As câmaras da memória

Diario di un(o che continua a confermarsi un) antieroe
Vortici di pensieri disordinati: un italiano che ha anche vissuto a Lisbona, ma non per fare l'er*smus
"La vita per te é solo un pretesto per scrivere a ruota libera" (simon tanner aka humpty dumpty)
"Io lavoro, eri tu quello che faceva cazzate!" (Franca)

domenica, giugno 24, 2007

Vento del Nord


Giovedì sera ho visto Jay-Jay Johanson al centro culturale di Belém, molto mal disposto; spesso, il lavoro uccide.
Nonostante questo, ho goduto appieno delle due intense ore di musica che il cantautore scandinavo ha offerto: una presentazione, nella prima parte, delle musiche del nuovo, bellissimo disco (del quale ho già parlato in termini lusinghieri), pezzi di repertorio, rivisitazioni di vecchi singoli, versioni alternative come una On the Radio più ovattata e liquida.
Ad una prima mezz'ora piuttosto lenta e dolcissima e profonda, favole di amori e scuse che non hanno ormai più nessuna ragione per esistere, sono seguiti momenti quasi jazzati, col bassista che si distingueva per la capacità di toppare due canzoni su tre e parti intensamente electro come è costume della sua tendenza principale.
Solo basso chitarra e tastiera, Johanson non ha suonato strumenti. Le rari parti "chitarrate" erano delle semplici tracce su pc preregistrate e amplificate, sulle quali la band suonava.
L'apparenza da frocetto non induceva comunque alla partecipazione attiva: praticamente fermo sul palco, si è lasciato andare ad alcuni movimenti solo per scattare foto ai membri della band. L'ambiente scuro dell'auditorium scarsamente illuminato: un live intimo e romantico, triste e sdolcinato.
Ha confessato di amare Lisboa, ché qualche settimana fa, mentre suonava al Fragil, la moglie l'ha chiamato per comunicargli di essere incinta.
Ed è questa la novità principale di Johanson, in fondo: rimane un discreto musicista che canta d'amore con le sue variazioni, nei testi e nei suoni, tra folk ed elettronica, capace di mantenere la sua originalità e il suo perchè.

Il vento del Nord non è solo quello di un cantaurore scandinavo a Lisboa, ma anche delle temperature basse di una delle città che ho amato di più nella mia vita e che, giusto questa notte, ho avuto la fortuna di visitare di nuovo: Porto, l'invitta, nei suoi palazzi decadenti e chiese gotiche, dark come mai, fulgente di nera tristezza, scura e opprimente che sancisce come fin troppo naif la luce di Lisboa, dai suoi abitanti pazzi e spontanei che hanno dato vita alla propria festa popular del patrono São João.
E se Lisboa era una sagra paesana moltiplicata per mille, Porto ha avuto il moltiplicatore almeno raddoppiato; basti pensare che io continuavo a chiedermi cosa fosse mancato a Lisboa per essere la Madonna della Montagna di Taurianova e me ne sono accorto solo quando ho visto la banda suonare sul palco alla Ribeira.
Un milione di persone armate di martello di plastica: durante qusta festa tutti prendono e danno a tutti reciproche martellate in testa con l'oggetto che vedete in foto, sorridendosi in modo innaturale. Alle 23 il 98% dei presenti é affetto da emicrania ma continua come nulla fosse.
La cosa non ha alcun fondamento logico.
Nessuno.
Ma ti prende così tanto che diventa impossibile fermarsi, è una droga, un movimento naturale a un certo punto, che uccide la conversazione e finisce per diventare un concentrato di "TOMA LÁ", beep e foda-se. E ci si martella tutti, bambini, vecchi, giovani, adolescenti senza distinzione di razza, colore politico, convinzioni morali o religiose.
E poi lo spettacolo dei fuochi artificiali, che illuminano il Dom Luiz I e spiegarlo sarebbe impossibile finchè non mostrerò alcuna foto; e poi ovviamente ancora sardinhas, il fiume illuminato, il ponte che oscilla, la confusione, la calca, le scene di panico.
Il sorriso dei Portuensi, che sono gentili, aperti, che urlano e dicono parolacce, che non se la prendono mai, che sono orgogliosi e veri, che non ti faranno mai sentire solo.
Che sono ciò che più amo di questo posto.
Quel vento freddo del Nord scaldato solo dall'intensità del loro infinito calore umano.

