As câmaras da memória

Diario di un(o che continua a confermarsi un) antieroe
Vortici di pensieri disordinati: un italiano che ha anche vissuto a Lisbona, ma non per fare l'er*smus
"La vita per te é solo un pretesto per scrivere a ruota libera" (simon tanner aka humpty dumpty)
"Io lavoro, eri tu quello che faceva cazzate!" (Franca)

domenica, luglio 24, 2005

Un pezzetto di vita


Venerdì mi sono laureato in scienze politiche.
Sei anni di gioie, dolori, passioni, musica, droghe, amici, paranoie, alcool.

Un milione di sigarette fa, entrai all'università. Un neodiciottenne timido, forse insicuro, forse estroverso per mascherare certi segni che ti accompagnano per sempre.
Con tanti sogni, una valigia di paure e diverse ossessioni.

E comincia una storia, una storia matura, fatta di ragazzine che scappano di casa, di gite fuori porta non programmate, di lezioni e professori spauracchi che ti danno il lei, levatacce il giorno dopo un concerto suonato da ubriaco.
Di esami preparatissimo toppati clamorosamente, di altri invece caduti dal cielo in modo inaspettato.
Senza una lira in tasca. Perchè c'era ancora la lira, sì.
E amici, tanti amici, uno che è diventato un fratello, una collega conosciuta il primo giorno di lezione, la prima in assoluto che poi è sempre stata vicina, fino alla fine, fino in fondo, fino all'ultimo momento.

Non posso e non so raccontare un'emozione lunga 6 anni, le volte che sono cambiato, vi basti sapere che sono entrato da quella porta vestito di nero e bianco come la morte e ne sono uscito abbronzatissimo in giacca e cravatta.

E quanti sogni buttati via; e il primo amore. E le case, feticci a ricordo indelebile di un pezzetto di vita.

Fino a venerdì: seduto davanti a una commissione, dietro tutti in attesa, lacrime di gioia alla proclamazione, lacrime a tavola, lacrime abbacciato alla mia migliore amica, lacrime abbracciato a chi è cresciuto con me. Una laurea emotiva, una gioia immensa, attorniato da gente che mi vuole davvero bene, che mi ha dimostrato una attaccamento che non era lecito neanche sognare.

Vale più questo di un titolo vuoto, privo di significato, troppo formale per il mio modus vivendi.

Penso alle mie colleghe che non rivedrò più. Tra vent'anni forse, tutti sposati coi figli. Ci riconosceremo?
E penso a quello che sono. Privo di ogni consapevolezza, adesso. Privo di progetti.
Libero.

O forse è un altro inganno?

giovedì, luglio 21, 2005

Signor Jones

(...)
Assomigli a un fantasma, sgomento all'idea
che sia tutto un gioco, oh no...

A cuore aperto, che sanguina di già
hai il cuore aperto che sanguina di già
io sanguino, sanguino, del sangue che non ho
ti aspetto,
signor Jones.

martedì, luglio 19, 2005

Palermo, Sicilia, tresettembreduemilaecinque


Volevo tenermelo dentro ancora per molto.
Volevo aspettare l'uscita ufficiale.
Ma il cd dei dEUS (in uscita al 15 settembre) ce l'ho nel pc da una settimana.

E non ascolto altro.
Bellissimo.

Dopo sei anni di silenzio io non so cosa mi prende.
Worst Case Scenario era meraviglioso, ispiratissimo, innovativo, dirompente, come qualsiasi opera prima che si rispetti. Pezzi indimenticabili, 'suds and soda', l'omonima...
Elementi caratterizzanti di un'attitude che li avrebbe resi unici.

Poi venne 'In a bar, under the sea', e usciva fuori la 'pazzia' dei dEUS: sperimentazioni, pezzi estremi, ripresi anche in 'the ideal crash', l'album che fra gli altri ho ascoltato di meno, io, ammiratore sconfinato di questi ragazzoni belgi. Poi il silenzio.

Silenzio.
Raccolta di singoli e paura tremenda: dio, si bolliranno anche loro?

