As câmaras da memória

Diario di un(o che continua a confermarsi un) antieroe
Vortici di pensieri disordinati: un italiano che ha anche vissuto a Lisbona, ma non per fare l'er*smus
"La vita per te é solo un pretesto per scrivere a ruota libera" (simon tanner aka humpty dumpty)
"Io lavoro, eri tu quello che faceva cazzate!" (Franca)

domenica, aprile 30, 2006

Il giorno perfetto.


Non voglio aspettare oltre.
Le mille e mille emozioni di oggi vanno raccontate così, a caldo, al rientro, al ritorno.

La Reggina è passione infinita, è orgoglio di popolo, è storia personale ineludibile.
Oggi era il derby, il più importante di tutti. Come dissi l'anno scorso, fu tanta e tale la delusione per come finì allora che mi schierai contro tutti e contro tutto: squadra, calciatori, società.
E oggi. Oggi i punti che ci distanziavano dalla Peloro erano 7, e vincere significava salvarci matematicamente e condannarli definitivamente all'inferno della B, dopo che per due anni ci hanno tartassato di sfottò per i due derby persi e addirittura per la loro posizione egregia di classifica.
E così è andata: cori ed emozioni, striscioni e offese, primo tempo soporifero. Forse i nostri erano troppo impauriti e sugli spalti già si parlava di combine, di 0-0 che non fa male a nessuno. Cozza svogliato, Rezai che falcia proditoriamente Paredes, De Rosa esce per infortunio.
Il cielo è grigio, ma la nostra passione accende i cuori, lo stadio è una bolgia di colore amaranto.
Quelli, là di fronte, cantano. Prepariamo la prima coreografia ma la squadra non risponde.

Poi, il secondo tempo, 15 minuti.
E' entrato Biondini che serve una palla d'oro a Ciccio Cozza e fa uno a zero. Sotto la curva. "Piacere, siamo la matematica"; "L'asino vola, credete anche a questa" (memori dell'io ci credo giallorosso contro il milan) . E la coreografia a partita iniziata: una B giallorossa enorme, e loro muti. La ola. Il torello.
Due a zero, Nick Amoruso, scacciato a calcinculo dal Messina. Ancora esplodiamo, li dominiamo, li stiamo umiliando.
Riappaiono immagini liete e meno liete. Sei anni di università presso i dirimpettai non si scordano facilmente e la loro boria neanche.
E adesso? Adesso c'è solo la Reggina in campo, c'è spazio solo per la nostra gioia.
Zoro è una bestia, un provocatore nato e fa di tutto perchè lo sommergano di Buu. Cosa che non succede, noi abbiamo la mentalità per stare in A, non si cade più nei tranelli.
Lillo, Lillo noi c'abbiamo un presidente che ci porta in serie A.
Ti ricordi quand'eri grande? Ora che sei più piccolina, ma se guardi da questa curva tu sei sempre la mia Reggina.
I padroni dello stretto siamo noi.
Serie B.
Quant'è bello il lunedì mattina.
Il sogno di un reggino è svegliarsi la mattina, aprire la finestra e non vedere più messina.
Anni, secoli fa. Stagioni, primavere, sogni e passioni. Lacrime e gioia, davanti a noi.
E oggi la gioia più grande.
E' tre a zero, è Rolando Bianchi sotto la curva.
E Donati che provoca nervosissimo, Parisi che lascia il campo in anticipo, e loro in silenzio. Silenzio assordante.

Li abbiamo accecati, li abbiamo affondati.
Indimenticabile, emozioni fortissime: non so cosa sia vincere una coppa dei Campioni, lo scudetto non me lo ricordo più; ma per un reggino condannare il Messina alla B e salvarsi, tutto in un derby, è la cosa più bella, più bella di una vita.
E' stato tutto perfetto, tutto al massimo.
Quando c'è stata l'invasione, non volevo farlo, ho provato in tutti i modi a trattenermi, ma mi sono messo a piangere.
La gioia era immensa, totale, profondissima.
Siamo in A, e loro non ci sono più. Per merito nostro.

Per sempre: 30-04-2006.
Il giorno perfetto.

sabato, aprile 29, 2006

We have got to take cover, brother.


