As câmaras da memória

Diario di un(o che continua a confermarsi un) antieroe
Vortici di pensieri disordinati: un italiano che ha anche vissuto a Lisbona, ma non per fare l'er*smus
"La vita per te é solo un pretesto per scrivere a ruota libera" (simon tanner aka humpty dumpty)
"Io lavoro, eri tu quello che faceva cazzate!" (Franca)

mercoledì, marzo 29, 2006

Dilaila


Al volo, e da lontano, segnalo l'uscita del nuovo ep dei Dilaila, 'Imparate a Comunciare', con tre indeiti e la bellissima 'musica per robot' tratta dall'album.
Tutto dal sito ufficiale (e chiaramente una visita qui é d'obbligo).
Non lo posso ascoltare, non lo posso recensire ma...
Ho molta fiducia.

lunedì, marzo 27, 2006

E siccome...


...le elezioni si avvicinano, impazzano i test, i questionari on line etc. etc.
Chi mi conosce sa delle mie posizioni politiche, e siccome stavolta ero quasi sicuro di ció che stavo per fare é perfettamente inutile che io partecipi a queste robe.
Ma: il fatto di non fare un cazzo da mane a sera di fronte al pc, oltre al fascino sempreverde dei test*
*vai a pensarci: il test di per sé dovrebbe essere inutile; chi meglio di te puó conoscerti... E nonostante questo la gente -eu também, é claro- li compila comunque.
Tanto, se esce una roba che non ti piace dici 'il test ha sbagliato'... Altrimenti va bene o modifichi le risposte per vedere che effetto che fa.

Pensa te che in una nazione hanno usato i test per anni al servizio militare. Si dice cha ncora oggi, in epoca moderna, siano utilizzati.
"Ti piacciono i fiori?" - tu dici si e nel profilo ti esce 'sei frocio'.
"Senti cose che altri non sentono?" - certo, gli An Emotional Fish; e nel profilo ti esce 'psicopatico'.
Tant'é: uno il test lo fa lo stesso.
"Scopri se a letto sei intraprendente." Ma lo so se lo sono o no, caspita. Eppure...

Eppure mi sono messo a fare sti benedetti test, perché uno poi dice ma io volevo votare socialista e boselli m'ha fatto il patatrac...
Qui é venuta fuori l'immagine in alto a destra.
Qui un grafico che mi dà verde, rc o ci al 52%.
Qui m'é uscito che al 13% sono con Pecoraro e Di Pietro, e in effetti mi fa male.

Il discorso é questo: adesso sono veramente preso dalla voglia di mandare il nano a casa, e le mie posizioni si fanno sempre piú estreme, i miei sbandamenti comunisti sempre piú pericolosi.
E la mia fiducia nella vittoria si assottiglia sempre di piú: la deficienza si generalizza, e molti elementi sinistrorsi sono, ad ogni livello, sempre piú insopportabili.
Emigrazione definitiva: nuova via per la salvezza.

venerdì, marzo 24, 2006

Parabéns!


Hoje é um dia muito importante para uma das pessoas que principalmente foi perto de mim nesta vida portuguesa.
E para eu é muito importante ficar aqui nesto dia: é o aniversario da Daniela, a minha professora de lingua portuguesa mas que tornou-se uma verdadeira amiga no tempo que se passou. E se eu adoro esta nação tenho que ser obrigado principalmente à ela, ao Bruno, ao Araujo, ao Vasco, ao Nuno e ao Ricardo. Que foram verdadeiros amigos desde o primeiro dia, e que sou seguro ficarão amigos nos anos que temos em frente.
Eu estou por partir: mas deixo o meu coração nas mãos destas pessoas; seguro que saberão sempre ser perto.
Hoje, como amanhã.
Aqui, como em qualquer outro lugar nos seramos no tempo.
Nunca esquecer-me-ei de vocês: quando acabou o curso, escrevi uma valiação sobre a Daniela; não é bastante para falar da afeição que eu sinto para ela, como uma prenda não é nada mais que um stupido objeto com pouco signficado. Mas sou que pode fazer-le prazer.
Então, parabéns minha amiga!