E invece no: ecco un album differente, nuovo, bellissimo, molto più intimo, vena compositiva ritrovata, richiami all'attualità musicale forti, suoni molto meno campionati ed 'effettati'.
Pochissima sperimentazione.
Il singolo è un pezzo meraviglioso, un po' disperatello, con un riff che ti entra in testa e non ne esce più. 'Bad timing', ovvero paura, disperazione, rassegnazione. Tempi duri.
'Stop-start nature': entriamo nel rock duro. Sì, nel rock duro, chitarra sciolta, suono annacquato, plettarte secche e crescendo aggressivo.
'If you don't get what you want', scdanzonato e pazzerello, forse l'unico che tiene in ballo la storia dEUS e richiama le vecchie opere; 'include me out', dolce e sussurrata, melodia delicatissima, arpeggio al cuore; 'pocket revolution', qualche ammiccamento post a una chitarra ovattata; 'nightshopping' e 'cold sun of circumstance' sono già sulla fasariga 'stop-start nature', mentre 'the real sugar' è una poesia spartita tra un cantato quasi vuoto nel sottofondo e una chitarra espressiva ed emotiva.
Chiude 'nothing really ends', ovvero 'scusate per il ritardo'.

Non fa niente, se l'attesa viene ripagata così.

Album ripeto notturno, agressivo a volte, dolce e sussurrato altre.
Melodie che erano sconosciute ai dEUS ascoltati finora; chiudo gli occhi e vedo una metropoli di notte e luci, ombre, tremori, paure, certezze e novità.
Un lato oscuro di caratteri, personaggi, modi di vivere e pensare eterogenei ed inaspettati.
La fermata di un autobus, l'ultima corsa di un tram, un taxi vuoto. E poi una discoteca con un casino d'inferno. E poi un concerto in un club di scalmanati rockettari. E di colpo un pianobar in un ristorante semivuoto ove si consuma l'ultimo atto di una storia d'amore.
Intenso, inaspettato, differente, emozionale.
Grandissimo disco.
Opera somma.
Cinque stelle.

Tre settembre a Palermo gratis.
Io le canterò tutte.

Lettera aperta ai ventenni del duemilacinque

Ritornando da un weekend in quella splendida località di villeggiatura che è Soverato, sono tante le impressioni che si generano nella mia mente.

Sicuro, è stato molto diverso rispetto agli altri anni. Amo molto questo posto, meno di Tropea (ove passai le prime 20 vacanze estive della mia vita e rimane dunque indelebile. Vedo i vecchi parcheggiati sulle panchine del posto e vedo me tra pochi-!- anni), ma sufficientemente per sentirmi legato saldamente ad eventi, spiagge, locali, bar, abitudini, gazzettedellosport al lido.

E le impressioni, ripeto, sono state tutte pietose, guardandomi allo specchio.
Sono vecchio.
No, non fuori, sono vecchio dentro, sono vecchio nel mio atteggiarmi, nel mio essere di un'altra generazione, di un altro mondo.
Io non metterò mai la maglietta con su scritto 'hijo de puta', al di là della serietà di mia madre fuori discussione,
io non vestirò mai una t-shirt con la scritta 'narcotraffico',
io bevo ginlemon, un litro di vino e due birrette, non il mojito e la vodka tuttifrutti,
io non resisto a ballare due sere di seguito
io a 18 anni non facevo sesso in spiaggia alle 6 del mattino (mio malgrado),
io impazzisco che i Cure vengono a Tormina,
io non conosco nessuna canzone di vasco,
io non so giocare a beach-volley,
io non so ballare il latino americano,
io non riesco a mettere i pantaloni sotto il buco del culo,
io resto senza parole di fronte a una tipa che si avvicina a parlarmi
perché io le ragazze dovevo avvicinarle, e loro mi rifiutavano
non sono loro a prendere l'iniziativa,
io non fumo erba assiduamente da 7 anni,
io porto gli anelli al dito,
io non ho bracciali di plastica,
io non ho il costume a fiori,
io vado al mare con l'ombrellone,

io
non sono più
di questo mondo.

Una sedicenne
alla quale abbiam detto 'buonanotte'
ha risposto 'salve';
un ragazzetto che giocava a palla
me l'ha tirata addosso
e m'ha detto 'scusate, signore'

Non so se sembro vecchio, può essere.
Mi sento però vecchio.
Stanco.
Dentro.

Caro mondo, non ti sto più dietro.
E chi se ne frega?
Vado a letto coi Joy Division.

Qualcuno non ne sentirà mai parlare.
Qualcuno capirà che di questi anni '90
degli '80 della musica rinata, dell'assaporare la vita attimo per attimo
senza fretta
delle novità che ci venivano e le assimilavamo poco a poco
dei grandi che ci parlavano di droghe in vena
non è rimasto neanche un ricordo remoto

Tutto va troppo in fretta.
Spero che loro, i ragazzini, lo sappiano
io sono felice.

Ma forse loro
lo sono più di me.