Afterhours, urlava quel ragazzino, lo stesso che un tempo guardava i cartoni animati di
Belle & Sebastian in televisione. Mancava ancora molto tempo perchè i
Cure potessero influenzare e cambiare la sua storia, molto più dei
Delgados, che comunque in eventi, situazioni... hanno detto tanto. Più degli
Estra, che pure stavano nella sua vita e influenzavano il susseguirsi delle cose, "altro che
Franz Ferdinand", pensò, che sono durati lo spazio di un giorno, come la ragazza alle medie, come una canzone dei
Giardini di Mirò: la ricorderà, forse sarà l'ultima cosa che gli verrà in testa, ma casualmente... Potrà segnarne la vita in quanto bivio, ma non se ne renderà conto fino in fondo, della sua importanza... Inconsapevolmente... Eppure meno infame degli
Hood, prodotto Sub Pop, amata solo per il suo passato, una puttana ad ore, una copia come gli
Interpol per i
Joy Division.
Karma, cantava nei suoi 14 anni, incurante del futuro, di quanto l'avrebbe rimpianto su We have got to take cover, brother, quel verso, che non sarebbe mai valso, però, una canzone struggente dei
Litfiba, che gli insegnarono ad amare la musica oltre tutto, sopra sé stesso, sopra tutto ciò che veniva. Ad essere incurante del male intorno, della civiltà 'cattiva', della solitudine, delle ore e giorni ed anni di silenzio ad aspettare lei, triste e malinconica come un album dei
Mogwai, eppure aggressiva quanto una schitarrata
Nirvana. Sogni, sogni grandi come un concerto degli
Offlaga disco pax in due, con quell'amico di cui sopra, come sentire i
Pixies in una discoteca Portoghese e rimanere senza parole di fronte a tanta bellezza, nemmeno fossero i
Queen nell'86 a Wembley.
Repetto lo è sempre stato, nella sua immagine allo specchio, nel suo ascoltare i
Soundgarden quando non erano nessuno eppure lui era là. Per raccontarlo ai nipoti? E ce ne saranno? No, e nella solitudine di pomeriggi Oasis, vengono in mente medievalismi Cocteau
Twins (licenza poetica, va bene?), o nomi come
Wham. Periodi così, all'inseguimento di un tramonto iberico ritrovato nella sua casa, in quel Portogallo
Xutos e Pontapés, vite vissute, anime passate.
Yann Tiersen e uno struggimento infinito.
Zu, mi rispose.
Quel sole, alla fine della strada.
Sei tu.

giovedì, aprile 27, 2006

Cosa sta girando.


Le palle, prima di tutto e semplicemente per tante ragioni.

Ma mi riferisco alla mia musica del momento.
Recuperare i tre mesi portoghesi non è mica uno scherzo... Eppure ho avuto il tempo di:

-dimenticarmi definitivamente di Adam Green (Jacket full of danger). E' impazzito: 1930;

-mettere un trattino cancellando per sempre dalla mia memoria l'ennesima fuffa dei Fiery Furnaces (Bitter Tea). Zero totale, senza senso nè capo nè coda. Nè elettronica nè sperimentazione. Un neonato al mixer;

-comprendere come io con gli Artic Monkeys non avrò mai niente a che fare (bloc party? mercury rev? etc etc etc?);

-adorare i Devics (Push the heart): dolci, delicati, sussurrati, melodici. "If we cannot see" canzone dell'anno. Azzardo: a volte mi ricordano i Delgados;

-commuovermi col best di Cat Power. Alla frutta, sì, e dopo un album di cover è tutto dire... Eppure bello;

-elogiare il nuovo dei Calexico ((Garden Ruin). Maestri, come sempre;

-celebrare con gioia il nuovo Non Voglio Che Clara (Omonimo) : dicono che live stiano facendo pena, eppure quest'album ha fatto seguito a quell'EP (perchè altro non è se non un EP) di Hotel Tivoli. Cavolo, canzone d'autore italiana allo stato purissimo.
Dopo essere stato ammorbato da sanremo et similia, questo mi lega fortemente alla musica di casa nostra (vostra), coltivando una speranza, nonostante apparizioni a primi maggi e tutto il resto da parte di chi invece dovrebbe tirarne le fila;

-Io di Morriss*y non parlo;

-...ma dei Belle & Sebastian (The life pursuit) ho già detto? Li avevo già a gennaio. Hanno suonato spesso nel mio lettore in Portogallo. Onesto, molto loro. Belle and Sebastian;

-ascoltare i Mogwai (Mr. Beast) ennesima riconferma. Ottimo, campioni del post. Più invernale che primaverile, com'è ovvio;