"E’ difficile dare una valutazione di un corso tenuto, prima che da una insegnante, da una persona amica: non potró sicuramente essere disinteressato fino in fondo, nel dare un giudizio definitivo.
Una cosa é certa: se sono arrivato a Viseu il 10 di gennaio, conoscendo di portoghese solo ‘saudade’, ‘mesa’ e ‘boa tarde’ e oggi riesco a comunicare tranquillamente con chiunque, il merito é sicuramente, principalmente, il tuo. Che hai saputo, con grande equilibrio, essere severa e ragionevole, rigida e flessibile, sempre rponta a dare la spiegazione in piú, se richiesta, umile e capace di ascoltarci, considerando che di fronte a te c’erano persone adulte.... che spesso adulte non sono state; e mi riferisco a me stesso, non a qualcun altro del quale non mi interessa conoscere percorsi interiori e paranoie: ho fatto casino, a volte, ho detto la parola in piú che non anadva detta, altre, ma hai sempre tenuto in mano la situazione, se hai dovuto rimproverarmi lo hai fatto col sorriso sulle labbra, se ho fatto errori, alla lavagna o in un compito, non mi hai mai umiliato o fatto sentire un burro.
Il corso.... a me piace scrivere di musica, lo sai, e allora ti diró che questi 15 giorni di ‘aulas’ sono stati come quindici tracce di un album. Un albumche non definiró ‘rock, pop’ o qualcos’altro di preciso. Sono stati giorni di allegria e studio... Lo studio che é stato principalmente qua dentro, e non a casa, e guarda come puoi essere ORGOGLIOSA di quello che hai fatto: parliamo, capiamo le parole, le ripetiamo, e lascia perdere se rimarró 300 anni in Portogallo e ancora invece di temos diró tenemos. Ci hai arricchiti dentro, ogni traccia é stata diversa dalle altre, ogni traccia é stata un susseguirsi di emozioni e stati d’animo diversi.
Se oggi amo il Portogallo, e tu sai quanto questo sia vero, é anche perché mi hai insegnato ad amare questa lingua, le vostre tradizioni, la vostra cultura e storia. E sto parlando solo di quest’aula, di quello che abbiamo fatto durante le lezioni. E ricorda che anche durante le lezioni mi hai visto piangere...
E allora, tutte queste emozioni che rimarranno negli anni indimenticabili, quello che ci hai dato, ritornerá ogni volta che rimetteró il cd di questi giorni nello stereo della mia anima.
Ricordatelo, e mettitelo in testa: sei una persona straordinaria.
E niente, e nessuno, deve farti mai pensare il contrario.
Grazie infinite, con tutto il cuore, mai dimenticheró.
Obrigado! Con il cuore."

martedì, marzo 21, 2006

Carlos Lopes


Per il ciclo la materia dei sogni va ora in onda...
...la storia di Carlos Lopes.

Premessa
Vivo a Viseu, qui, ma piú propriamente abito in una freguesia (frazione, se volete... Quartiere meglio forse) della capitale dell'omonimo distretto, chiamata Vildemoinhos.
Gli abitanti di Vildemoinhos sono un po' piú pazzi degli altri: sono piú disponibili e parlano moltissimo.
Gli abitanti di Vildemoinhos mal sopportano la dipendenza da Viseu: si fanno chiamare 'Trambelos' e chiedono con un certo squilibrio mentale, senza alcuna ragione evidente per farsi accettare una cosa del genere, l'indipendenza dal centro -perché, ripeto, é un quartiere: per raggiungere Vildemoinhos non bisogna uscire da Viseu.
I Trambelos dicono che Viseu é una freguesia di Vildemoinhos, hanno la loro squadra di calcio, il Lusitano (e quando l'Academico-la squadra di Viseu- era in serie a nessuno andava a vederla, per fiera inimicizia), hanno i loro bar antiquati e retró, hanno il forno, hanno il ristorante, lo stadio e la farmacia.
E' lunico quartiere di Viseu ad avere tutte queste peculiarità, ad essere cosí testardamente differente.
A Vildemoinhos é nato Paulo Sousa e uno dei maggiori giornalisti del paese -che peró non ricordo come si chiami: il padre di quest'ultimo lavora ancora tutte le notti, di fronte a casa mia, per fare il pane. Ed é chiaramente miliardario.
Ma la rotonda di Vildemoinhos (Viseu é la città con piú rotonde di tutta la Lusitania) ospita un monumento strano: qualcuno che taglia un traguardo, senza braccia e senza faccia. E' praça Carlos Lopes.

Carlos Lopes
Carlos Lopes é nato a Vildemoinhos nel 1947. Inizió a lavorare a 10 anni, per sostentare la famiglia che viveva in condizioni disagiatissime: fu domestico, orologiaio e fabbro.
Il sogno di Carlos Lopes era fare il calciatore nel Lusitano, ma non aveva il fisico per questo: era mingherlino, e il padre preferiva mandarlo a lavorare anziché fargli rincorrere i sogni.
Era il 1966 quando fu folgorato dalla mania della corsa: era con altri tre ragazzi a Viseu, era una notte di vento forte, e impauriti da alcuni suoni sinistri il gruppetto si mise a correre a perdifiato per raggiungere Vildemoinhos. Carlos arrivó primo, e insieme agli altri, quella stessa notte, decise di fondare un club di atletica nel Lusitano (qui le squadre sono tutte polisportive).
Per riuscire a farlo, Carlos falsificó la firma del padre: e iniziarono gli allenamenti, venti chilometri al giorno di massacro, di nascosto, fino alla corsa di San Silvestro di Viseu. Si classificó secondo, tornó a casa con una medaglia al collo, e il padre ne fu ben contento.
E poi fu terzo nel campionato nazionale juniores, e poi fu 25o, miglior portoghese, a Rabat, nel 'Cross dos Nações'.
Aveva 17 anni, Carlos Lopes. Ed era la prima volta che vedeva il mare.

