As câmaras da memória

Diario di un(o che continua a confermarsi un) antieroe
Vortici di pensieri disordinati: un italiano che ha anche vissuto a Lisbona, ma non per fare l'er*smus
"La vita per te é solo un pretesto per scrivere a ruota libera" (simon tanner aka humpty dumpty)
"Io lavoro, eri tu quello che faceva cazzate!" (Franca)

sabato, marzo 28, 2009

Sabato pomeriggio

In cielo c'è un gabbiano che prova da due ore a seguire una direzione certa ma il vento (60 km/h) glielo impedisce spedendolo a destra e a manca senza soluzione di continuità.

Deve stare a divertirsi da pazzi, questo figlio di puttana.

giovedì, marzo 12, 2009

Lisbona, ovvero l'ansia della noia quotidiana

Siccome ormai sembra sia diventata un’abitudine, quasi per dovere personale mi accingo ad aggiornare il blog con il post mensile, fin quando non arriveranno tempi migliori.
Come al solito, potrei anche abbandonarmi alla mia proverbiale logorrea, ma mi trovo in un periodo di rassegnazione/ricettività/predepressione/praedepressione/prodepressione che difficilmente riuscirò a partorire un qualcosa con un senso logico o un minimo di interesse nei confronti degli sporadici lettori che mi ritrovo. Potrei dilungarmi, visto che ho scelto questa sera disgraziata per aggiornare questo posto, sull’ennesimo sacrificio d’interismo compiutosi ieri sera, con un Manchester United a massacrarci e Wayne Rooney a scherzare con la nostra intera difesa (ché solo grazie ad un abbaglio astronomico quel fesso di Ferguson l’ha messo da parte all’andata), circondato com’ero da inglesi grassi e vestiti di maglie rosse dentro un irish pub nel quale le mie capacità di comprendonio erano duramente messe alla prova da due litri di kilkenny ingurgitate solo nei primi 45 minuti di gioco, ma ancora capaci di rivelarmi come colui che molti definiscono il migliore allenatore del mondo non ha impedito all’attacco dei red devils di perforarci allo stesso minuto di due tempi per due volte nella stessa partita. Solo colpa della mentalità sbagliata che, certo, è figlia del nostro modo d’essere, ma che questo portoghese dalla fortuna inedita se confrontato alla media nazionale è pagato per mitigare. Gli ultimi dieci minuti di confusione mentale di chiaro marchio di fabbrica F.C. Internazionale Milano 1908 mi hanno fatto rivivere le solite emozioni di frustrazione e inspiegabile mistero che solo l’immenso amore per i colori nerazzurri mi permette di superare; non saremo mai capaci di vincere e convincere prima di tutto noi stessi, visto che la nostra lotta è sempre stata contro i nostri stessi fantasmi. In campionato si rubacchia una settimana sì e l’altra pure, l’unico schema che il setubalense riesce a disegnare è palla avanti se Ibra è di buona ne esce qualcosa altrimenti boh, una campagna acquisti fallimentare e tante stronzate venute fuori dalla sua bocca di rosa senza un minimo riscontro sul campo. Almeno Robertone Mancini l’undici titolare sapeva definirlo. Questo tra schieramenti iniziali e sostituzioni in corso d’opera finora ne ha azzeccata solo una (Santon), e comunque il solo fatto di aver messo Rivas titolare all’andata avrebbe dovuto impedirci il passaggio del turno per offesa alla pubblica decenza. Mourinho è un’incompetente e noi non si cambia mai, e non sarà dunque dell’aristocrazia nerazzurra che vi parlerò, e nemmeno della Svezia, una terra bella e fredda ma gentile ed ordinata, pulita, dalle donne bellissime che sembrano petali di rose delicati e profumati, dolci ed eteree, e che presumo mi annovererà al piu’ presto fra i suoi abitanti (il contrasto col Portogallo è così stridente da sentire l’inutilità del quotidiano penetrarmi nelle ossa e fiaccare le mie forze), visto che la mia indubitabile integrazione nella società lusa (loosa) e il mio quasi bilinguismo mi regala splendidi momenti, come un buon lavoro mediocremente retribuito (capacità di mettere da parte 10€ a fine mese pressoché impossibile), amicizie divertenti e argute, passeggiate a 25ºC al 13 marzo, una vista meravigliosa e il profumo delle calle ad invadermi la casa quando apro le finestre, la calura fuori stagione, un angolino lontano dal mondo, sette gol subiti dal Bayern Monaco, gente conosciuta per caso che racconta la sua storia singolare, tutte cose delle quali sento di dovere farne a meno.
Una noia mortale, io sono nato per sognare, e per realizzare i miei sogni, e per seguirli finché non si realizzano, e ho detto Svezia, e la Svezia sarà il mio prossimo sogno.
Occhei basta, non vi parlo nemmeno di questo, la mia vita è così piatta e così vuota che non ascolto un cd che mi convinca da almeno due settimane, che con Ruby non vado a parlarci perché mi trema la voce ogni volta che la vedo, che non ho voglia di scrivere, non ho voglia di essere ascoltato, non ho voglia di essere capito, non ho voglia d'estate, non ho voglia di maniche corte, non ho voglia degli altri, non ho voglia di nulla se non che torni presto novembre, i film indipendenti, le classifiche di fine anno, due settimane di pioggia fitta e tanto silenzio in me, mentre ascolto di nascosto il pianto rotto e solitario della mia vicina di casa, al suono di album persi nella memoria degli stessi che li hanno composti.