-osannare gli I love you but I've Chosen Darkness, Fear is on our side. Cure, spesso, molto spesso, tra Faith e sbotti disintegration. Diciamo un The Top. Ma sbandamenti post-rock senza troppe pretese. Li seguo, li metto su un gradino parecchio alto;

-e infine, ma sopratutto, innamorarmi profondamente, tremendamente, teneramente, meravigliosamente e perdutamente delle The Organ (Omonimo).
The Organ.
Cinque meraviglie del creato che angelicamente coverizzano senza alcun pudore i primissimi Cure (e gli S*iths, ma io di M*rrissey non parlo). Con spirito naif, senza alcun tecnicismo. Con anima indie semincapace. Scrissi di loro: "[...] cazzo, 5 zoccole che mi copiano 17 seconds e sti cazzi. Il mio sogno erotico+musicale mai esistito. Manca solo che siano portoghesi."
Il sogno di ognuno di noi, di produrre un cd di cover dei Cure e suonarle in giro.
L'album è dell'anno scorso, sono esplose adesso.
Questo blog adora, e lotta con furore per diffonderne universalmente il verbo.

martedì, aprile 25, 2006

Lo sapevi che?


Lo sapevi che i Greins ci aprivano i concerti ai Chiurr??

domenica, aprile 23, 2006

Pensa bem


Pensa bem è una canzone stupidissima di Monica Sintra.
Alcuni miei amici hanno detto che Monica Sintra è la Laura P*usini del Portogallo.
Io sto piangendo per Pensa bem.
Adesso.
Pensa bem me la cantarono la prima sera due ragazze. Jenni e Joana. Che dicevano cose che io non capivo.
E poi.
E poi sono passate tante altre persone. Poi ho visto Lisboa e Porto. Poi ho visto lo Sporting. Poi sono stato a Viseu. Poi la recita dei ciganos. Poi i colloqui, la Camara. Poi la compagnia dei ragazzi. Poi i death cab. Poi Coimbra e lo Sporting. Poi obviamente e grao mestre. Poi Aveiro. Poi le feste dai ragazzi o a casa nostra. Poi Rua direita e Adamastor. Poi internet. Poi il calcetto. Poi tutto il Portogallo.
Poi qua.
E dopo qualche giorno, Pensa bem.
Il primo giorno, Pensa bem.
Pensa Bem ha un testo del cazzo, dice stupidaggini.
Pensa bem è Portogallo.
Nessuno ha mai pianto per Pensa bem.
Dopo quattro mesi ne capisco le parole.

E non mi resta che piangere.

venerdì, aprile 21, 2006

Ho seriamente paura del momento in cui avrò di nuovo il tempo per postare qui sopra.

Non voglio che clara, I love you but I've chosen darkness, Cocteau Twins e sopratutto Organs.

lunedì, aprile 17, 2006

Il Socialismo in un solo quartiere: il mio.


E' sinceramente impossibile riuscire a trovare le frasi, le parole per descrivere la serata di ieri sera (sicuramente non con i Magnetophone in sottofondo e infatti adesso li caccio). Suonavano gli Offlaga Disco Pax a Reggio Calabria, finalmente, a pochissimi chilometri da casa mia. Aspettavo questo momento da tanti mesi... Tanti mesi in cui ne sono successe di cose, come questo blog testimonia, e partire da solo da qui, con tanta gioia, e pensare a quante domande avevo voglia di fare, a quanto e cosa sarebbe cambiato, a come li avrei ritrovati, alle ore liete passate mesi e mesi fa a Gioiosa Jonica, a brand:new, alla prima volta che ascoltai robespierre e al Calamita ha accompagnato il mio viaggio privo di stereo (ormai andato per sempre) nella mia auto.

Daniele mi aspetta sulla porta, mi si avvicina quando arrivo, ci abbracciamo forte, entro nel ristorante e abbraccio max ed enrico. Mi fanno sedere con loro, e col vino nel bicchiere si parla di politica, calcio, musica, Portogallo... Enrico e Daniele accanto a me, Max di fronte. E allora si va tutti insieme al locale, da tutti universalmente riconosciuto come troppo fighetto. E la brasilena, e max in bagno, e il rickembacker. Loro sono così: come li ho lasciati li ritrovo, e più amici, più fratelli di prima, e max all'uscita del locale a parlare di silvio, e della sinistra italiana. Entro con loro, e aneddoti di parigi, e quanta gente fuori, a gioiosa eravamo in DUE, ricordavano persino il mio amico. Il jack daniel's di enrico, suona il primo gruppo.