Carlos Lopes andó a Lisboa.
Fu attirato lí da una promessa di lavoro, gli dissero che poteva fare il meccanico e gli piaceva, oltre ad allenarsi... Invece lo spedirono a fare il fabbro, era una vita difficile e insostenibile.
Ma i sogni cominciavano a realizzarsi, la fatica cominciava ad essere ripagata: lo Sporting lo notó e lo tesseró per la sua equipe di atletica, oltre a sistemarlo in banca.
Per allenarsi i colleghi facevano il suo lavoro, di mattina. Gli pagavano da mangiare e da dormire, ché la banca non retribuiva le ore senza lavoro, e il denaro investito dallo Sporting era poco.

Era il 25 aprile del 1974 quando il popolo portoghese si ribelló a Salazar, e Carlos Lopes, due anni dopo, partecipava ai campionati del mondo di Chepstown (Galles).
Lopes era tra i favoriti nella maratona, ma subito dopo Simons e Ford.
Il suo allenatore gli consiglió di tenere duro e attaccare nel finale: il suo fisico gli permetteva d'essere uno sprinter di classe.
Carlos Lopes fece di testa sua: al sesto chilometro balzó in testa.´
E taglió per primo il traguardo.
Tornato in Portogallo, Lopes fu accolto alla stregua di un eroe.

Era il 1976, ed erano i giochi di Montreal.
Lopes fu superato, nella finale dei 10000 metri, solo da un finlandese, Viren.
Viren si era allenato tutto l'inverno in Colombia, e l'estate in Canada.
Lopez era rimasto a Lisbona, a correre la mattina e andare in banca il pomeriggio.
Viren vinse 10000 e 5000 metri, e le accuse di doping gli grandinarono addosso: lui disse che beveva solo latte di renna.
Si scoprí che Viren qualche mese prima di una prova importante si faceva tirare il sangue, lo congelava e poi se lo ri-iniettava. Guadagnava il 30% di rendimento.

Lopes partecipa a diverse altre manifestazioni internazionali, taglia traguardi e si piazza in ottime posizioni. E' uno dei favoriti per la maratona olimpica di Mosca.
Ma iniziano i problemi fisici: Carlos Lopes sta fermo per quasi cinque anni, e cade nel dimenticatoio, come tutti gli atleti di serie b. Come tutti quelli che non possono saltare gli allenamenti perché la notte prima si é tirato tardi in discoteca e che non viaggiano in Porsche.
A Mosca, Carlos Lopes, non ci andrà.

Ma Carlos Lopes rialza la testa. Ricomincia a lavorare sodo, torna di nuovo qui e raccontano di salite e discese per Viseu 40 chilometri 2 volte al giorno: é l'82 quando stabilisce il record europeo dei 10000 metri.
Ma ancora la Storia deve essere scritta.