...E ora giro per locali
Mi stupisce la puntualità
Delle mode musicali
Giro come un disco
Non mi fermo mai
Le ragazze della pista
Sono esempi di velocità
Che mi annebbiano la vista
Ballo senza troppa tecnica
Sono in un periodo strano
Fumo e bevo troppo
E non mi va
L’innamoramento umano
Ballo senza fiato
Non mi fermo mai

Ho più freddo adesso
Di quando tanti anni fa
La neve bianca mi gelò
La giacca a vento
So che tornerà fra cento-
milacinquecentoventicinque anni
La moda del lento

O forse no?

venerdì, luglio 15, 2005

Lillospierre


Ho visto il primo derby col Cosenza
nel 1994
Il calcio italiano era come l'universo: in espansione
Il vicino di posto, sballatissimo, mi chiese di Davide Dionigi
Gli risposi che l'arbitro aveva ragione
e che simulazione o no
il rigore era stata una cosa giusta.
Il vicino di posto non ritenne di fare altre domande.

Ma abbiamo anche altri ricordi di quella grande casacca amaranto Iacopino
-Il portiere da trecentomila papere Belardi
-Rubens Pasino alla Juventus
-Le vittorie cadette di Nevio Scala
in nome del reazionarismo catenacciaro
-Gustavo Reggi che trafigge Toldo
-Ciccio Graziani coi capelli
-Il nemico Ciccio Marino, passato dalla Reggina direttamente al Messina alla faccia del Commando Ultrà
-Lo sponsor del caffè usuraio porco e lo spareggio con la Cremonese senza ritorno
-Massimo Marazzina che non capivamo perchè
quando giocava da noi era una pippa
e col Chievo stava in nazionale
-Jorge Vargas a Tropea conciato come un travestito brasiliano
-Colomba
-Il primo bengala
-Aloisi, un legnoso difensore centrale alle altre squadre noto come il bradipo che Guerini adattava sulla fascia con nostro sommo sbigottimento
-Pinciarelli come Maradona contro la Fidelis Andria
-Gli ospiti della Cavese, qualcuno sa perché
-Una scritta degli ultras della Peloro dopo la sconfitta in casa nello spareggio col Verona in serie A
Diceva: "grazie Cossato, uno di noi"
-e poi i nostri meravigliosi idoli della curva
Davide Possanzini
Paolo Ziliani
Mauro Briano
Simone Giacchetta
Massimo Mariotto
David Di Michele
Sandro Merlo tra i pali
e il grande centravanti della promozione, non più in attività, al quale ci si rivolgeva dicendo 'Articu, si cchiu bruttu da Multipla'!

E infine il capitano cariatese che al fantacalcio valeva un credito
e per Lillo Foti
quindici miliardi di vecchie lire.

Il mio pippone di oggi...

...E' politico e lo trovate nei commenti, qui.

Enjoy JP.

giovedì, luglio 14, 2005

Ma se era bbonu, 'ndu davunu a nnui?!

La Reggina si presenta al raduno per la nuova stagione.

Premessa: sono 6 anni che mi abbono, tra A e B, in curva, e quand'ero ragazzino scappavo di casa al pomeriggio di domenica, a volte, per vedere match importantissimi come Reggina-Gualdo o Reggina-Cavese.
Momenti indimenticabili.
Quest'anno non rinnovo, per la prima volta, l'abbonamento;
Per la ragion principale che credo di non essere da queste parti e poi perchè, sostanzialmente, Lillo Foti ha organizzato a fine anno una festa per i tifosi che ha offeso la mia pur mediocre intelligenza e umana malizia.
A fine campionato tutti all'Oasi, festa solo per gli abbonati, rinfresco, spettacoli, premi, giochi ecc.
Invece il buon Lillo dopo averci fatto un'ora e passa di pom***i (io vi amo, voi mi amate, io vi adoro, voi siete la Reggina ecc.ecc.), ci ha detto che ci faceva la sorpresa... Tutti in trepidante attesa ('vò vìdiri ca nd'accatta a Vieri?!?'-trad::stà a vedere che ha comprato Vieri- s'udiva dalle ultime file) e Lillo che dichiara: "ehm... quest'anno... ehm... l'abbonamento... ehm... sarà possibile farlo.... ehm... con la formula biennale! Siete contenti?"
Sticazzi Lillo.
Non basta che ti regalo 250 euri per un anno di sofferenza, per biscottoni contro squadre di Gazzoni o già retrocesse alle ultime giornate, per un gioco provenzanamente latitante e salvezze all'ultimo secondo? Ora mi chiedi pure il sacrificio rendendomi cosciente che tanto retrocediamo? A scatola chiusa?
Ma mi prendi per il culo?
Tanto l'avrei fatto lo stesso.
Ma io non parlo prima, eh?