Inizia il concerto, e mentre i miei amici stanno suonando piccola pietroburgo (max la presenta, dico polistena, mi risponde e facciamo teatro) piango. E su enver ripeto a qualcuno che non sarà mai un'emozione da poco. Il tatranky max lo lancia. Lo lancia dopo uno sguardo d'intesa, nelle mie mani. Sarà stata solo una mia assurda convinzione e illusione, ma voglio crederlo.

Mi emoziono a guardare quante persone ci sono intorno, e penso a quanto sia bello averli visti crescere, esserci stato dall'inizio, e averli ancora vicini, amici, fratelli, compagni.
Max disegna il suo mondo, un mondo che questa notte è stato anche mio. Un paradiso indescrivibile. Vorrei davvero non finisse mai.
E quando finisce, quel grazie.
Max: sai quanto sia stato bello, importante.

Plettro, compilation, musica con l'agnello, finchè nel locale restiamo solo noi. La custodia di Daniele, Enrico in macchina e Max distrutto. E ancora salutarsi, promesse che saranno, saranno.

Avete reso questo giorno indimenticabile, bellissimo, unico. Per anni, anni, anni.
Qualsiasi parola è poco, per spiegarvelo, per dirvi ancora grazie.
Grazie Daniele.
Grazie Enrico.
Grazie Max.

E grazie ad Anna, per essere stata lì accanto a me fino in fondo. Dopo più di venti anni che ci conosciamo, il primo concerto insieme è stato il loro. E anche per la tua presenza è stato indimenticabile. Negli anni, ancora e ancora. Per sempre.

Avrei molte altre parole per te, che ti ho detto, e che qui non val la pena ripetere. E far leggere ad altri.
Solo, ancora, grazie.

martedì, aprile 11, 2006

La fine di tutto.


Come, come può essere accaduta una cosa del genere?
Come può questa nazione essere così ridicola, in ogni sua manifestazione?
Non credo, onestamente, che tutti gli elettori della destra siano degli idioti. O mafiosi o delinquenti. Anzi.

E allora mi chiedo, com'è possibile che la destra, dopo l'immane sfacelo che ha prodotto in Italia, non dico sia stata riconfermata (come può darsi) ma sta in pareggio. IN PAREGGIO.
E meno male che han cambiato la legge, ché avevano preso più voti.
Un governo che ha distrutto i sogni e le aspirazioni della mia generazione, che ci impedisce di costruire una casa, fare una famiglia, che asseconda interessi criminali e lobbistici, che ha fatto sporcare le mani e la coscienza di parlamentari che hanno associato i nomi a leggi vergognose ad personam per un uomo che è proprietario di un'intera nazione.

I portoghesi mi han detto che è una settimana che alla loro tv mandano le 'ASINATE'-testuale, di berlusconi. La sua maleducazione straordinaria. Inconcepibile per un presidente del consiglio.

E non stiamo parlando del Burundi o dell'Angola, con tutto il rispetto, e nemmeno di Cuba o del Vietnam, per par condicio.
Stiamo parlando di una nazione che è stata Impero Romano, di una nazione che quando eravamo all'estero ci dicevano 'avete i monumenti e le città più belle del mondo', la nazione di Dante, di Leonardo, di Pirandello... Di cinema e cultura nei secoli. Industrializzata, con un tasso di alfabetizzazione al 100%.
Una nazione che ha permesso a Berlusconi di cacciare Biagi alle 8:30 per mandare Pupo e i pacchi, che ha dato dignità alla de filippi, che legittima falsi bisogni con il mezzo televisivo che li diffonde.

La gente è cieca, o vuole esserlo. Al malessere sociale che porta a omicidi in famiglia, alla paura del futuro che non c'è, quando vi siete chiusi dentro quell'urna, ci avete pensato, italiani?
No.
No, perchè è importante l'apparenza. Un presidente del consiglio che mi chiama coglione se voto a sinistra, una guerra ingiusta assecondata, sentenze truccate, leggi cambiate.
Vergogna. Vergogna Italia.