1984, Olimpiadi di Los Angeles.
Il Portogallo é una nazione che a livello atletico ha una storia pari a zero. Non un saltatore, non un maratoneta, non un astista. Niente. Neanche l'avere avuto infinite colonie per secoli gli ha permesso di avere un qualche campione in casa.
Il Portogallo non aveva mai vinto una medaglia d'oro.
Carlos Lopes due giorni prima di partire per gli States fu investito per strada da una Mercedes. Tentó di rialzarsi, non ci riuscí la prima volta. Tentó la seconda, e riprese a correre.
Corse, e da lí non si fermó piú. Rifutó di alloggiare nel Villaggio Olimpico per stare accanto alla moglie, e il giorno della maratona infine arrivó. L'ultima prova di tutta la manifestazione, il simbolo delle Olimpiadi da sempre.
"12 de Agosto de 1984. O andamento vivo e a temperatura elevada foram desgastando Salazar, que cedeu ao quilómetro 19, Castella descolou aos 34, Seko e Takeshi ficaram para trás aos 36.
Na cabeça do pelotão ficaram, então, Lopes, John Tracy e Charles Speddeing.
Mas, aos 38 quilómetros, Lopes desferiu um ataque rumo à vitória, rumo ao sonho. Entrou no estádio com 200 metros de vantagem, em passada firme, com o sorriso nos lábios.
Os braços erguidos ao céu.
Lopes conquistava para Portugal, a primeira medalha de ouro numas Olipíadas.
Eram 3.10 horas da madrugada em Lisboa."
Lopes aveva vinto, aveva scritto la Storia. Ed erano le 3 del mattino ma la gente uscí nelle strade per rendere indimenticabile quel momento.
Perché i portoghesi vivono sempre cosí, nella rassegnazione e nel dolore di aver perso qualcosa che non sarà mai piú, lontana nel tempo e negli anni, con uno spirito di tristezza immenso. La saudade.
Quel giorno il Portogallo, una nazione nata dal tradimento d'un figlio 16enne che usurpo' il trono della madre, fu in cima al mondo: e nessuno aveva alcun sorriso amaro sul volto.
Carlos Lopes veniva da Vildemoinhos, da un paesino rurale, figlio di un uomo povero, che aveva solo tanta passione e volontà.
Era un ragazzino mingherlino destinato a fare il fabbro per tutta la vita.
Come tanti.
Eppure prese il mondo, quel giorno, sulle sue spalle, e lo sollevó.

Nei negozi di Vildemoinhos ancora campeggiano enormi quadri di Lopes, ragazzi di 25-27 anni ricordano tutto perfettamente. I vecchi ne parlano con le lacrime agli occhi.
Carlos Lopes ancora viene a vivere qui, ad anni alterni.
Dicono non sia cambiato per niente, dicono sia umile e disponibile con tutti.

A Vildemoinhos c'é Praça Carlos Lopes, e un atleta senza testa, braccia, colori o bandiere che taglia un traguardo.
La statua non rappresenta Carlos Lopes, il trambelo che ce l'ha fatta.
Rappresenta invece le speranze e la volontà di chi ci crede, fino in fondo.
E alla fine ci riesce.
Quella statua omaggia e rende immortale la materia dei sogni.

(scopiazzate, informazioni aggiuntive e altr* li ho beccati qui)

lunedì, marzo 20, 2006

What's new under this sky.


A pochi giorni da quello che sarà un mio mesto ritorno al patrio suolo, questa nazione continua a stupirmi e appassionarmi.

I giornali portoghesi danno di matto.
L'aviaria sembra sia destinata a diventare malattia del secolo. Il Diario das Noticias descrive scenari di morte e diperazione che neanche il comunismo: trasmissione tra umani, galline morte di morte naturale con sospetto H5N1, intervento militare, 2 milioni di vittime in un paese che di abitanti ne conta 10.000.000... tutto perché la parte rurale della Lusitania é tremendamente priva di istruzione e mezzi di comunicazione.
Non é la fame, ma é l'ignoranza che uccide (cit.).
Certo, questo allarmismo da noi é all'ordine del giorno, non c'é nulla in Italia che non esasperiamo, ma i portoghesi non sono mica abituati a queste esagerazioni.
Sta' a vedere che saranno attenti davvero: da noi, abituati come siamo a fare di ogni cosa un dramma nazionale, ma abituati allo stesso tempo a circoscrivere questi allarmismi in cornici di minimizzazione, industrializzati e sempre meno agricoli, l'aviaria farà il triplo dei morti.

Sempre sul Diario das Noticias, giornale sinistroide filo-Socratista, compare un fondo a firma di un certo das Neves, professore universitario che elogia il siStema portoghese, la democrazia socialisteggiante, il Welfare ecc. e poi si scandalizza che il buon José utilizzi 'questa macchina perfetta (il sistema, n.d.JP) per propagandare l'aborto, addirittura presentandolo come diritto fondamentale della donna, quando é invece una pratica immorale e ingiusta'...
Con tutto il bene possibile, e le attenuanti del caso (dittatura fino al '75, chiesa cattolica ultraingerente...), un paese che nel 2006 presenta su un giornale solitamente aperto un articolo del genere ancora qualche passo avanti deve farlo.
Non serve a nulla promuovere una legge opposta alla nostra (limitazione del numero delle donne in Parlamento, sproporzione abnorme) se poi accadono qeste cose.
Se poi la vendita della pillola del giorno dopo é in continuo aumento.

Jeronimo de Sousa, ieri, ha celebrato gli 85 anni del Partito Comunista Portoghese. Parlano di grande partecipazione di popolo, di parole toccanti e determinazione ferrea del segretario comunista, e questo é testimonianza del fervore speranzoso di questa gente.
Vedrete che l'aborto diverrà diritto.

