Per il ciclo “giusto processo a Mauro Repetto”
Ieri sera l’evi rotescion mec miusic, sulla quale era sintonizzato il megaschermo di un locale, ha mandato in continuo una certa Balla con me di due patatone, tali Andrea&Barbara, che mostravano culo e cosce a tutta forza, prive assolutamente di senso della melodia, e di intonazione o voce anche solo lontanamente gradevole.
La canzone parla, senza mezzi termini, di io rocchenroll tu ragazzo tutta casa e dance, balla con me, con quello sguardo che mi sembra dire, tuuu con te non ballo piú, ci stai e poi non ci stai con quel sorriso che fai ma sopratutto io sono cassius clay e ci potevano aggiungere e mo' ti picchio il dee jay.
Prima riflessione di tipo sociologico: se una volta era il maschio metallaro (truzzo) a doversi recare in disco a violentare se stesso e le sue convinzioni alla vana ricerca di una lurida da una botta e via, suddetta lurida che é ovviamente convinta che mozart altri non sia che un deejay del
privilege venuto da berlino, qui é la femmina
rocchenrolla per sua stessa ammissione, non meglio identificata (presumo un ligabue-style, dentro l’eppiauar che costa la metá, visto anche l'abbigliarsi culo-al-vento-mode delle patatone in questione) a chiedere al proprietario della seicento con stereo da un milione di euri perché ci stai e non ci stai e mo ti picchio il deejay.
Segno dei tempi che corrono, un’inversione dei ruoli ormai piú che consolidata.
Nel video, dunque, le patate scrivono stupidaggini col rossetto su di un vetro, danno le spalle e si tolgono gli indumenti, si praticano dell’autoerotismo senza soluzione di continuitá né un’apparente línea guida, come nemmeno le migliori Paola e Chiara.
Il pezzo ha la formuletta del ritornello tipo mi-do-re chiave per ogni melodia che la senti una volta e non la scordi piú; e questo vale anche per i pezzi piú riusciti degli ascolti piú impegnati a tutti i livelli. Le tre note di sequenza hanno dato origine a tutti i cavalli di battaglia di tutti gli artisti musicali del mondo da almeno quattro generazioni, dal pop al rock al metal al jazz al... fino al twee, al dark e persino all’emo-core, tenendo ben presente che l’emo non esiste.
E’ il punto di partenza del pezzo che spacca, la sequenza in questione; o, almeno, lo é stato: l’abuso che se n’é fatto l’ha fatta diventare il marchio dell’easy, a volte troppo easy, che fa concludere che si tratta di episodi minori, di riempitivi di dischi piú complessi (nella migliore delle ipotesi).
Oltre al ritornello, ci troviamo in presenza anche di alcune stronzate musicalmente cadenzate
à la alexbritti, rappate se vogliamo, noi che accusiamo i rappers di avere arrecato all'umanità piú danni della GESTAPO, che garantiscono, dall’altro lato, l’ascolto disattento da parte della gente disattenta: quindi la canzone scorre via, in uno sfumare banale.
Vengo a sapere, successivamente, che le due patatone sono due vee jay di mec miusic
Barbara é una venezualana di 25 anni,
Andrea una romagnola, mi pare..
I loro fans, sul sito, le tempestano di ti amo, ti prendo, ti adoro, poesie d’amore e poi ve la prendete con me per quella povera sventurata di Avril Lavigne.
Monsieurs, il piatto é pronto: patate, testo idiota, situazione da disco, melodia studiata a tavolino.
Ma a chi volete darla a bere?
Questo pezzo andava lanciato ad inizio estate, e avreste visto che gran figurone a quel punto.
Adesso chi volete che ci pensi piú?
Ma non é questo che mi preme.
E prometto che non mi lanceró in accuse random alla musica italiana, alla generazione di idioti col culo al vento che vanno in palestra e nemmeno al truzzo status symbol di questa primavera di popolo tricolore.