Mi vergogno di parlare questa lingua, di appartenere a questa gente, che ascolta ramazzotti e zarrillo, che ha come obiettivo nella vita andare in televisione o farsi la scopata dell'anno, che porta i pantaloni sotto il culo e i capelli sparati in aria. Che balla il latino americano. Che muore in discoteca o per la strada stroncato da una pasticca.
Come si fa, ad eleggere e dare fiducia a un giullare che ha strapazzato la nostra credibilità all'estero, ci ha buttati sul lastrico, ci ha resi precari, omogenei, vuoti, disadattati.
Come si fa.

Eppure non sono stupidi, quegli elettori, non tutti, non ci credo.
E la soluzione che io trovo è questa: quelli di destra che non sono stupidi hanno interessi a votare lì, e allora lo accetto.
Ma gli altri?

Chi dice di votare silvio perchè sorride, o chi urla buu allo stadio che gente è?
E' quella gente che vive ad occhi abssi del post di prima. Che vive di sms e che non legge i giornali. Che crede alla televisione.
Che ama il vuoto, infine.
Quali animali senza cuore festeggiavano dalle finestre di forza italia stasera, quali esseri senza anima? 'Chi non salta comunista è'. 'Abbiamo vinto'.
Voi?
Ha vinto lui. Ha vinto il male.

E allora, italietta, che hai rivoluto berlusconi, io ti dico addio.
Smetto di fare il disadattato.
Buona fortuna.

giovedì, aprile 06, 2006

Ritorno a casa (?).


E' così. Con tutta la tristezza che abbia mai provato, torno qui, ai patrii (?) lidi.
Troppo innamorato di gente umile che sorride tristemente, che porta con sé speranze e delusioni, che dà il cuore, fino all'ultimo, fino in fondo, di ragazze che ti parlano e ti guardano negli occhi, di poche auto che si fermano sulle strisce per farti passare, di case che stanno per cadere e tramonti arancio intenso, commercianti che sorridono e ti raccontano della loro vita, pub con musica bassa e sconosciuta.
Ritorno in un'Italia allo sfascio, senza saper usare questa tastiera, nell'appiattimento di un paese congelato a maniche corte, abituato come sono al freddo di Viseu, la gente che non si guarda, berlusconi che mi chiama coglione, un bambino di un anno e mezzo ucciso a badilate, una birra alla spina 5 euro (ci mangiavo due volte al giorno, con 5 euro), tutti a correre e silenzio nei mezzi di trasporto.
Due sere fa, in un pub, durante Villareal-Inter, un gruppo di ragazzi, appena sentito il mio accento, iniziano a insultare la televisione chiamando Materazzi terrone, e dicendo che si stava a perdere contro la Reggina, che quella era una squadra di calabresi di merda, che Martins è un negro di m. ma sempre meglio dei terroni ecc.
Tanto da portarmi a rinnegare la mia passione ultradecennale nerazzura e iniziare ad augurarmi un tracollo devastante della squadra di Mancini.
E' questo forse il simbolo più eclatante. Vado via da un posto in lacrime, con persone che in tre mesi sono diventati fratelli, fratelli indimenticabili, con Vasco che mi dava lezioni di vita e Bruno che mi chiama alle 4 di mattina, o Pedro che mi riaccompagna alle 6:30 per salutarmi, o Daniela che tratteneva anche lei le lacrime a stento, per rientrare in un mondo dove sono assolutamente fuori luogo, disadattato, dove non si parla più, dove tutto va troppo in fretta perchè sia goduto fino in fondo, dove si parla male degli altri e basta, dove senza nemmeno conoscermi mi offendono e mi fanno provare vergogna per loro stessi.
Vado via, e l'ultimo giorno ero a Porto con i ragazzi dello stage, con i quali abbiamo diviso tutto, una famiglia per tre mesi: persone che mi sono state vicine, che ho lasciato piangendo, e ognuna è stata parte del libro della mia vita, e io sono stato parte del loro. E sarà irripetibile, e indimenticabile.
Guardo le oltre tremila foto, ed ognuna racconta di un ricordo.
Tutti coloro che ho conosciuto hanno qualcosa di speciale che me li rende presenti, ancora, fortemente, nel mio cuore.
Ognuno ha avuto parole di elogio per me, mi ha fatto credere in me stesso più di quanto abbia mai fatto nessun altro.
Mi hanno solo ascoltato. Come io ho ascoltato loro.
Ritorno, a questa vita piatta, scialba, a nessun obiettivo.
Ritorno, e non mi sento di chiamare questo posto casa.