Acquisti: prendiamo Bellucci? Noooo! Prendiamo Vigiani! Compagno di banco di mio nonno alla licenza media del 1935, amante segreto del nostro messia-profeta-veritatem ora Uolter Mazzarri (homo presuntuoserrimo oltre ogni iperbole) mentre il Nakamura non lo vuole neanche Avramovicci per lavare la schiena a Duff nell'intervallo sotto la doccia. Due inutili doppioni. Non bisognava prima vendere?
Togliamo Colucci, vero campione e uomo in più quest'anno. Perchè riscattarlo? Una volta che ne abbiamo uno buono, da rivendere al triplo il prossimo anno, mandiamolo via, no?
Mozart, poi, lo teniamo forse... E sì, e va bene, ok, è forte, eh? Ha tenuto la squadra da solo eh? Solo che come puoi tenerti uno che da tutta l'estate (e pure prima) diceva: 'la Reggina mi sta stretta, voglio la Juve o la Champions' (minchia è maradona) oppure 'merito la nazionale brasiliana' (glielo freghi tu il posto ad emerson e zé roberto)?? Ormai questo pensa alle vacche.
E fallo tornare sulla terra, ora che la stessa juve s'è presa Vieira.
E allora, mi domando e dico, forse, ma forse, che è sinonimo di saggezza, invece di sparare cifre allucinanti per uno che, dopotutto, non c'ha nessuna esperienza internazionale e che fino all'anno scorso veniva qui a farci il 10° il venerdì a calcetto quando ci mancava l'uomo, non potevi venderlo subito e sostituirlo con uno mezzo discreto? Con una promessa? Con uno sul viale del tramonto?
Con Milanetto, cazzo, che in B è una vergogna?
No, Lillo no. Lillo vuole valorizzare il prodotto Reggina.
Come Mesto.
L'inter prende Figo eh? Lillo? Hai capito? Non chiedere 60 miliardi di euri! Vendi, diosanto, tanto più che il sostituto ce l'hai in casa: Esteves.
Ma io non parlo prima, eh?

E no, perchè Esteves non c'è più! Un portoghese comprato per un pezzo di vetro e una collanina di perle, dal rendimento eccezionale in quelle poche partite che il messìa Uolter s'è degnato di schierare non c'è più.
L'abbiam venduto al Vicenza, in cambio delle COMPROPRIETA' di due ragazzini raccattati dalle vie di Conegliano Veneto che giocavano beati alla trottola in giardino.
Adescati da Lillo, con la promessa di caramelle gratis e scarpette dolceeggabbana tutto l'anno a Reggio, hanno firmato per gli amaranto.
Ma chi cazzo sono? Meglio uno forse buono che due mezze pippe. Comprate tra l'altro a metà. Se non sono pippe complete. Neanche Moratti arriva a tanto.
Ma io non parlo prima, eh?

E infine il portiere (foto).
Pelizzoli. Apparentemente un colpaccio. Ha una bella carriera alle spalle. E' pure giovane.
S'è fatto fregare er posto da 'n ragazzetto der testaccio de vent'anni.
E'venuto a Reggio senza sbandierare le solite paturnie noiose da fighetto del calcio che conta.
Molto strano.
La Roma paga metà ingaggio.
Allora io. Mi domando. E dico.
Ma se era bbonu, 'ndu davunu a nnui?

Tanto mi sarei abbonato lo stesso.
Ma io non parlo prima, eh?

Piccola Santiago del Cile ai tempi di Pinochet

Nel paese dove vivono Alfio e Rosi c'è Piazza Italia.
Ed in mezzo un monumento ai caduti della guerra del '15.
Un'aquila di metallo scuro che scanna un'altra aquila morente ai suoi piedi.
Se uno ci pensa, ci può credere.
C'è scritto che è stata fusa nel 1922 e poi donata dal regime.

Era bellina Piazza Italia, ma poi l'hanno aggiustata.
Perchè, ed è la cosa davvero pazzesca, P**** R****, condannato per falso in atto pubblico e agli arresti domiciliari da un anno, ha le chiavi della città da due.
Il sindaco ha ideato, votato e approvato una delibera del consiglio comunale in suo favore.
Quel tizio ha le chiavi della città e gli abitanti se ne vergognano.