venerdì, giugno 22, 2007

Ventuno giugno

Sono così triste che quando passo io le foglie cadono dagli alberi.

Estou tão triste que quando eu passar as folhas caem das arvores.

martedì, giugno 19, 2007

Senza Parole

domenica, giugno 17, 2007

Pagatemi la pensione, ragazzini (cit.)


Una grande notte lisboeta.

Quando ho visto il flyer della foto a destra, con robert smith alle spalle di quelle magiche presentazioni, quanto ci avrò messo, secondo voi, per programmarmi la serata di oggi?
In fondo il revival anni '80 a Lisboa me lo vivo ogni fine settimana, ma stasera è stato un po' differente: perchè il Santiago Alquimista è un locale molto ben arredato, per quanto sia in Alfama -e a differenza del 100% dei visitatori di Lisboa a me Alfama non fa nè caldo nè freddo, è il vero Portogallo, dicono gli er*smus mai usciti dal Bairro Alto-, con un soppalco sul quale la gente balla a mò di cubo, perchè l'accoglienza è sempre buona, perchè una volta Helder mi ci ha fatto entrare presentandomi come Antonio Moretti con gli accrediti del Rascunho, perchè è la prima sudatona estiva a ballare dell'anno.
Una gran serata, con due dee jays bellissime, iniziata con poca gente. Ero darkabbigliato, i miei '80 sono questo dal punto di vista vestiti; sono i suoni del commodore durante il concerto di Type Loading Error, un tipo che basterebbe solo il nome, con la faccia coperta da una maschera da schermidore, a suonare sui suoi suoni (che grande trittico di parole) pre-registrati nell'ipod una chitarra bella secca e rock, col basso compulsivo di eighties memories; sono il mondo diviso in due sul final countdown, le C90, sono Blondie e la Material Girl, i Cure, il personal Jesus, la mia spilletta dei New Order di oggi, sono Sweet Child o' Mine col motorino, sono i Joy Division dopo una settimana curtisiana, con i racconti di quei vecchi paesani che sembravano di altro mondo - il nastro giallo e il paint-in-black; gli 80 erano quello che avremmo voluto essere crescendo: quello che siamo, l'adattamento tra infinite nostalgie di un mondo che, truccato forse dall'innocenza della nostra infanzia, ci sembrava perfetto, lento, drive in e l'a-team, i colori della televisione ancora un po' sfuocati; Maradona e il muro di berlino e chernobyl.
Ce li abbiamo ancora di fronte ai nostri occhi, quando li chiudiamo danzando su quelle tastierine ora pompose dei Van Halen, ora decadenti di Bowie, ora twee di Cindy Lauper.
Qualcosa che porteremo sempre dentro, qualcosa che ci ha segnati.
Noi, figli, che balliamo epilettici sotto le luci stroboscopiche avanzate alla generazione precedente.

Per quanto ci potrete cancellare od ignorare utilizzando un semplice tasto delete, quello che nell'Amiga era fantascienza, rimarrete degli orfani, ragazzini col telefonino.
Troppo impegnati per chiedervi "da dove vengo".

venerdì, giugno 15, 2007

Una fine inaspettata


Quando, alla prossima pubblicità di H&M, ascolterete Sweetheart dei Tiger Baby e ne rimarrete stupiti e affascinati, ricordatevi di chi parlava di loro tre anni fa, e di chi li metteva nelle compilation.
Buona fortuna anche a loro.

