As câmaras da memória

Diario di un(o che continua a confermarsi un) antieroe
Vortici di pensieri disordinati: un italiano che ha anche vissuto a Lisbona, ma non per fare l'er*smus
"La vita per te é solo un pretesto per scrivere a ruota libera" (simon tanner aka humpty dumpty)
"Io lavoro, eri tu quello che faceva cazzate!" (Franca)

sabato, agosto 26, 2006

O momento do voltar va chegar

Aa Paramount depois de dinheiro e fama envia embora o meu actor preferido, e agora tio Tom va tornar-se indie, e portanto sempre maior.

(post orgogliosamente modificato - questo blog è solo mio).

giovedì, agosto 24, 2006

Note

La nota a pié di vita era "Natale, Capodanno, feste comandate (da chi, n.d.JP, come se nella stessa parola stessimo comprendendo l'origine forzata dell'essere felici).
Mai ho sognato di essere così"

Mai.
Le vivevo, con interesse quasi investigativo (ricerca = investigaçao) e interrogativo, sociologico involontario, da bambino, tra parenti leggermente ubriachi, io pure, e forse veramente felici.
Non importa, adesso.
Perchè questa felicità sia eterna, dovrebbe rimanere solo un eterno ricordo, un irripetibile, o comunque un'occasione in cui raccontare di come impiegai 'i soldi con cui la vita premiò la morte dei miei genitori' (citando un Alex in formissima).
I miei figli parleranno un'altra lingua.
La luce sarà diversa.
E ancora starò vivendo.

P.S.:(ma anche no)

sabato, agosto 19, 2006

Adesso

Adesso, avrei dovuto scrivere.

Adesso, per raccontarvi del mio adorato Portogallo, dei miei amatissimi fratelli attimo per attimo che se anche tenessi 40 blog o una enciclopedia vuota da comporre non basterebbe a raccontare sol quanto (sol campbell) è l'unità di misura dell'idea che ho di loro, sol quanto ogni secondo è lontanamente marchiato a fuoco nella mia anima.

E ne scriverò, sì. Dentro di me.
Perchè è domani.

E domani non ci sarà più bisogno delle parole.

giovedì, agosto 03, 2006

Vaffanculo

Non aspettatevi una conclusione che non ci sarà.

Io lo sapevo, che sarei rimasto qui. Lo sapevo, quando facevo la circonvallazione con il motorino e pigliavo le botte di freddo, quando ascoltavo quel gruppo col cantante odioso che magari riuscissi ad andarlo a vedere per rivangare quel che si è stati (vero, Antonio? E autoctona sarà tua mamma - cit.), lo sapevo bestemmiando, lo sapevo alla sagra di Ricadi come quella di Limbadi, bella, mia, nostra.
Lo sapevo.

E allora quelle scale che mi dividono dalla porta non saranno mai qualcosa da ricordare com saudade. Quella piazza neanche. Quella là neanche (e parlo coi morti - cit.).
Sarà il mio presente, passato, futuro.

Vaffanculo?
Non lo so, ragazza molto magra coi riccioli biondi.