As câmaras da memória

Diario di un(o che continua a confermarsi un) antieroe
Vortici di pensieri disordinati: un italiano che ha anche vissuto a Lisbona, ma non per fare l'er*smus
"La vita per te é solo un pretesto per scrivere a ruota libera" (simon tanner aka humpty dumpty)
"Io lavoro, eri tu quello che faceva cazzate!" (Franca)

venerdì, novembre 14, 2008

Block blog

La fase altalentante nella quale verso di questi tempi si riflette anche nel blog, visto che sono passato da una fase di logorrea finora mai vista ad un blocco del blogger improvviso al quale rimedierò con brevi commenti tardivi sui concerti che ho visto di questi tempi.

Mi dispiace profondamente, perché per esempio ho visto i Lemonheads al Santiago Alquimista, il locale che -magari qualcuno che mi legge assiduamente sa che secondo me- ha la migliore acustica di Lisbona, e mi sono divertito moltissimo a vedere un Evan Dando ormai col cervello definitivamente bruciato dentro dare il massimo con indosso una maglietta degli iron maiden (che cazzo c’avrà mai a che fare – lui, io avevo quella dei J&MC, visto che il nostro ha suonato con i fratelli Reid piu’ d’una volta, a mia memoria).

Ed anche i Nouvelle Vague con una Melanie Pain straordinaria, frangia, occhioni verdi, voce meravigliosa, pazza come un cavallo, che ha anche presentato un disco solista. Un concertino entusiasmante, molti frizzi e lazzi e sopratutto un’apertura con One Hundred Years che la cantavamo io e la antipaticissima bionda sul palco, a volte fin troppo convinti di sé stessi, con quei balletti e quegli ammiccamenti fra di loro, o con i salti e i balli e l’ambiente da latino americano quasi pernicioso, compensato pero’ dall’eterea voce di Melanie, dalla qualità delle cover, da un pubblico abbastanza coinvolto (coppiette, coppiette, coppiette) ed entusiasta, benché lontano dal fare tutto esaurito alla Praça de Touros di Campo Pequeno, un posto molto evocativo, uno dei rarissimi anelli di congiunzione tra Spagna e Portogallo, ché addirittura l’aria è diversa da un paese all’altro, e la temperatura del colore allegro e festaiolo degli spagnoli al centro della capitale romantica e decadente di un popolo malinconico assume gradazioni inaspettate ed indescrivibili.

E sempre a Campo Pequeno ho visto in stato di trance un meraviglioso concerto dei Sigur Rós, e non è mistero per nessuno che gli islandesi siano tra i campioni della forma che piu’ mi aggrada di fare musica. Jonsi Birgisson, una figura unica, straordinario protagonista: minimali, epici, violenti, dolci e melodici. I Sigur Ros non raggiungeranno mai, nei miei gradi di giudizio, le vette immortali dei Mogwaii, ma il post-rock passa anche da loro, alcuni sprazzi sono puro shoegaze, la chiusura con nove minuti di rumore ininterrotto mi ha lasciato incantato. Concerto finito e io stavo lì, impalato, ipnotizzato ad adorare un suono che avrei sperato non finisse mai.
I SR sono forse meno sperimentali, piu’ minimali dei M, a volte troppo didascalici, easy, anche se le arie pop che hanno inserito nelle ultime registrazioni dal vivo sono state tagliate di netto (grazie a dio). Birgisson è un genio, è piu’ artista, è piu’ personaggio, si cala molto nel ruolo e chiude la prima parte con uno straordinario gioco di luci, una pioggia di coriandoli e un pezzo da standing ovation. Unico appunto, discutibile, la scelta di campionare alcuni arpeggi. Non lo avrei fatto, avrei preferito un’altra chitarra, tipo del gruppo che ha aperto, altri islandesi post rock, i Four qualcosa, tanto mi sono iscritto alla loro niusletta, ma non inficia il giudizio finale, probabilmente irrimediabilmente viziato dall’amore per quel suono magico, glaciale, di inverni infiniti, mondi perduti, bagliori di lande lontane e desolate.
Concerto dell’anno? Concerto dell’anno.