Vitor Silva studia le droghe in discoteca, e attribuisce ai diversi fruitori di elettroncia diverse droghe: LSD alla trance, coca alla house, pastiglie alla techno.
Studio semi-delirante. Il problema é che l'hanno pagato.

La cosa piú assurda, peró, é che nel bel mezzo del giornale hanno piazzato Morrissey, che dice che a Coachella non ci andrà, che ha rifiutato 5 mil di dollari non per questioni economiche e tutto quello che gli Smiths fans già sanno (da queste parti solitamente non se ne parla): anche questo é Portogallo.
Mica Al Bano che va a Lisbona.

Lo Sporting vince con un autogol al 46' e un Moutinho imperioso: 19 anni e già da Real Madrid (o meglio una nostra grande, che il Real di questi tempi...). Centrocampista che rompe e imposta. Personalità da vendere, visione di gioco, quantità e qualità.
Lo Sporting vince da quando sono qui, siamo alla 13a consecutiva, tra coppa e campionato, e ha problemi economici da paura.
Bisognava vendere il patrimonio immobiliario non sportivo per risanare debiti abnormi con le banche. Investimenti folli (un bingo costruito nello stadio che perde milioni su milioni, ché qui impazza la versione portughesa del nostro superenalotto) e gestione allegra impongono ai biancoverdi di consegnare 5 mil di euro all'anno alle banche. Sembrerà poco, ma poco non é, da queste parti.
E questo é un peccato mortale. In questo momento lo Sporting ha una squadra compatta e solida, con un centrale difensivo, un regista e una punta da alto livello europeo (rispettivamente Tonel, Moutinho, Liedson), un ragazzo dai piedi buoni (Carlos Martins), giocatori d'esperienza (Caneira, Sà Pinto), uno che la butta dentro (Nani, o in laternativa Koke) e due-tre fabbri (Custodio, Abel, Polga), oltre ad un ottimo manico (Paulo Bento, do you remember?). Peccato per Ricardo, ritratto dai pazzi di Contra-Informação -un programma di satira politica e sociale che (pensaunpochestrano)
da noi ce lo sogniamograziesilvio- con le sembianze di un pollo una, é cosí paperone da essere un pericolo ogni volta che lascia i pali.
Ha tutto per sognare senza limiti. Che aveva di piu', quel famoso Porto di recente memoria?
L'assemblea dei soci, peró, ha bocciato l'alienazione di questo famigerato
patrimonio. Non per opportunità, ma per non tradire quella aderenza quasi unanime al progetto che fu, per quanto disastroso, per un ragione d'onore. Lo Sporting non sono solo 11 in mutande dietro la palla. E' qualcosa di piú, e quelle strutture ne dànno una ulteriore materializzazione.
Ma é un peccato, un peccato mortale, ripeto, se si pensa ai vicini Benfichisti che soltanto con un quarto di finale Champions (Manchester, Liverpool e Barcellona al da Luz, pensate che incassi, oltre ai miliardi-qualificazione) si sono sistemati per anni.
Bisogna credere in questo progetto. Qualcuno dovrebbe rinsavire, ma il senso d'appartenenza, d'onore di questo popolo é cosí grande da divenire spesso cieco. noi non ci avremmo pensato un attimo. Loro ne fanno un caso nazionale.
Il Benfica vince rubando al 92' contro la scassatissima squadra del Rio Ave che ha un terzino mancino da paura, tal Milhazes da vedere su altri campi e in altri contesti: spinge, tira, crossa, lotta, dribbla.
Il Porto vince pure.
Finire campioni sarà difficile.

Mercoledì semifinale di Coppa Porto-Sporting al Dragão.
Ci sarà da divertirsi.

Un minuto di silenzio, per Fernando Gil, filosofo scomparso ieri e molto amato, e per i ragazzi dell'Inter Boavista.

domenica, marzo 19, 2006

Applausi a scena aperta

martedì, marzo 14, 2006

Varie ed eventuali


Ieri alla TVE (dopo anche sui canali portoghesi, don't worry) davano la notizia.
Stamattina in ufficio si sono complimentati col mio popolo per la sua faccia di bronzo.
Un capo di stato, un uomo un giullare.
Nano, cosa saremmo senza di te?
Hanno chiesto spiegazioni, inoltre, sulla scheda elettorale di 65 centimetri. Non hanno capito perché se abbiamo annullato il proporzionale secco piú di dieci anni fa ('93?) adesso l'abbiamo reintrodotto.
Non sono state sufficienti neanche le spiegazioni, mentre i portoghesi nominavamo Moana buonanima e Partito dell'Amore.