Tredicimila anime alle porte dell'Aspromonte.
Il sindaco è stato eletto con una maggioranza trasversale di destra, sinistra, centro, centro destra, estrema sinistra, fascisti e giolittiani trasmigrati dal Partito d'Azione,
da fare invidia a Bettino Craxi e Silvio Berlusconi.
Avevano commissariato il comune ma la giunta ha deciso che Taurianova non poteva non avere il suo duce.
Hanno fatto un'altra maggioranza, nessun progetto e in un anno ecco una multigiunta in Villa Giulia (al municipio).
I vigili urbani sono centinaia e tutti parenti dei consiglieri comunali. E una sera a rompere i coglioni col parcheggio c'è il cugino del sindaco, una sera a farti il verbale che tantopoiselavedeilsindacononpreoccpuartilofacciamosoloperfarvederechelavoriamo c'è il fratello del capogruppo della maggioranza, delle sere a sprangare il corso c'è il figlio dell'impiegato all'anagrafe, delle sere F***********, la figlia dell'assessore, una giovane guercia che è bellina, ma in paese fa la santa e fuori si dà da fare parecchio.

Ricordate la gingomma di Padre Pio al mare? Probabilmente no, ma non importa.
Qualche anno fa non ne parlarono neanche i giornali, tanta era artificiosa e grossolana la costruzione ad arte fatta per abbindolare la gente per far passare per buona l'ipotesi del miracolo.
Ebbene, in un impeto di ribellione per tanta imbecillità
in quei giorni anche l'aquila di Piazza Italia cominciò a lacrimare.

Ne parlò persino Liu a Vurpi: "Malanova mi hannu sti cazzi i figghioli non hannu mancu rispettu pé morti.
E tempi mei a st'ura m'avianu scippatu i mani!".

(scusa max....te vogghio proprio proprio bbene)

Carattere Verdanarancio Standard


Su blogspot ho aperto un sito di roba variopinta
telecinesi, calcio, musica, maccheroni scotti, politica.
Per un grande server non è un evento.

Si tratta di uno spazio per me pieno di cose evocative
ma con una drammatica lacuna: il titolare (cioè io) è un giovanotto rigidamente alternativo
vetero dark
supponente e antipatico.

Me la tiro da paura insomma, e nonostante mi abbia già sganciato duecento accessi tra link e commenti
non me lo filo per niente.
Il blog è mio ma sembro un ultrà della Reggina costretto dalla ragazza rompicoglioni ad andare a fare shopping la domenica pomeriggio del derby
e sul mio viso campeggia una scritta enorme: "Perché lo faccio?
Non vedi che io non ci vorrei stare qui?"

Legge un bel post (quello su Armstrong) e mi chiede di chi è la frase dell'incipit
Con la solita solerzia gli ripondo col mio
CARATTERE VERDANARANCIO STANDARD
e dico, rassegnato: "E' Pinu u Sgrò"
Poi, un lampo di vita! Mi ridesto dai miei pensieri troppo sporchi e disordinati e gli comunico deciso:
"Non credo tu lo conosca, è lo scemo del villaggio del mio paese".

Ora capisce. Il suo discettare ordinario mi trasmette amicizie encomiabili.
Ma lui lo sa chi è Pinu u Sgrò, arrogante blogger indegno della roba che scrivo qui dentro
alternativo dei suoi coglioni che quando lui passeggiava in Piazza Italia
io ero già alla terza pippa consecutiva.
Chiude explorer.
Chiude explorer e mi odia.

Ieri sera, surfando per la rete, s'imbatte in un sito di role playing game chiamato Popomundo e guarda distratto un nick: è quel lurido blogger!
ecco perchè quell'aria da stronzetto non gli era nuova.
E tutto torna, alla fine.
Lo scemo è il bassista degli H*** N******!

Ha il mal di stomaco
la bile travasa
e se ne va a dormire.

Brutta bestia,
LA GASTRITE.

(scusa max, te voglio tatto tatto bbene- chiaro che il riferimento non è a nessuno: nessuno ha pubblicato e nessuno è così stupido da lasciarmi 200 commenti su un blog così. Forse solo io.
Infatti il testo è molto schizofrenico. Ma questa è un'altra storia.)

mercoledì, luglio 13, 2005

"Armstrong chi?! Quello che è andato sulla luna?"