Tiger Baby in H&M-campaign

The Swedish fashion company H&M have decided that 'Sweetheart' is the perfect song to accompany the
presentation of the company's summer trends alongside illustrations by the very talented fashion
illustrator Liselotte Watkins.

To have a look, go to http://www.hm.com and pick INSPIRATION, SummerTrends and then SYDNEY.

lunedì, giugno 11, 2007

Dalla Bica a me stesso


Santi popolari a Lisboa: come trovarsi catapultati, inoltrandosi nel profondo di una capitale europea, in un mondo fatto di tavoli di persone sconosciute ubriache che cantano fado, ballano per strada e consumano birra e sardine festeggiando insieme.
Molti dicono che Lisboa non sia altro che una serie di Bairros vicini che rappresentano ognuno di essi un piccolo paesino; e forse è questo il segreto che fa funzionare una sagra del contadino in piena regola nel 2007 alla faccia di chi le tradizioni se le è dimenticate, se le è trasformate, se ne vergogna. Un altro tuffo nel passato di tanti anni fa, con il calore umano naturale a sostenerti, a farti sentire un po' meno invisibile di come probabilmente si è, sempre, inevitabilmente. Quando però il dolore quasi non si sente più.
Alfama e Bica, in un altro fine settimana col sabato segnato da una indomabile stanchezza che mi ha portato ben presto a letto; tavoli organizzati da famiglie zingare che offrono vino e carni varie e sardinhas alla brace tra festoni e su e giù da scale, tra Avenida e Margem Nord.
Dicono che i lisboetas impazziscano durante questo periodo; se le premesse sono queste, in realtà, credo che il mio stupore deriverà di più dal fatto che tutto ciò si svolgerà in tale inusuale contesto anzichè dai vari avvenimenti che seguirò, inclusa la sfilata delle coppie che si sposeranno a Sant'Antonio, accuratamente scelte tra innumerevoli da tutta la città.
Una sagra paesana moltiplicata per mille, l'ho ribattezzata con un amico proveniente dalla mia stessa zona.
Aria di casa, ancora una volta.
Qualcosa di profondamente mio, ancora una volta.

Rimango sempre più stupito, semmai, dai tizi del Gato Fedorento, tipico programma ironico della televisione nazionale portoghese alla domenica sera; in sostanza ci sono quattro pazzi che partono dall'imitare l'incedere verbale dei portoghesi del nord per ridicolizzare politici e attitudini lusitane dai quartieri più alti a Seixal, con intermezzi di esibizioni di genii come David Fonseca, che fino a stasera ha ben pensato di adattare una canzone di Monica Sintra (una paus*ni lusa) ad uno standard udibile, in inglese e ben ritmata.
E fin qui.
Solo che come lo spieghi alla gente che il corrispondente italiano è Z*lig?

E a piccola percentuale di proposito, Cats on Fire con The province Complains mi sono piaciuti, ma ben lungi dalla misura in cui sono stati idolatrati dalla indiecritica; mi piacciono in qualità di twee-fenomeno, passo impercettibile nel cammino di genere.
Come del resto, fatte le dovute distinzioni, per Clemente con ...whilst honey hums - in streaming.