Ieri ho visto Crash, e la sintesi l'ha data Bruno con quella che si candida legittimamente a battuta dell'anno: "questo film vuole dimostrarci che Los Angeles ha due strade e venti abitanti".
La mia adorata Sandra Bullock non nasconde piú gli anni che ha.

Ieri sera ritorno a casa alle 5:30. Abbiamo incontrato gli universitari e una serie di riti di una tipicità inenarrabile. Era il 'rally delle tascas': per festeggiare la fine del periodo d'esami, si fa il giro delle tascas, dei bar e pub a bere e far casino.
Ragazzi e ragazzi in tenuta elegante, matricole umiliate a fine di 'battezzo', gare di cori, birre, balli, frizzi & lazzi.
Notevoli una ragazza che non ha voluto iscriversi all'università privata per integrità ideologica e un'altra abbastanza fuori che si é messa a piangere perché non riusciva a farci entrare in un locale dopo averci trascinatia forza (rendetevi conto, meditate, che popolo: se é vero come é vero che quando si é ubriachi vien fuori la personalità piú vera d'un individuo).
Insomma, ragazzi un po' diversi dal comune, vita universitaria insolita per noi, abituati in amniera differente.
Per intenderci, il vestito (si tratta di giacca nera corta, pantaloni neri per ragazzi - gilet nero, gonna lunga nera per le ragazze - camicia bianca e fiocco nero a 'due uscite' piú lungo manto nero pieno di toppe variopinte all'interno -la capa- a rappresentare corso di laurea e altre cose che mi hanno spiegato ma io ero già fuori, piú spillete sui baveri di tutti) non l'avrei messo neanche se m'avessero garantito il 110 e lode sin dall'inizio del mio corso di studi.
E comunque gli conferisce una certa eleganza, che poi stona con i comportamenti pazzi dei ggiovani. Che comunque non sbracano mai all'inglese, per intenderci: sempre gioviali, cordiali, gentili. Ci hanno accolto nella loro festa d'associazione, ci hanno invitato stasera, ci hanno fatto bere e ci hanno spiegato tradizioni, beghe e sogni universitari.
Nessuno é geloso del proprio universo.
Ah, parate a quel modo le ragazze sono bellissime.

A Porto, settimana scorsa, ho incontrato questa poesia.
Mi é ricapitata fra le mani, mi fa piacere postarla.
"Amamos sempre o que temos,
o que não temos quando amamos.
O barco para,
largo os remos,
um a outro as maos damos.

A quem dou as maos?
Ao amor."

Manuel Monteiro.

lunedì, marzo 13, 2006

Sul compagno Socrates, ovvero l'orgoglio di essere socialisti.


José Socrates é nato nel 1949.
Non é un trombone di 82 anni attaccato vergognosamente alla poltrona.

José Socrates é il Primo Ministro del Governo portoghese, eletto democraticamente il 12 Marzo di un anno fa.
Si é presentato, ieri, in diretta nazionale, per tracciare un bilancio di questo primo anno.

José Socrates ha addosso una giacca frugale, non porta la cravatta, ha un megaschermo che lo ritrae alle spalle e una signora che alla sua destra ‘traduce’ in linguaggio dei segni le sue parole. E´un bell’uomo.

José Socrates parla a braccio: dice che il primo anno di governo Socialista é stato un anno di transizione per il Portogallo; che non sta governando pensando alle elezioni, e nemmeno cavalcando la popolaritá del momento, ma cercando di essere il presidente di tutti: opposizione centrista e comunisti con la pistola carica pronti a trirargli addosso.

José Socrates parla di allegerimento burocratico in nome della gente; di aiuti fondamentali alle piccole imprese; di interesse collettivo superiore all’interesse cooperativo; parla di legge sull’acquisizione della nazionalitá portoghese resa piú semplice perché ‘ci sono persone che sono portoghesi della nascita, pur non essendo nati in Portogallo, che amano e condividono la nostra cultura eppure non sono portoghesi di fatto...
E non c’é una ragione per cui non debbano esserlo, e questo é un passo avanti nell’internazionalizzazione del nostro paese’.

José Socrates parla di investimenti di 250 milioni di euro nella scuola pubblica, di equiparazione economica dei funzionari pubblici agli impiegati privati.
José Socrates parla della maturitá della legge sulla paritá approvata a larga maggioranza dal governo.

José Socrates, alla fine del discorso, si rivolge ad ‘Amici e Compagni’, invoca l’unità socialista, e nomina i punti centrali dell’agire del governo, le linee guida: governare per tutti, con un orizzonte che guarda oltre la legislatura; con un sentimento di urgenza per la modernizzazione del paese, per creare opportunitá, guidati da un’idea progressista e cosmopolita.