Il tour, completamente (e apparentemente- si legga fra le righe) dominato da un americano texano spocchioso, riesce a riservare ancora diverse emozioni.
Non da Ivan Basso, ormai novello Godot dei giorni nostri, che fra proclami e difficilmente dissimulate speranze, non si separa neanche in caso di invasione di cavallette dal totem giallo (non attacca, non difende, non scatta, non si stacca), nostro malgrado.
Totem giallo che diventa sempre più antipatico. A parte le sue notorie amicizie col guerrafondaio compaesano inspiegabilmente (?) eletto re del mondo, a parte che sono sei anni che vince (e che palle) a parte la fondazione di beneficenza creata ad usus et consumo della sua immagine, incrementando l'aura buonista che gli si conferisce d'ogni parte (fai pure beneficenza, ma non spiattellarlo a ogni piè sospinto e sopratutto non farti disegnare il braccialetto della fondazione dalla n*ke), a parte Sheril Crow (moglie: più inquadrata lei del gruppone maglia gialla), posso anche lodarlo per aver sconfitto il cancro (e da lì è diventato, oggettivamente, un mostro), ma non ci si comporta da campione parlando di 'dream team' o facendo la volata per il terzo posto (e impedendo a gregari e onesti operai del pedale di mettersi in mostra) .
Anyway, sta visibilmente invecchiando, le occasioni per attaccarlo, anche sui nervi, non mancano.
Probabile che vinca, a me onestamente frega poco, io non dimentico quando arrancava anni fa sulle montagne e di classe e carisma non aveva neanche un briciolo.
Continuo a preferirgli il quadro barocco-gotico-decadente-snob d'un Jan Ullrich incartapecorito che il viale del tramonto l'ha imboccato da diversi secoli (quello che vediamo ora altro non è la proiezione olografica d'un gregario di Alfredo Binda scampato ai bombardamenti del '46, che da allora non smette di correre. E' Auro Bulbarelli che ci fa credere che sia Ullrich).

Nota di colore, visto che ho nominato Crow e Bulbarelli.
Fantastico Bulbarelli.
'Sheril Crow non fa country, come erroneamente ho detto ieri... E' un'icona del soft-rock... soft-pop... Cassani puoi aiutarmi?'
'Non cvedo, Auvo...'
...
'Un nostro spettatore dice che Sheril Crow è l'antesignana di Britney Spears e Alanis Morissette'
Va bene, Auro, ora riposati.

Torniamo al tappone di oggi, in modo tale da poter riversare la retorica epica che solo il buon vecchio paceallanimasua De Zan senior ci ha scientemente insegnato.
Tappone sì, tappone di montagna, storico. L'arrivo a Briancon è leggenda: dominio di Bartali, vittorie di Coppi, trionfi di Merckx (lui cannibale), revanscismo francese, Marco Pantani con le ali alle ruote quando buttava via la bandana e la parabola discendente era ancora al di là da venire.
Miguelon che controlla il gruppo con ferma autorità.
E' il giorno delle rivincite. 173 Km di saliscendi, e al km 31 si stacca un gruppetto di 6-7 fuggitivi. Botero (nella foto), Vinokourov, Caucchioli.

Caucchioli merita un discorso a parte.
Nessuno ha mai visto Caucchioli. Caucchioli non vince mai una tappa, non è mai nei primi dieci in classifica, non è mai al dopogiro, pregiro, dopotappa, durantetappa, ospiteinstudioalladomenicasportiva.
Però quando c'è una fuga c'è Caucchioli, nel gruppone c'è Caucchioli, nel gruppo maglia gialla c'è Caucchioli, nella volata c'è Caucchioli.
Sono sicuro di aver sentito da Bulbarelli, durante la tappa dolomitica Aigueille de Saint Fregnac-San Giacomo delle Vallinfiore, che Caucchioli stava in testa a 3'04'' dal gruppone, alla cui coda c'era Caucchioli mentre il gruppo della maglia rosa Caucchioli era distanziato di 4'54''.
Intanto in coda Caucchioli era caduto e Caucchioli stava faticando in salita.
Sono certo che Caucchioli è un espediente narrativo ideato da Cassani quando è troppo ubriaco di grappa alpina e non distingue uno scoiattolo dal tipo che vestito da elefante incita Garzelli a non mollare.
In tutto questo Bulbarelli è, ovviamente, correo.

Dicevo, Vinokourov il kazako, grande promessa della T-Mobile, ieri clamorosamente deludente, fragorosamente crollato, ha il dovere di riscattarsi, a costo di sputare il sangue. Compagno di fuga Santiago Botero, ex campione del mondo, discreto cronoman, discreto scalatore, discreto in tutto. Troppo discreto. Outsider di natura.
Colombiano: perché rimarco le nazionalità? Evidente: questi due ragazzi sono l'orgoglio d'un intero paese (Botero un po' meno, la Colombia ha altri discreti ciclisti), paesi dalla tradizione del pedale pari a zero. Addirittura il Vino ha fatto sì che il ciclismo diventasse, in breve, il terzo sport kazako in assoluto.
Ai confini dell'impero.
In breve i due seminano gli altri. Sul Telegraphe (colle impervio) resiste Pereiro.