Mi preme sottolineare, invece, ancora una volta, come sia stato possibile che un uomo come Mauro Repetto sia stato ignorato per anni da tutta l’industria discografica: con tutta la merda trasmessa, ritrasmessa, trita, ritrita, con questa next big thing che non é altro che la prosecuzione dell’ "in alto maré" di recentissima memoria, sparata a raffica quasi a lavaggio del cervello, il nostro doveva avere molte piú opportunità, meritava teste di classifiche internazionali e traduzioni dell’album in 65 lingue, al minimo meritava una chance.
Non so e non voglio sapere se Cecchetto l’abbia ignorato per calcolo utilitaristico o se davvero aveva finito di influenzare la musica anche lui, ma davvero sentire balla con me e poi nual mi appare come passare da ‘tanti auguri a te’ alle quattro stagioni di Vivaldi.
A me queste splendide patate non mi hanno fatto niente, anzi, meglio loro che Syria (e non lo dico a caso meglio loro che Syria, cari amici vecchi e nuovi) ma Zucchero Filato Nero non puo’ piú essere “il punto di non ritorno della musica italiana”, coi suoi contenuti a volte patetici a volte profondissimi di alta moralità, con le sue grida di dolore e aiuto, con i sogni infranti da chi era ‘l’amico, il successo e la follia’, i fallimenti dei progetti immensi.
E se riescono a vendere persino i rutti campionati, vista l’imperante idiozia, perché a Repetto non é accaduto ció che sta accadento a queste patate?
Parafrasando Baricco, autore (che odio, tra l’altro) di un breve saggio sulla trasmissione della cultura sulla
Bibbia di due giorni fa, ormai questi mezzi di comunicazione non si rendono piú conto di quello che passano, di come, e qui nemmeno Eco potrebbe rispondere, e fino a che punto costoro influenzano i costumi e non accade viceversa.
Stacchiamoci da questo sogno, da questo
VOLER-ESSERE (visto che ormai la categoria del DOVER s’é polverizzata ad appannaggio di questa nuova vera e propria spinta vitale), e guardiamo all’essere, l’essere naturale di Repetto.
Attenzione al richiamo sociologico di Brandi’s Smile e il ‘non mi cachi’.
Repetto é qualcosa che ci appartiene, davvero. Non é la montatura di una storia di lui che non ci sta alla corte delle due patate: é un bel tipo ma é proprio brutto, gli dicono.
Mauro Repetto é uno di noi, oggi piú che mai, oggi piú di Andrea e Barbara, di mecc miusic e delle palestre affollate, di disco e tutto casa e dance.
E’ reale, crede a sé stesso finché si guarda alla specchio, per rendersi conto solo di fronte al confronto con gli altri di essere un misero fallito, portatore sempre, peró, di una dignità che non ha mai perso, che continua a brandire come spada del proprio essere
esistente, come vessilo di ogni ripartenza (é ripartenza, non contropiede, in questo caso, ché a Repetto –non piú Repetto Mauro ma categoria Repetto – i contropiedi non sono mai riusciti) dalle ceneri, dal nulla, dal no future, dal fallimento quotidiano alla speranza piú che fideistica, incrollabile ed inspiegabile, nel domani. Nella coscienza di un domani mai avuto e mai raggiungibile.
Nella coscienza del DOVER ESSERE, il giorno dopo, di nuovo, davanti allo specchio.
Mauro Repetto di Andrea e Barbara non é né padre né antesignano, né cugino o parente lontano, signori della corte.
Di fronte a questa balla con me, sulla quale questo blog é arrivato per primo senza timore di smentita, si innalza a fenomeno di nicchia di alto valore musicale, a privata sicurezza per una rivalutazione che, postuma o meno, sarà; di verismo post moderno, autocritica e critica, senso della misura e del relismo umano.
“Balla con me”
No. Non ballo con te.