In un ambito di globalizzazione selvaggia, José Socrates invoca la pace nel mondo: “sono tempi nuovi che esigono nuove risposte –dice- nuove soluzioni e nuove frontiere, in un’ottica di relazione pacifica tra i popoli”:
E si rivolge ancora ai compagni “la nostra motivazione é scrivere la Storia".

José Socrates, ieri, mi ha fatto sentire orgoglioso di essere socialista.
Mi ha fatto sperare in un mondo nuovo, non ha umiliato i miei sogni utopici, non ha leccato il culo agli Stati Uniti, non ha dovuto giustificarsi per nessun crac finanziario o scandalo vergognoso.
E´un ragazzo, dal sorriso ammaliante e persuasivo. Un uomo con delle idee, delle speranze, dei progetti che vuole condividere con gli altri.

José Socrates é un 25 Aprile come non ne ho visti mai. Come non ne vedevo da troppo tempo.

E infine é arrivata la primavera iberica, attesa da anni.
La primavera iberica é una condizione dell’anima. Quando vidi il tramonto di Barcellona, la prima volta, parecchi anni fa, alle 7:30 della sera, rimasi in silenzio a contemplare il mutare dei colori dal giallo all’arancione forte ad un azzurro chiarissimo e poi verde, rosa e di nuovo arancione e poi blu.
Una luce strana, un brulicare e un susseguirsi di sensazioni. Cala la notte, su tutti, e il cielo suggerisce pensieri di amore, di tristezze. Racconta di un intero giorno in un’ora. Di un’intera vita.
Allora ero dark, ed ero generalmente portato a vagheggiare in continuo di morte e nichilismo, e pensai che forse quello era il modo migliore per andare via con un sorriso.
Ieri, imporvvisamente, ho rivisto quella luce mentre guardavo distrattamente un tg portoghese. Ho preso la macchina fotografica, rapito da un flash-back impressionante. Mi sono seduto sul balcone, ho fatto partire ‘Definitely Maybe’. Ho pensato ai 16 anni, al tennis, ai sogni da musicista, ad Anna, al motorino e alla scuola; e poi all’Università, a chi é lontano, a chi c’é adesso e a cosa sarà domani.
A dove sono arrivato, mentre spegnevo l’ultima sigaretta.

Stavo facendo un un bilancio, forse.
E quando é partita ‘Live Forever’ mi sono commosso.
Posso dirmi un uomo felice.
E quel che vorrei, in fondo, adesso, é solo che questo tramonto sia per sempre

lunedì, marzo 06, 2006

Porto


Porto é scoprire un altro angolo incantevole di questa terra, un altro modo di vivere a agire, una mentalità differente ma non per questo meno portoghese del resto.
Parto il venerdì, e il tempo é inclemente. Acquazzoni torrenziali ci impediscono di muoverci liberamente in lungo e in largo, ma non per questo si perde il fascino di una città molto piú decadente di quella Lisbona antica cui ho dedicato qualche riga.
Porto é differente. Il centro é un susseguirsi di case diroccate in tinta di pastello: rosa, giallino, pronte a caderti addosso. Qualcuno parla di "fascino brutale", ed effettivamente la definizione, almeno per gli anfratti bui delle viuzze che si intersecano sinistramente tra barboni, spacciatori, zingari e mendicanti, con odori forti di pesce dai ristoranti e negozi di vino fermi a chissà quanto tempo fa, mentre i gabbiani si posano sulle statue al centro della piazza col loro verso che sembra figlio di chissà quale male di vivere, sembra piú che azzeccata.
Le statue di porto, dicevo, cantano di tristezza; i palazzi cantano di tristezza; la gente che parla rapidamente in modo incomprensibile, un tram giallo senape, un anziano signore che chiede se abbiamo i soldi per l'autobus e in generale l'incredibile disponibilità di tutti dimostra l'apertura differente di questa gente: se mai esistesse gente di mare, ecco, la gente di Porto ne é l'idealtipo.
Visi scavati e vita precaria: barche che trasportano vino sul Douro e ponti che collegano le due sponde. La notte tutto ció diventa di una tristezza amabile. Nulla da invidiare a Parigi o Venezia o altre città che la gente definisce comunemente romantiche. E quella pioggia, poi.
Stupefacente incontrare una quantità di dark allucinante: bambine con borchie in nero, ragazze in gothic style, uomini con dfondotinta serate a tema pubblicizzate in ogni dove.
Sembra quello che ho sempre sognato di una Berlino anni '80.
Quando avrò la possibilità, ci sarà una foto che ritrae un programma di una serata goth: cure, bauhaus, depeche, dead kennedys, cocteau, j&mc...
In tutto ciò, un evento surreale: entriamo in un locale gestito da due anziane signore-anziane, parliamo di 70/80 anni- che passa solo trash metal sepultura megadeth iron maiden. Rimango basito.
Peccato non avere una camera. Credo che difficilmente dimenticherò l'immagine dell'anziana che alza il volume in occasione di uno dei milletrecento tambureggiamenti da pazzi di un batterista cocainizzato.
La gente esce di casa alle 3 di notte, e sono tutti matti. Ubriachi o drogati o parcheggiatori sempre brilli che non si capisce come facciano.
Zona antica si intende: la cattedrale, in stile barocco, é paurosamente cupa e opprimente.
Credo di impazzire. Un paradiso personale.
Il museo del vino, ubriachi alle 4 del pomeriggio.

