrosa, nè la dolce Amelia, che in finale c'è arrivata pure.
Stavolta vincendo.

E sì, dolce Amelia, stavolta, finalmente, tocca a te.
Australian Open già in bacheca si obietterà, ma ricordiamoci che la vittoria venne solo dopo i due belgi ritiri in semifinale e nell'ultimo atto.
Stavolta è Amelia.
Amelia, vestita di bianco. Amelia che perde il primo set 6-2.
Amelia che non si arrende, che guarda la sua compagna in tribuna, che urla allez sovrastando Justinella, che corre a rete e spara al volo, che serve aces a tutta forza.
Che non crolla quando ha la vittoria in mano, che alla fine di questo ballo, questa volta, è incoronata regina.
Per la prima volta, davvero, Amelia.

Amelia che ripete l'ultimo servizio, e alla seconda tira la palla in aria, la riprende, la fa rimbalzare, la ritira, la mette dentro, Justine sbaglia e scorrono le lacrime, e sale come Cash fra le tribune del centrale, e sorride al mondo, e si fa fotografare, e piange, ché ha preso quel treno, il treno giusto, che l'ha portata in fondo.
Contro le paure, contro i nervosismi, contro gli isterismi.

Parole dette, giudizi avventati, critiche a fisico e anima.
Tutto alle spalle, il mondo ai tuoi piedi.
Hai vinto, Amelia, finalmente.

Fragile, indifesa, impaurita.
Mai più.

L'essere più dolce del mondo.