Si passa sul Galibier e Pereiro non c'è più. Galibier, cima diabolica, durissima, che non perdona nessuno. Selezione durissima.
Vinokourov scatta, si isola, lascia Botero da solo.
Non riesco ad abbandonarlo anch'io.
Perché Vinokourov ha stile, classe, sa stare in bicicletta, è un piacere da vedere.
Botero, invece, guardatelo: suda, ha una maschera disegnata sul volto che sembra sempre sorridere d'un sorriso amaro. La testa sempre storta a destra mentre s'impenna la strada. Pedala come un forsennato con un tale modo inguardabile di roteare la caviglia... E spesso, guarda nel vuoto e parla da solo.

In una tale impresa disumana, scalare un colle così duro, Botero è il più umano di tutti. E' vicino a ognuno di noi ciclisti della domenica che imprechiamo al vuoto quando al 10°km inizia il falso piano, quando l'alcool della sera prima si fa sentire prepotente nelle gambe, quando le 20 sigarette quotidiane ti impediscono il respiro. E ti agrappi solo alla forza interiore che trovi, chissà dove, dentro di te. Quella forza che non sapevi di avere.
Botero sembra sempre allo spasimo.
Botero è un outsider, promesse non mantenute chissà perchè chissà come, obiettivi a portata di mano non raggiunti chissà perchè chissà come, colpi di genio che nascono inaspettati dal nulla.
Chissà perchè chissà come.
Un outsider, come noi.

Il gruppo del texano spocchioso è lontano, i minuti arrivano a 4, li lasciano fare, tanto, la maglia gialla non è in pericolo.
Finisce il Galibier e Santiago ha limitato i danni: 'Vino' è a 46'' e in breve lo raggiunge.
Vino con la forza della disperazione ha fatto tanto, ha dato una dimostrazione di forza (tardiva, dopo la caduta di ieri) devastante, ha dimostrato che il debito d'ossigeno di ieri era solo un episodio.
Merita obiettivamente di vincere la tappa, e il maligno dio del pedale, che tante volte ha operato in nome di inspiegabile ingiustizia (ricordate Di Luca coi crampi al Giro?), sembra volerci mettere il ditino anche questa volta: si stacca il sensore-microchipdenossocchè vicino alla ruota posteriore; se va a finire nei raggi è la fine.
Attimi di panico, ma l'ammiraglia in breve risolve il problema.
Discesa lunga (3o km) e vertiginosa, a 50-60 km/h: a 1 km dall'arrivo entrambi vogliono la tappa, Botero è davanti, segue a ruota il Vino. Sembra un inseguimento su pista, Botero sta quasi in surplace ad aspettare lo scatto del kazako... Attimi interminabili, tifo Botero, Vino scatta ai 500 metri, Botero si ferma e lo lascia vincere senza opporre più resistenza.
140 km di fuga.
Non riesco ad essere dispiaciuto.
Anzi.

Ai confini dell'impero americano sono nati i due piccoli eroi di oggi, che sono stati i dominatori, almeno per un giorno, d'un tour che ha il suo imperatore, guarda caso, americano anch'esso.

Rimane l'immagine d'un colombiano che urla a Santiago di non mollare sul Galibier.
La materia dei sogni.

Cose dell'altro mondo, ovvero l'imberbe teen nella fenomenologia dei Perturbazione.


E' solo perchè
porca puttana mi son proprio innamorato di te

Quando uscì l'album dei Pertubazione, qualche mese fa, le mie impressioni furono tutt'altro che positive.
Il gruppo in sé non ha mai risvegliato, negli anni, un interesse extraordinario ai miei occhi, e il cd non rappresentava certo una pietra miliare nei miei ascolti.
Anzi.
Si aggiunga che l'accostamento dei 'nostri' ai bau è perenne e continuamente sbandierato ai quattro venti, e si avrà la mia considerazione generale dei metereopatici in questione.
Il burro in culo, gli sms, l'attitude volutamente naif mi dà ampiamente fastidio, perché discettare in questo modo di argomenti più o meno serii può essere divertente ma poco edificante, e comunque lontano, lontanissimo dalla classe stratosferica che quelli di Montepulciano hanno insita nel loro 'musicare'.
Trovo stupido creare ad arte un mondo da sedicenne alle prese con la prima cotta, forzando volutamente i toni, non trovando dentro di sè l'argomento e la pulsione emozionale che spinge un imberbe teen a scrivere poesie alla propria amata mentre nel segreto della sua camera dedica intere ore alla masturbazione solitaria per soddisfare il proprio amore claudicante.
Voglio dire.
1) Se vuoi scrivere di questo mondo devi viverci dentro, non puoi cercarlo dentro di te, tra i tuoi ricordi, e farne una canzone, un album, una discografia.
Ne risulta artefatto.
2) Il tema è divertente, d'accordo, chi di noi non si guarda indietro e non ritrova sé stesso al liceo alle prese con quello che sembra l'amore della propria vita e dopo dieci anni, rivedendol* per strada, neanche l* riconosce.
Però devi scegliere il piano dialogico: nel senso, o mi parli della struttura alta di quell'amore, dei paragoni alle stelle del cielo o ai prati fioriti di maggio, o mi parli delle seghe chiuso in bagno al ritorno da scuola.
L'imberbe teen infatti si rivolge al giovine compagno di banco illustrando nei dettagli il coito che sogna la notte di consumare con la propria irraggiungibile bella, mentre rivolgendosi alla signorina in questione ne decanta lodi immanenti e le illustra la sua estraneità alla razza umana: lei, ne è certo, è una creatura trascendente.