mercoledì, novembre 05, 2008

That's just rock'n roll

Quando Bloc Party e Kaiser Chiefs pubblicano il proprio nuovo album a distanza di mezz'ora l'uno dall'altro, la scissione del giudizio (siamo su una buona sufficienza, in entrambi i casi) diventa impresa ardua. Non per nulla nel post precedente parlavo di band clone l'uno dell'altra, di new indie sensational single sparato dalla vodaf*ne all over europe, di album monocorde (qui si tratta di intere discografie) su MTV e agenti a organizzare tour internazionali, di una intera generazione consacrata al culto della trasformazione dei Pixies nel modo piu' banale e semplice possibile, ad esclusione dei soli Franz Ferdinand che non a caso ormai stanno zitti da anni.

I XXX sono una band inglese che ha fatto tanti anni di gavetta, formatasi nella seconda metà degli anni 90 e andata avanti a demo fino al 2005 , anno in cui pubblica il primo album, dopo che un agente l'aveva notata e NME messa in copertina grazie al successo del singolo XYZ.

Ora sostituite XXX con Kaiser Chiefs o Bloc Party e XYZ con una canzone a caso del rispettivo primo album e avrete la premessa per entrambe le mie impressioni su Off with their head (KC) e Intimacy (BP).

Sarei comunque in malafede se non ammettessi che i BP hanno piu' classe e piu' attitude, anche se la fantasia nel disegnare copertine lasciamola perdere, sarà per il cantante piu' carismatico o per i minimi tentativi di discostarsi dai FF e dagli Strokes, o perché preferisco i loro testi, ma l'assoluta impressione che entrambi suonino da 5 anni la stessa canzone è dura da sradicarsi.

Magari i BP hanno pure una storia piu' nobile, hanno comunque conquistato piu' persone, hanno girato tanto, il primo album, Silent Alarm, oggettivamente aveva delle ottime idee e delle buone invenzioni, non poteva suonare ripetitivo qualche anno fa, ed era colmo di concetti che erano stati sviluppati da una produzione illuminata e dalla stessa band, ma non mi sbagliavo quando parlavo della caduta di stile che con grande sdegno evidenziai subito dopo la pubblicazione di A Weekend in the City (qui, i miei post precedenti che li riguardano: perché io le cose le dico sempre prima, e vale per chi mi reputa illogico). Intimacy è migliore, non ci voleva molto, ma a larghe linee conferma l'impressione che tra i gruppi-fungo i BP sono quantomento i piu' duraturi, ma sono poco piu' che un funghetto longevo, si tratta di 10 canzoncine a batteria cadenzata, due campionamenti e riff distorti a go-go. Qualcosa magari cambia con Biko o Signs, che addirittura mi ricorda gli Air, o Zephyrus dagli echi trip hop, ma per il resto é sempre la stessa canzone con lo stesso ritmo. Qualsiasi altro pezzo è: tre accordi col cantato strozzato e la chitarra a marciare spedita. This is rock'n roll, baby, il rock'n roll del 2008. La vodaf*ne stavolta pescherà a caso.



I KC, invece, sono solo un po' piu' elettronici, a volte sembrano gli m83 e i Go!Team (col dovuto rispetto, il tizio dei Go!Team è un genio che il copy paste per lo meno lo fa con stile), altre volte mi sparano un post punk brit che ti fa battere il piede anche se non ne hai voglia, altre volte ancora plagiano i Pulp, e hanno testi piu' cazzoni, ma veramente gli amanuensi a questa gente fanno una pippa. I Kaiser Chiefs, anche per loro storia personale, incarnano l'idealtipo di band sparata a tutta forza nel firmamento musicale grazie all'appoggio fondamentale di una botta di culo toccata a loro fra tanti: i Pippo Inzaghi della musica, non sanno nemmeno palleggiare ma fanno i centravanti nel Milan, limitandosi a fare le cose per bene e senza nessun acuto, ma mantenendo un discreto livello tecnico.