L'altro giorno, a formazione, ci hanno sottoposto a una specie di test psicologico, autore qualcuno che avrò pure studiato ma nonmiricordocomesichiama.
In pratica ti davano un foglio bianco con 6 quadrati, e ognuno di questi quadrati conteneva una figura geometrica, e a partire da quest'immagine bisognava disegnare la prima cosa che ti veniva in mente per ciascuna cella.
Solo successivamente ci avrebbero svelato che ciascun quadrato rappresentava, rispettivamente, l'Io, gli Altri, la Famiglia, il Futuro, il Lavoro e L'Amore (manco gli oroscopi, lo so).
-Ebbene, l'Io era un cerchio. Ci ho fatto dentro due occhi, un naso, una bocca.
Perché probabilmente sono semplice, così come appaio. Spontaneo, puro. Banale, a volte.
-Gli Altri era una zeta. Ci ho fatto dentro una lettera postale. Un mezzo di comunicazione che più antiquato solo i tamburi.
Obsoleto, ma del quale non mi stancherò mai, forse. Una comunicazione intima, profonda, lenta. Quello che è diventato un pc, freddamente, una mail.
E che ha significato tante persone. Gli altri che ho conosciuto di più.
-La Famiglia era un semplice rettangolo, che, alla maggior parte, ha ispirato una semplice e banale casa.
Io, appena ho visto quel rettangolo, ci ho visto immediatamente una radio marroncina che nei tardi anni '80 era sistemata sul termosifone vicino ad una poltrona.
Lì passavano partite di calcio, quando la televisione non c'era. Lì si metteva la cassetta di Natale, quando significava qualcosa. Lì ascoltavo Lucio Dalla
con un anno che verrà.
Dei pesci rossi, ricordo; il balcone azzurro. Un albero di pere, il vento forte.
-Il Futuro, un quadrato, è diventato una scatola nella quale conservo le cose che scrivo, i miei plettri, le note che ricevo. Tutto ciò da cui non mi separerò mai.
Quelle carte insignificanti che valgono più di qualsiasi altra cosa. Il segno tangibile del mio divenire.
-Sul Lavoro transeat.
-L'Amore era un punto. Ci ho costruito un vinile.
Sarà semplice, riduttivo, ed anche ingeneroso nei miei confronti vederci qualcosa di uguale che gira sempre intorno, come penserà la totalità dei miei amici lontani che sta leggendo queste righe.
È più lontano che mai, oltretutto, in questo momento, anche se l'altra notte, come capiterà sempre, credo, ho sognato ancora una volta quell'unica anima nera-nera e uguale alla mia che ho avuto la sorte di incontrare per le strade della mia vita.
Io ci ho visto solo l'amore per la musica: l'unico amore reale, corrisposto, sincero, incapace di tradire, incapace di far soffrire (ok, tranne tizianoferro), che mi ha sempre dato più di quello che mi aspettavo. Sempre.
Senza che io mai avessi chiesto niente.

Il mio compito a casa d'inglese, composizione su tema libero, è stato "la breve vita di Ian Curtis".

domenica, giugno 03, 2007

Adrenaline


La Gazzetta online pubblica una foto di quell'inutile idiota che sta sulla panchina dei campioni del mondo con alle spalle due tette, come si può vedere.
Visto che abbiamo vinto il mondiale, perchè non distruggere una squadra mandando un incompetente allo sbaraglio fino a soffrire con le isole Far Oer, un posto la cui esistenza era ignota al 40% degli italiani fino a stasera?
Almeno fossero sue, quelle tette.
Che nazionedimmerda.

Emma's back officially.
Adrenaline.

sabato, giugno 02, 2007

Ceramiche apocrife


Andrew Bird, giovedì sera, è salito sul palco dello storico São Jorge; aveva un abito coloniale e le scarpe rosa, e ha decorato un'ora e mezza del nostro tempo con esercizi di musica su auto campionamenti in diretta.
Come dissi, la chitarra stavolta c'è, ed è emozionante; la sua voce, invero monocorde, si spezza sui fischiettii dai quali sembra essere definitivamente preso.
Duemila persone in religioso silenzio, duemila competenti ascoltatori cullati dalla magia dei suoi suoni, dalle luci del palco di un teatro, dai deliri di un triste cantautore del nostro tempo, che non si ferma nell'esplorare nuovi percorsi e che rende l'esagerata sperimentazione piacevole e l'estremo cantilenismo ascoltabile, pescando a piene mani dalla sua intera discografia.

E c'è chi, quella notte, ha preferito andare a vedere dell'argilla modellata...