Il perturbatore deve scegliere ove collocarsi.
Non puoi mischiare i due piani, passare dall'uno all'altro, usando solo un linguaggio volgare, evidente segno di scarsa cura dei testi musicali.
O forse tentativo estremo di colpire al cuore nel modo più banale e ingenuo possibile.
Ma che, pensi che mi compro l'album perchè mi dici che io ho il burro in culo e l'animale no?
Ma vaffanculo, va.

Il perturbatore, a mio avviso, non ha la classe di un baustello. Perchè il baustello, nel cantare il disincanto provincial-snob anni '70-'80 della provincia italica nello statico divenire della contraddizione in termini che uso sempre per designare il miglior gruppo pop mai apparso nella nostra penisola, ci è dentro.
Il baustello sogna fuori moda di essere Alain Delon.
Il baustello è disadattato, va in discoteca per sbaglio e spera che torni la moda del lento.
Il baustello vede gli alberi del parco e ne trova le lacrime.
Il baustello nell'83 a Rimini ci è finito veramente.
Il baustello non finge. Il baustello soffre di quest'amaro disincanto, aggrappandosi ai residui di un mondo che vive solo nei suoi ricordi. Ricordi veri, ricordi esistenti, ricordi tangibili.
Il perturbatore questi ricordi li costruisce ad arte. E cerca di colpirmi al cuore con una parolaccia.
E no, così non va.

Però l'album è bello, accipicchia.
Musicalmente niente da eccepire.
Lui è pure stonato al punto giusto. Forse pure troppo.

'Seconda persona' mi piaceva parecchio, eh? L'ho pure messa nella mia personale compilation dell'estate.
Solo che tutti parlavano di 'Se mi scrivi' come il potenziale singolo.
Ridevo di cuore a questa affermazione.
Perchè aspetto un esseemmeesse come se piovesse è una frase banale per una canzone che deve spaccare, per quanto sia pop, capace di scriverla pure un ragazzino di 9 anni in quinta elementare.
Perchè l'sms quand'è arrivato m'ha fatto conquistare una ragazza che bramavo da anni, perchè aiuta quelli come me timidoni timidoni, ma dopo un po' diventa una gran rottura di balle.
Sopratutto quando ti imbatti nella 18enne che li scrive a 200 km/h e tu sei ancora lì che cerchi il tasto 'risposta' nel menu.
E se non rispondi presto ti tempesta di squilli e tu bestemmi il padreterno, ricordando di quando il telefonino non c'era e se ci vediamo a scuola bene, e sennò come vuole il destino. O chiami a casa finchè non risponde lei. Che tanto costa pure di meno.
Beh, sapevo che non mi sarebbe piaciuta, 'se mi scrivi', perchè dal testo troppo scontato, con la parolaccia messa lì a casaccio, con l'sms che, è vero, lo aspetto come se piovesse, ma che a lungo andare lo odio quando arriva.

E invece ieri per caso mi si apre il file di 'se mi scrivi'.
Malosaichenonèmale?
Magari la rimetto un'altra volta.
Oh, la rimetto.
Ma che me frega, premo 'repeat' e mi caccio il pensiero.

Loop devastante. Sono all'86° ascolto di fila.
Cazzo quant'è bella.

Ritorno...


...a tenere un blog.
Forse perché ne avevo bisogno.
Forse perché non posso farne a meno.
Forse perché semplicemente non voglio perdere certe sensazioni
che appaiono in un attimo
e in un soffio di vento (al momento caldo)
svaniscono per sempre.

Riaprono, finché ne sentirò il bisogno quantomeno, le 'camere della memoria'.
E dal passato non possono prescindere.

Mi siedo, solo, al crepuscolo d'un pomeriggio estivo, ad osservare il mondo.
Da quest'immagine così desolatamente disperata, riparto.

So che tornerà l'estate tiepida di sole
sulle nostre lacrime.