Ai KC hanno addirittura imposto di cambiar nome per sfondare, e alle loro spalle c'è l'album Employement, con la splendida Modern Way, guarda caso anch'esso straosannato da NME e molto udibile, tanto quanto il secondo, un po' sottotono, Yours Truly, Angry Mob, e questo Off with Their Head (anche in questo, BP e KC, pari passo). Undici pezzi interessanti, Spanish Metal mi ha intrigato molto, va avanti in classifica, ma se non cambia la battuta e la struttura canzone è difficile individuare un pezzo pilota, in un tripudio monocorde di 35 minuti e 41 secondi.




Giovanotti, i Pixies facevano questa roba 20 anni fa, solo che suonavano strumenti piu' scadenti. Togliere il cd dal lettore è d'obbligo dopo il terzo ascolto, piu' che sufficiente è un'ora e mezza di concerto a battere le mani e a far finta di pogare, e oltre mezz'ora di questa roba in un bar indie a ballare scatenati stanca, ma se tra 20 anni ci sarà qualcuno che farà ancora questa musica, allora ci sarà da preoccuparsi davvero.

Finiscono entrambi in top 30, spenderò 25 euro per vederli dal vivo, è la mia onda, il mio genere, la musica che forse piu' amo, ma, per favore, decidetevi di cominciare a crescere.
Mi si obietterà che si tratta di semplice rock'n roll, come dicevo prima, che orde di critici ovunque si strapperanno i capelli per due album poco piu' che sufficienti (sopratutto di quello dei BP) e che a mio parere non spostano di un millimetro la storia della musica, e non è infatti un caso che per sbaragliare tutta questa gente neanche fosse il Brasile di Pelè a giocare in terza categoria è bastato che i Primal Scream si chiudessero qualche mese in sala d'incisione, e che non dovrei aspettarmi altro.
Ma tutto questo parassitismo a volte mi preoccupa. Dal 2004 in poi i progressi sono stati infinitesimali, e anche se questa gente pubblica su Unknown Records Ltd. (società controllata da BMG/EMI/Sony, si scopre con delusione cinque minuti dopo) di indie c'ha proprio poco…

Dov'è che voglio andare a parare?
Poco piu' di 10 anni fa noi c'abbiamo avuto il grunge, e gli album duravano un'ora e mezza, nulla di questo fast listen, non sempre erano necessariamente monocordi, e nel monocorde venivano fuori comunque canzoni eterne. Ditemi voi quale canzone dei Bloc Party spingerà mai un sedicenne (dei miei tempi) a prendere la chitarra in mano e impararne il riff.
Ma nel 1996 esistevano 10 gruppi, adesso ce ne sono 100 a buon livello. Nel 1996 il Milan vinceva sempre la coppa dei campioni, quando i Franz Ferdinand hanno pubblicato il loro primo album la finale della champions è stata Porto-Monaco. La musica è cambiata, la fruizione della stessa è cambiata, di supergruppi non ce ne sono piu', ma di singoloni ne viene fuori uno ogni qundici giorni. Non so cos'è meglio o peggio, questa volta, c'è da credermi, la scena rock mi piace e mi continua a piacere, mi congratulo com BP, KC, Interpol, Editors, Strokes, White Stripes, Franz Ferdinand… per le emozioni che mi danno, e la gente continua a prendere in mano la chitarra comunque, e non esprimerò giudizi di valore in questo caso, non cercherò confronti, non mi scandalizzerò per le nuove generazioni, non rimpiangerò i miei tempi.

Semplicemente, dirò che sono felice di esserci anch'io, ancora, e di riuscire a continuare a vivere tutto questo fino in fondo.
E di scriverne con le stesse passione e partecipazione.