E poi, ecco la contraddizione, di questa terra sempre così in bilico: la zona moderna.
Palazzi enormi, metropolitana ultramoderna, il "Jardim" della fondazione Serralves che è un Eden, e il gabbiano ritratto al volo e l'Oceano dal Castello do Queijo con un lungomare fantascientifico a destra e medievale, colmo di azulejos, a sinistra.
Il museo di Arte contemporanea che offre le opere di alcuni pazzi straordinari: un tizio espone i maledetti potenti del pianeta, e uno dei primi ad essere ritratto é il nano preferito da questo blog.
Questo criminale ce l'ha con tutto e con tutti, i suoi deliri sono esilaranti e non sa nemmeno lui dove vuole arrivare.
Praticamente un genio.

Ritorno a casa e mi sento spossato, dentro, anche io.
Sono cosí stridenti, i contrasti di Porto, che non posso non avere da pensare, da essere disorientato.
Lisbona é un'altra cosa, sicuro: ma il fascino di questa città, aperta con una claque ultrafascista che quelli della Lazio sono monache di clausura, vive su queste differenze irriducibili che mai saranno risolte.
Ed é impressionante.

venerdì, marzo 03, 2006

Agnelli é impazzito? Ma anche no.


Via Benty che a sua volta riporta un resoconto di kay, vengo ad apprendere che Manuel Agnelli ha dato fuori di testa per l'enensima volta.
Per quanto mi riguarda, indipendentemente della mia passione smodata per il milanese che dura da diversi anni, non mi sento di condannarlo, né di qualificare il comportamento-provocatorio- dei presenti come figlio della radiotelemedia diffusione del nuovo album.
Qualche anno fa, era il tour di "Quello che non c'é", mi sembra di ricordare, il nostro fu pesantemente insultato da un tizio mentre scordava il la.
Alla prima Manuel sorrise, alla seconda fece finta di non capire... Alla centesima ci mandó affanculo e dopo 25 minuti concluse il concerto e ci fece perdere soldi e passeggiata.
Non esiste che io lo condanni per questo.
Anche perché, per come sembra siano andate le cose, la gente sapeva benissimo che sarebbe stato un concerto-promozione della versione inglese de "le Iene": inutile protestare, e lo stesso cantante sembra aver assecondato piu' d'uno offrendo pezzi arcaici del repertorio piú classico.
Non si spendono 15 euro per andare a fischiare un cantante, ed é compresibile la reazione.
E poi Agnelli si é sempre sentito un po' superuomo.
Quel cazzone tra il pubblico se l'é voluta.
Viva Agnelli.

giovedì, marzo 02, 2006

E infine...


...l'album di Venus In Flames é pronto!

"Some of you have probably been reading our studio diary (do you remember?, n.d.JP), but for those of you who haven’t: here’s a little update on the VIF-side of life.
We’ve been spending the last 9 months working on the new VIF-album and finally we’re gonna deliver our euhm baby!
Yep, the album is ready to rock the airwaves! It’s been named ‘SHADOWLANDS’ and will contain 10 songs, no more, no less. Release date for Belgium is March 20th!
Holland and Luxemburg will follow soon, i guess. Other countries will probably have to wait a little longer, but you internetters can always order it online.
We’re very proud of the result. Damn right! God, Buddha & Allah know that we’ve given all we’ve got on this album. I really hope you guys will love it too. It’s become more of a rock album than the debut album, which was more singer-songwriter orientated.
The first single is gonna be ‘EASY WAY OUT’! It is being spread like a virus on the radios as we speak. Hopefully next week, you can hear it on your favorite radiostation.
Also, our website will get a fancy facelift very soon now. If all goes well, we will have a nice surprise for all you VIF-lovers. Next week! Stay tuned!
As you might have noticed, there’s 1 date that should be carved in your agendas: March 24th! Album-presentation in the glorious belgian rock temple AB in Brussels. All details on our website. Ooh, before I forget, you’re also very welcome to see us at the try-out concerts the next couple of weeks."

Pronti?
;)